La dinamica mondiale dei rischi nel 2014, secondo Coface
Le previsioni fatte dalla Conferenza rischio Paese vedono favorevolmente le economie dei Paesi avanzate, dove si assisterà a una stabilizzazione o a un miglioramento, mentre per gli emergenti permangono forti tensioni sulle imprese, a eccezione di alcuni Stati dell’Africa subsahariana
27/01/2014
Riprendono quota i Paesi avanzati, mentre rallenta la rincorsa di quelli emergenti. È questa, in estrema sintesi, la mappa della dinamica dei rischi fotografata da Coface nell'edizione 2014 della Conferenza rischio Paese.
Lo studio prevede infatti che nel corso di quest'anno, per quanto riguarda i Paesi avanzati (Usa, Giappone ed Euro Zona) i rischi andranno a stabilizzarsi, sostenuti dalla crescita più o meno vivace a seconda del Paese in questione (infatti continuano a permanere grosse disparità), mentre i Brics, nel complesso, perderanno 2,4 punti percentuali di crescita rispetto alla media rilevata nel decennio 2000-2011.
Andamento positivo per i Paesi avanzati
La ripresa delle economie dei Paesi avanzati vedrà come attore di primo piano gli Stati Uniti d'America (valutazione A2, con watch positivo) dove, secondo Coface, la situazione sta sensibilmente migliorando sulla spinta di una maggiore chiarezza delle politiche fiscali e monetarie, e della crescita della domanda interna proveniente dalle famiglie. Per quanto riguarda l'Europa, il miglioramento più evidente riguarda in particolare due Paesi: Germania e Austria. Entrambi vengono valutati A2 con watch positivo, così come per ambedue si stima una crescita del +1,7% per il 2014. Se in Germania le insolvenze d'impresa sono meno numerose e onerose (per l'ultimo anno, -9,1% in frequenza e -6,3% in costo finanziario), anche in Austria le insolvenze tendono a diminuire e la disoccupazione si mantiene bassa. Fra i Paesi europei che sono riusciti ad attuare riforme e abbassare i costi spicca l'Irlanda, promossa da Coface a livello A3 (lo stesso di Francia e Regno Unito): per il 2014 si prevede una crescita sostenuta di +1,7%, con l'aumento delle esportazioni (grazie al dinamismo americano e britannico), del commercio al dettaglio e della fiducia di imprese e famiglie; il mercato del lavoro, grande sfida dello scorso anno, inizia a migliorare, mentre l'immobiliare mostra i primi segnali di stabilizzazione.
La diagnosi è più cauta per il resto dell'area Euro: in Francia, non riuscendo a ridurre significativamente i costi, le imprese restano particolarmente vulnerabili alle fluttuazioni della domanda interna, ancora molto fiacca rispetto alla media storica (la crescita nel 2014 è stimata a +0,6%). A causa di tale vulnerabilità, le insolvenze d'impresa resteranno elevate, circa 62 mila casi nel 2014. Nel Sud Europa, la debolezza della domanda interna, la prevalenza nel tessuto imprenditoriale di piccolissime imprese fragili e la carenza di innovazione ostacolano il miglioramento del rischio credito. A ciò si aggiunge un elevato livello di indebitamento delle imprese, come sta avvenendo nel caso della Spagna.
Brics in affanno
Come accennato in precedenza, tra i Paesi emergenti si sta osservando un rallentamento della crescita. Secondo Coface, non si tratta di una semplice inversione ciclica: il rallentamento sarebbe legato a vincoli di offerta (la domanda delle famiglie è troppo vivace per la produzione locale che non riesce a tenere il passo). Gli investimenti incontrano ostacoli di natura strutturale: infrastrutture insufficienti, clima imprenditoriale problematico e carenza di manodopera qualificata. Inoltre, l'indebolimento dell'offerta locale favorisce le importazioni con conseguenti deficit di parte corrente a livelli elevati nel 2014. I tassi di cambio saranno quindi vulnerabili, anche perchè il 2014 sarà contrassegnato da importanti scadenze elettorali in Brasile, India, Turchia e Sudafrica. Quattro Paesi dell'Africa subsahariana sono risparmiati da questo nuovo incremento del rischio. Nonostante la situazione di sicurezza precaria, Coface pone sotto osservazione positiva la valutazione D del Ruanda e della Nigeria e la valutazione C del Kenya. La Costa d'Avorio è riclassificata in C. La loro crescita nel 2014 dovrebbe mantenersi forte, sostenuta da una diversificazione settoriale che avvantaggia i consumi.
La riduzione dei rischi nei Paesi avanzati è confermata - spiega Yves Zlotowski, chief economist di Coface - ed è illustrata dalla dinamica positiva di due grandi economie, gli Stati Uniti e la Germania. I due Paesi beneficiano della solidità finanziaria delle proprie imprese e di una ripresa basata ora su fondamenta stabili. Per gli altri grandi attori europei - osserva - la fine della recessione permette per il momento di stabilizzare i rischi. Ma la crescita attesa sarà lenta. Di fatto servirebbe una crescita di almeno +0,8% per l'Italia, +1,6% per la Francia e +2,5% per il Regno Unito affinché le insolvenze si riducano in modo significativo. In tutti e tre i casi la crescita attesa nel 2014 non raggiungerà tali ritmi. Nei Paesi emergenti i deficit delle partite correnti e l'indebolimento protratto della crescita gravano sulle imprese. Ma fortunatamente il mondo emergente è diverso: una nuova generazione di Paesi si contraddistingue per la sua resistenza agli shock esterni - conclude Zlotowski - tra cui spiccano varie economie dell'Africa subsahariana".
Lo studio prevede infatti che nel corso di quest'anno, per quanto riguarda i Paesi avanzati (Usa, Giappone ed Euro Zona) i rischi andranno a stabilizzarsi, sostenuti dalla crescita più o meno vivace a seconda del Paese in questione (infatti continuano a permanere grosse disparità), mentre i Brics, nel complesso, perderanno 2,4 punti percentuali di crescita rispetto alla media rilevata nel decennio 2000-2011.
Andamento positivo per i Paesi avanzati
La ripresa delle economie dei Paesi avanzati vedrà come attore di primo piano gli Stati Uniti d'America (valutazione A2, con watch positivo) dove, secondo Coface, la situazione sta sensibilmente migliorando sulla spinta di una maggiore chiarezza delle politiche fiscali e monetarie, e della crescita della domanda interna proveniente dalle famiglie. Per quanto riguarda l'Europa, il miglioramento più evidente riguarda in particolare due Paesi: Germania e Austria. Entrambi vengono valutati A2 con watch positivo, così come per ambedue si stima una crescita del +1,7% per il 2014. Se in Germania le insolvenze d'impresa sono meno numerose e onerose (per l'ultimo anno, -9,1% in frequenza e -6,3% in costo finanziario), anche in Austria le insolvenze tendono a diminuire e la disoccupazione si mantiene bassa. Fra i Paesi europei che sono riusciti ad attuare riforme e abbassare i costi spicca l'Irlanda, promossa da Coface a livello A3 (lo stesso di Francia e Regno Unito): per il 2014 si prevede una crescita sostenuta di +1,7%, con l'aumento delle esportazioni (grazie al dinamismo americano e britannico), del commercio al dettaglio e della fiducia di imprese e famiglie; il mercato del lavoro, grande sfida dello scorso anno, inizia a migliorare, mentre l'immobiliare mostra i primi segnali di stabilizzazione.
La diagnosi è più cauta per il resto dell'area Euro: in Francia, non riuscendo a ridurre significativamente i costi, le imprese restano particolarmente vulnerabili alle fluttuazioni della domanda interna, ancora molto fiacca rispetto alla media storica (la crescita nel 2014 è stimata a +0,6%). A causa di tale vulnerabilità, le insolvenze d'impresa resteranno elevate, circa 62 mila casi nel 2014. Nel Sud Europa, la debolezza della domanda interna, la prevalenza nel tessuto imprenditoriale di piccolissime imprese fragili e la carenza di innovazione ostacolano il miglioramento del rischio credito. A ciò si aggiunge un elevato livello di indebitamento delle imprese, come sta avvenendo nel caso della Spagna.
Brics in affanno
Come accennato in precedenza, tra i Paesi emergenti si sta osservando un rallentamento della crescita. Secondo Coface, non si tratta di una semplice inversione ciclica: il rallentamento sarebbe legato a vincoli di offerta (la domanda delle famiglie è troppo vivace per la produzione locale che non riesce a tenere il passo). Gli investimenti incontrano ostacoli di natura strutturale: infrastrutture insufficienti, clima imprenditoriale problematico e carenza di manodopera qualificata. Inoltre, l'indebolimento dell'offerta locale favorisce le importazioni con conseguenti deficit di parte corrente a livelli elevati nel 2014. I tassi di cambio saranno quindi vulnerabili, anche perchè il 2014 sarà contrassegnato da importanti scadenze elettorali in Brasile, India, Turchia e Sudafrica. Quattro Paesi dell'Africa subsahariana sono risparmiati da questo nuovo incremento del rischio. Nonostante la situazione di sicurezza precaria, Coface pone sotto osservazione positiva la valutazione D del Ruanda e della Nigeria e la valutazione C del Kenya. La Costa d'Avorio è riclassificata in C. La loro crescita nel 2014 dovrebbe mantenersi forte, sostenuta da una diversificazione settoriale che avvantaggia i consumi.
La riduzione dei rischi nei Paesi avanzati è confermata - spiega Yves Zlotowski, chief economist di Coface - ed è illustrata dalla dinamica positiva di due grandi economie, gli Stati Uniti e la Germania. I due Paesi beneficiano della solidità finanziaria delle proprie imprese e di una ripresa basata ora su fondamenta stabili. Per gli altri grandi attori europei - osserva - la fine della recessione permette per il momento di stabilizzare i rischi. Ma la crescita attesa sarà lenta. Di fatto servirebbe una crescita di almeno +0,8% per l'Italia, +1,6% per la Francia e +2,5% per il Regno Unito affinché le insolvenze si riducano in modo significativo. In tutti e tre i casi la crescita attesa nel 2014 non raggiungerà tali ritmi. Nei Paesi emergenti i deficit delle partite correnti e l'indebolimento protratto della crescita gravano sulle imprese. Ma fortunatamente il mondo emergente è diverso: una nuova generazione di Paesi si contraddistingue per la sua resistenza agli shock esterni - conclude Zlotowski - tra cui spiccano varie economie dell'Africa subsahariana".
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