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Tecnologia e responsabilità civile

Con la diffusione della digitalizzazione è necessaria una riflessione sulla sostenibilità del sistema assicurativo e sociale in tema di Rc. La questione è coperta dal Codice civile, ma va anticipata un’analisi sull’impatto crescente in relazione a rischi sempre nuovi

Tecnologia e responsabilità civile hp_vert_img
In questi ultimi tempi il messaggio che ci proviene da autorevole dottrina e dalla giurisprudenza è quello di espandere sempre di più le ipotesi di responsabilità civile e di risarcimento del danno non patrimoniale.
Alcuni autori (Monateri) richiamano addirittura gli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso, quando dottrina e giurisprudenza “gareggiavano” nel creare nuove ipotesi di responsabilità civile e nuovi danni (ricordate il danno esistenziale?).
Oggi l’espansione della responsabilità civile si fonda in particolare su una legittima preoccupazione: quella di soddisfare le esigenze di protezione delle persone di fronte all’affacciarsi di nuove tecnologie che hanno modificato e modificheranno sempre di più le nostre relazioni con gli altri, aumentando il rischio di provocare danni a terzi.
Penso, ad esempio, alla robotica di ultima generazione, all’intelligenza artificiale, ai beni altamente tecnologici come le auto a conducente elettronico o gli strumenti digitali indossabili, o ancora a nuovi prodotti medicinali.
Uno dei problemi più dibattuti è quello di verificare se i principi della colpa e del nesso causale e le leggi attualmente vigenti saranno in grado di fronteggiare l’impatto che le nuove tecnologie hanno provocato e provocheranno nella nostra vita.
Ritengo che i principi della colpa e del nesso causale affermati dal nostro Codice civile e dalla giurisprudenza di Cassazione siano in grado di far fronte alle conseguenze che l’ingresso prepotente della tecnologia ha avuto e avrà nella nostra vita.
E ritengo anche che le ipotesi di responsabilità civile previste dal nostro Codice civile e, in particolare dall’articolo 2050 sull’esercizio di attività pericolose, sapranno proteggerci dai nuovi rischi, grazie anche al contributo della giurisprudenza che ha allargato l’ambito di applicazione di questa norma e creato una nuova categoria di res pericolosae.

E la sostenibilità del sistema assicurativo?
Ma c’è un altro problema che non è più rimandabile e che è, sorprendentemente, poco dibattuto dalle compagnie: quello della sostenibilità del sistema assicurativo e sociale.
Mi chiedo, in particolare, se il sistema assicurativo e sociale sarà in grado di fronteggiare i nuovi carichi di gestione dei futuri rischi o se è arrivato il momento di fare una profonda riflessione sui limiti della responsabilità civile come istituto e sui suoi costi, che rischiano di superare i benefici. 
Mi rendo conto che è un tema scottante che non piace al legislatore, alla giurisprudenza e alla maggioranza della dottrina, ma non si può fare finta di ignorarlo o pensare che l’istituto della responsabilità civile possa espandersi all’infinito senza fissare dei limiti.
Il legislatore, la giurisprudenza, e la dottrina devono porsi questo problema di fronte all’ingresso sempre più invasivo della tecnologia nelle nostre relazioni sociali.
E anche per gli assicuratori dovrebbe essere un tema di fondamentale importanza. Dovrebbe.

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