La Russia è il primo mercato estero del portafoglio Sace
La pipeline di nuove operazioni arriva a 1,2 miliardi di euro
01/06/2012
Nel 2011 la Russia, con un'esposizione pari a 5,2 miliardi di euro in crescita dell'11% rispetto al 2010, si è confermata al primo posto tra i mercati esteri del portafoglio del gruppo Sace.
Tra i comparti più esposti figurano l'oil & gas con il 39,4%, le banche con il 27,2% e l'industria metallurgica con il 25,2%, esattamente gli stessi tre settori dell'anno precedente a conferma dell'elevato livello di concentrazione pari oggi al 91,8% contro il 94,6% del 2010.
Sace ha una pipeline di 1,2 miliardi di euro di nuove operazioni in Russia, dove è presente con un proprio ufficio a Mosca, prevalentemente nei settori delle infrastrutture e della meccanica strumentale.
Nell'ultimo biennio l'economia russa, dopo la recessione del 2009, ha ripreso a correre grazie in primis all'aumento del prezzo degli idrocarburi e supportata da politiche economiche a sostegno della domanda interna. Per il 2012 si prevede una crescita del Pil del 4,5%, in leggera flessione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre per il 2013 la stagnazione dell'economia globale e l'incertezza dei mercati finanziari potrebbero determinare un rallentamento del trend, con un Pil stimato attorno al 4,3%.
Per quanto riguarda il rischio-Paese, il profilo della Russia dal 2007 a oggi ha visto un lieve incremento dei mancati pagamenti conseguente alla crisi dell'eurozona e per questo in linea con l'andamento generale dell'Europa Orientale. Il Sace risk index rileva un livello di rischio medio per le grandi imprese, le Pmi e le banche e basso per le controparti pubbliche. Il business climate della nazione, pur mantenendo alcune deficienze strutturali, si conferma nel complesso ricco di opportunità. I rischi d'instabilità politico-normativa, ancora alti, sono però in netto miglioramento, così come il rischio di violenza politica, in calo del 6%, e i rischi di esproprio e violazione di contratto, diminuiti del 5%.
Tra i comparti più esposti figurano l'oil & gas con il 39,4%, le banche con il 27,2% e l'industria metallurgica con il 25,2%, esattamente gli stessi tre settori dell'anno precedente a conferma dell'elevato livello di concentrazione pari oggi al 91,8% contro il 94,6% del 2010.
Sace ha una pipeline di 1,2 miliardi di euro di nuove operazioni in Russia, dove è presente con un proprio ufficio a Mosca, prevalentemente nei settori delle infrastrutture e della meccanica strumentale.
Nell'ultimo biennio l'economia russa, dopo la recessione del 2009, ha ripreso a correre grazie in primis all'aumento del prezzo degli idrocarburi e supportata da politiche economiche a sostegno della domanda interna. Per il 2012 si prevede una crescita del Pil del 4,5%, in leggera flessione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre per il 2013 la stagnazione dell'economia globale e l'incertezza dei mercati finanziari potrebbero determinare un rallentamento del trend, con un Pil stimato attorno al 4,3%.
Per quanto riguarda il rischio-Paese, il profilo della Russia dal 2007 a oggi ha visto un lieve incremento dei mancati pagamenti conseguente alla crisi dell'eurozona e per questo in linea con l'andamento generale dell'Europa Orientale. Il Sace risk index rileva un livello di rischio medio per le grandi imprese, le Pmi e le banche e basso per le controparti pubbliche. Il business climate della nazione, pur mantenendo alcune deficienze strutturali, si conferma nel complesso ricco di opportunità. I rischi d'instabilità politico-normativa, ancora alti, sono però in netto miglioramento, così come il rischio di violenza politica, in calo del 6%, e i rischi di esproprio e violazione di contratto, diminuiti del 5%.
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