Cat nat, nel 2025 cresceranno le perdite assicurate
Secondo l’ultimo studio dello Swiss Re Institute, gli eventi primari come terremoti e uragani rappresenteranno i rischi maggiori

Nel 2025 le perdite assicurate globali da catastrofi naturali potrebbero toccare i 145 miliardi di dollari, soprattutto a causa di pericoli secondari come forti tempeste, alluvioni e incendi. È la previsione dell’ultimo studio sigma dello Swiss Re Institute, basata su un trend di crescita annuale di lungo periodo del 5-7%.
Sebbene si tratti di perdite significative, si legge nel documento, i pericoli primari rimangono la minaccia più grande: quando un uragano violento o un forte terremoto colpisce un'area urbana densamente popolata, infatti, le perdite assicurate annuali possono essere più del doppio rispetto al trend dei danni di lungo periodo. L’Istituto ha inoltre stimato che, in un anno di picco, uragani e terremoti potrebbero causare perdite assicurate a livello globale pari o superiori a 300 miliardi di dollari.
Gli anni di picco non sono un’eccezione
Gli anni di picco delle perdite, dovuti a qualche evento di pericolo primario o alla somma di eventi di pericolo sia secondario che primario, non vanno considerati un'anomalia: l'ultimo è stato infatti il 2017, con gli uragani Harvey, Irma e Maria. Da allora, il rischio sottostante è aumentato in maniera costante di pari passo con la crescita economica, demografica e l'espansione urbana anche in aree vulnerabili alle cat-nat. Inoltre, gli effetti dei cambiamenti climatici stanno contribuendo ad aggravare le perdite per certi rischi meteorologici e in alcune aree geografiche.
Secondo le stime dell’Istituto, alcuni degli uragani che hanno colpito all'inizio del XX secolo oggi causerebbero danni per oltre 100 miliardi di dollari. Ad esempio, l'uragano Andrew ha causato nel 1992 perdite assicurate ai prezzi odierni per 35 miliardi di dollari: se un uragano dovesse seguire oggi lo stesso percorso, provocherebbe perdite quasi tre volte superiori, a causa della crescita economica, dell'aumento della popolazione e dell'espansione urbana.
L’Europa più esposta alle alluvioni
In generale, nel 2024 gli Usa hanno rappresentato quasi l'80% dei danni assicurati a livello mondiale (causati da catastrofi naturali). Ma se si guardano solo quelli causati dalle inondazioni, si nota come lo scorso anno siano stati tra i più elevati mai registrati dal report sigma: 20 miliardi di dollari, una cifra seconda solo alle annate 2011 e 2021. Più della metà di questi (11 miliardi) erano assicurati in Europa, dove tre singole inondazioni hanno causato perdite pari a nove miliardi: in Germania a maggio/giugno, nell'Europa centrale/orientale a settembre e a Valencia alla fine di ottobre.
Poiché i danni causati dalle cat-nat continuano ad aumentare, conclude lo studio, è fondamentale ridurre il potenziale di perdita sin dall'inizio, sia per abbassare il costo delle assicurazioni che per mantenere sostenibili i business di trasferimento del rischio. Ad esempio, tempeste violente possono aggirare i sistemi di protezione locali e causare inondazioni e, sebbene le misure di mitigazione abbiano un costo, è dimostrato che la protezione dalle inondazioni tramite dighe, argini e paratoie è fino a dieci volte più efficace in termini di costi rispetto alla ricostruzione dopo un disastro.
Sebbene si tratti di perdite significative, si legge nel documento, i pericoli primari rimangono la minaccia più grande: quando un uragano violento o un forte terremoto colpisce un'area urbana densamente popolata, infatti, le perdite assicurate annuali possono essere più del doppio rispetto al trend dei danni di lungo periodo. L’Istituto ha inoltre stimato che, in un anno di picco, uragani e terremoti potrebbero causare perdite assicurate a livello globale pari o superiori a 300 miliardi di dollari.
Gli anni di picco non sono un’eccezione
Gli anni di picco delle perdite, dovuti a qualche evento di pericolo primario o alla somma di eventi di pericolo sia secondario che primario, non vanno considerati un'anomalia: l'ultimo è stato infatti il 2017, con gli uragani Harvey, Irma e Maria. Da allora, il rischio sottostante è aumentato in maniera costante di pari passo con la crescita economica, demografica e l'espansione urbana anche in aree vulnerabili alle cat-nat. Inoltre, gli effetti dei cambiamenti climatici stanno contribuendo ad aggravare le perdite per certi rischi meteorologici e in alcune aree geografiche.
Secondo le stime dell’Istituto, alcuni degli uragani che hanno colpito all'inizio del XX secolo oggi causerebbero danni per oltre 100 miliardi di dollari. Ad esempio, l'uragano Andrew ha causato nel 1992 perdite assicurate ai prezzi odierni per 35 miliardi di dollari: se un uragano dovesse seguire oggi lo stesso percorso, provocherebbe perdite quasi tre volte superiori, a causa della crescita economica, dell'aumento della popolazione e dell'espansione urbana.
L’Europa più esposta alle alluvioni
In generale, nel 2024 gli Usa hanno rappresentato quasi l'80% dei danni assicurati a livello mondiale (causati da catastrofi naturali). Ma se si guardano solo quelli causati dalle inondazioni, si nota come lo scorso anno siano stati tra i più elevati mai registrati dal report sigma: 20 miliardi di dollari, una cifra seconda solo alle annate 2011 e 2021. Più della metà di questi (11 miliardi) erano assicurati in Europa, dove tre singole inondazioni hanno causato perdite pari a nove miliardi: in Germania a maggio/giugno, nell'Europa centrale/orientale a settembre e a Valencia alla fine di ottobre.
Poiché i danni causati dalle cat-nat continuano ad aumentare, conclude lo studio, è fondamentale ridurre il potenziale di perdita sin dall'inizio, sia per abbassare il costo delle assicurazioni che per mantenere sostenibili i business di trasferimento del rischio. Ad esempio, tempeste violente possono aggirare i sistemi di protezione locali e causare inondazioni e, sebbene le misure di mitigazione abbiano un costo, è dimostrato che la protezione dalle inondazioni tramite dighe, argini e paratoie è fino a dieci volte più efficace in termini di costi rispetto alla ricostruzione dopo un disastro.
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