Le paure globali. Cosa temono le multinazionali?
In un'economia globale, nella quale le grandi multinazionali operano in diversi Paesi, le compagnie assicurative devono essere pronte a offrire coperture adeguate ai rischi da affrontare. In base alla realtá in cui le aziende operano, alcuni fattori di rischio possono variare. Ma alcuni sono percepiti a tutte le latitudini. Allianz, con il Risk Barometer 2014 (www.agcs.allianz.com), ha cercato di tracciare una mappa di quelli che possono essere i pericoli piú sconvolgenti per le corporation. E se non stupisce l'alta attenzione riservata alle calamità naturali e al rischio incendio", è sempre maggiore la consapevolezza di proteggersi in caso di business interruption o di danni che possono colpire la supply chain di un'impresa.
Lo studio, condotto da Allianz Global Corporate & Specialty, ha evidenziato la sempre maggiore complessità di alcune tipologie di rischi che impattano sul processo economico di una multinazionale: si passa da alcuni rischi emergenti, come quelli legati alle nuove teconologie; fino a rischi che hanno a che fare con le novità legislative ed economiche; queste minacce, se combinate, potrebbero potenzialmente dare vita a un rischio di tipo sistemico per l'economia su scala mondiale.
Purtroppo, come spesso la storia ci insegna, é difficile prevedere gli effetti nascosti (e altamente indesiderati) di un determinato evento. Un esempio recente é quello dell'uragano Sandy che ha colpito la costa atlantica degli Stati Uniti nel 2012. Oltre agli ingenti danni causati dal vento e dai black-out, si sono aggiunte le conseguenze economiche per tutte quelle aziende che nei mesi successivi non sono riuscite a "ripartire".
Ecco allora che la paura più grande è quella della business interruption, in particolare quando questa viene aggravata da un danno imprevedibile e ingestibile alla supply chain. Basti pensare che questi rischi hanno originato danni per 26 miliardi di dollari nel 2013. Le aziende sono quindi sempre piú consapevoli che in un mondo globalizzato lo stop di un piccolo ingranaggio della catena può creare un "effetto domino" con effetti devastanti. Una situazione del genere si sta verificando proprio in questi giorni a seguito del terremoto che ha colpito il Cile. Senza dimenticare la valanga di conseguenza provocate a livello mondiale dal terremoto e conseguente tsunami che hanno colpito il Giappone nel 2011.
Relativamente meno temuti, ma economicamente piú devastanti, sono i danni derivanti dalle catastrofi naturali. Solo nel 2013, considerato dagli esperti uno degli anni con meno impatti diretti sull'economia, i danni assicurati ammontanto a 38 miliardi di dollari, secondo le stime di Swiss Re. Meno della metá della somma che gli assicuratori hanno dovuto affrontare nell'anno precedente, caratterizzato da ingenti danni durante la stagione degli uragani in America.
A seguire Allianz ha evidenziato l'importanza dei rischi emergenti. Il rischio reputazionale, con la perdita di valore di un brand che ne consegue, cosí come i rischi legati ai crimini informatici, guadagnano posizioni in questa particolare classifica.
E' importante notare come la maggior parte dei rischi citati siano tra loro interconnessi. Il verificarsi di un evento può dar luogo a conseguenze ancora poco prevedibili. Ecco quindi che devono esserci regole ferree che un buon risk manager deve seguire. Partendo dalla costruzione di un piano di azione in caso ci si trovi a dover gestire una vera e propria crisi interna all'azienda.
Matteo Cominelli
JLT Towers Re
Lo studio, condotto da Allianz Global Corporate & Specialty, ha evidenziato la sempre maggiore complessità di alcune tipologie di rischi che impattano sul processo economico di una multinazionale: si passa da alcuni rischi emergenti, come quelli legati alle nuove teconologie; fino a rischi che hanno a che fare con le novità legislative ed economiche; queste minacce, se combinate, potrebbero potenzialmente dare vita a un rischio di tipo sistemico per l'economia su scala mondiale.
Purtroppo, come spesso la storia ci insegna, é difficile prevedere gli effetti nascosti (e altamente indesiderati) di un determinato evento. Un esempio recente é quello dell'uragano Sandy che ha colpito la costa atlantica degli Stati Uniti nel 2012. Oltre agli ingenti danni causati dal vento e dai black-out, si sono aggiunte le conseguenze economiche per tutte quelle aziende che nei mesi successivi non sono riuscite a "ripartire".
Ecco allora che la paura più grande è quella della business interruption, in particolare quando questa viene aggravata da un danno imprevedibile e ingestibile alla supply chain. Basti pensare che questi rischi hanno originato danni per 26 miliardi di dollari nel 2013. Le aziende sono quindi sempre piú consapevoli che in un mondo globalizzato lo stop di un piccolo ingranaggio della catena può creare un "effetto domino" con effetti devastanti. Una situazione del genere si sta verificando proprio in questi giorni a seguito del terremoto che ha colpito il Cile. Senza dimenticare la valanga di conseguenza provocate a livello mondiale dal terremoto e conseguente tsunami che hanno colpito il Giappone nel 2011.
Relativamente meno temuti, ma economicamente piú devastanti, sono i danni derivanti dalle catastrofi naturali. Solo nel 2013, considerato dagli esperti uno degli anni con meno impatti diretti sull'economia, i danni assicurati ammontanto a 38 miliardi di dollari, secondo le stime di Swiss Re. Meno della metá della somma che gli assicuratori hanno dovuto affrontare nell'anno precedente, caratterizzato da ingenti danni durante la stagione degli uragani in America.
A seguire Allianz ha evidenziato l'importanza dei rischi emergenti. Il rischio reputazionale, con la perdita di valore di un brand che ne consegue, cosí come i rischi legati ai crimini informatici, guadagnano posizioni in questa particolare classifica.
E' importante notare come la maggior parte dei rischi citati siano tra loro interconnessi. Il verificarsi di un evento può dar luogo a conseguenze ancora poco prevedibili. Ecco quindi che devono esserci regole ferree che un buon risk manager deve seguire. Partendo dalla costruzione di un piano di azione in caso ci si trovi a dover gestire una vera e propria crisi interna all'azienda.
Matteo Cominelli
JLT Towers Re
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