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Fonsai e Milano, sì ai concambi ma i cda chiedono approfondimento su Sator-Palladio

Intanto lo Sna scrive a Unipol per chiedere un incontro urgente sui tagli alle reti

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Dopo il sì di Premafin, quello di Fonsai e della Milano Assicurazioni, il progetto di fusione tra la galassia Ligresti e Unipol è sempre più vicino. Anche se dal cda della capogruppo, conclusosi in nottata, è uscito un voto favorevole ai concambi proposti da Bologna, ma anche un'apertura all'offerta di Sator e Palladio. Quello che sembra ormai acclarato però, è il mancato controllo della famiglia dell'ingegnere di Paternò sui cda delle proprie aziende. Da quanto si è appreso, anche se mancano conferme, dovrebbero aver votato contro il progetto della compagnia della coop sia Jonella e sia Paolo Ligresti, i due fratelli che hanno già provato a far naufragare l'intesa con Bologna con il no espresso venerdì alla rinuncia alla manleva e al recesso.

Ad ogni modo all'ad Emanuele Erbetta e al dg Piergiorgio Peluso hanno ricevuto il duplice mandato di definire con le banche del consorzio di garanzia guidato da Mediobanca i dettagli della ricapitalizzazione da 1,1 miliardi di euro, e di approfondire l'offerta di Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo.

Intanto però, mentre pochi decidono e sorti di milioni, tra lavoratori e clienti (otto milioni sono solo i clienti di Fonsai), il sindacato nazionale agenti chiede ufficialmente un incontro urgente" con Unipol Gruppo Finanziario. La preoccupazione dello Sna è che nell'ambito della fusione molti posti di lavoro vengano sacrificati: il presidente Claudio Demozzi aveva già lanciato un appello la settimana scorsa, parlando di oltre 3500 lavoratori a rischio, tra agenti, subagenti e dipendenti di agenzia del gruppo Fonsai.

Ecco perché, si legge in una lettera spedita a Ugf e Unipol Assisurazioni, "nell'esclusivo interesse dei propri associati e degli intermediari più in generale", lo Sna, "è interessato a conoscere il piano industriale predisposto a sostegno dell'intera operazione". A partire quindi dai "piani riorganizzativi o di razionalizzazione della rete, se esistenti", ovviamente al fine o avere "rassicurazioni circa il mantenimento del livello occupazionale così come oggi è rappresentato nelle varie compagnie"; fino alla conferma o meno dell'intenzione di Unipol di "cedere interi asset piuttosto che singoli punti vendita".

La lettera quindi si conclude, appunto, con la richiesta di un incontro al più presto, per fare chiarezza su tutta la situazione. E la "chiarezza" sembra proprio la qualità che manca di più a questa operazione di salvataggio.

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