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Il Barometro dei rischi 2018

Interruzione di attività e minacce informatiche dominano l’annuale classifica di Agcs. Il clima preoccupa sempre più

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A livello globale, l'interruzione di attività è il rischio più sentito per il sesto anno consecutivo (con il 42% delle preferenze) e si colloca ai primi posti in 13 Paesi e nelle aree di Europa, Asia Pacifico, Africa e Medio Oriente. Le aziende si trovano ad affrontare un numero crescente di scenari, che vanno dalle esposizioni tradizionali come incendi, disastri naturali e interruzioni della supply chain, ai nuovi fattori scatenanti derivanti dalla digitalizzazione e dall'interconnessione: secondo la società Cyence, specializzata nella cyber risk analysis, un blackout del cloud della durata di oltre 12 ore può costare alle imprese fino a 850 milioni di dollari. 

I rischi informatici sono al secondo posto, con il 40% delle risposte, e continuano a scalare la classifica: solo cinque anni fa erano al 15° posto. La molteplicità delle manifestazioni, dalla violazione di dati agli attacchi hacker, dai ransomware ai denial of service, lo rendono una minaccia in continua evoluzione e forse quella con maggiori “potenzialità” a lungo termine. Alle fragilità strutturali si aggiunge il rischio privacy, al centro dei dibattiti attuali in vista della prossima introduzione in Europa del Gdpr, che intensificherà ulteriormente i controlli e le sanzioni. Anche l'impatto delle nuove tecnologie è uno degli elementi in aumento nella classifica: passa dal 10° al 7° posto e si colloca al secondo posto tra i maggiori rischi a lungo termine.

Dopo il record segnato nel 2017 di 135 miliardi di dollari di perdite economiche, le catastrofi naturali tornano nei primi tre posti del barometro, con il 30% delle risposte. Conseguenza dell’aumentata sensibilità nei confronti dell’impatto delle manifestazioni naturali sul business è l’entrata in classifica del cambiamento climatico / aumentata instabilità metereologica, che per la prima volta si colloca nei primi dieci posti a livello globale (nello specifico all’ultimo, con il 10%). Nella classifica italiana sono addirittura tre le aree legate al clima: alle due sopra citate si aggiunge il rischio ambientale e di inquinamento, anch’esso con il 10% delle preferenze. 

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