Perché si vuol far cantare il cigno?
Il mondo sta cambiando. L’economia non regge più i ritmi di una volta e anche le compagnie di assicurazione arrancano. Alla ricerca della quadratura del cerchio e di nuove armi per competere e per trovare lo slancio verso il profitto. Come tutti i player, anche gli assicuratori hanno timori e paure. Sensazioni di quali potrebbero essere gli eventi più difficili da affrontare.
02/03/2015
La società di rating AM Best, alcuni mesi fa, ha cercato di raggruppare quelli che sono gli “spauracchi” delle compagnie europee, in un report che a mio modo di vedere ha disegnato uno scenario fin troppo catastrofale. Nel quale gli assicuratori vengono raffigurati quasi sull’orlo del baratro, con alle spalle (… e di fronte) una serie infinita e insormontabile di minacce.
Il report ha analizzato lo scenario attuale, caratterizzato da una debolezza strutturale delle istituzioni finanziarie del vecchio continente, mettendo al centro il ruolo dell’assicurazione: cardine attorno al quale ruota l’obiettivo finale di risolvere la matassa aggrovigliata della maggior parte dei problemi macroeconomici. L’analisi ha portato quindi a identificare due tipologie di rischio al quale le compagnie sono sottoposte: quelli che stenderebbero il settore con un KO improvviso, e quelli che ne causerebbero una lenta ma non meno dolorosa “morte”. Immagini forti, che non lasciano spazio all’ottimismo.
Nel primo gruppo rientrerebbero le mega-catastrofi naturali e le crisi finanziarie. Nel secondo, elementi più comuni, ma non meno ardui da gestire: maggiori costi legati alla compliance (Solvency II è sempre vista come una fonte ingente di oneri da parte delle compagnie), una normativa sulla concorrenza più stringente, difficoltà legata alle gestione e al piazzamento dei rischi emergenti (cyber, climatici, liability nel senso più ampio del termine).
Nonostante, dal 2008 in poi, la maggior parte delle compagnie sia riuscita a rialzarsi e a ristabilire una situazione di calma (apparente aggiungerei), questi rischi sono sempre all’ordine del giorno. E’ importante quindi mantenere la lente d’ingrandimento ben posizionata su quelli che possono essere i fattori di rischio minimizzabili. Per non dover guardare il futuro in termini eccessivamente negativi. In particolare, ma non sono sicuramente il primo a dirlo, focalizzandosi su quelli che sono i rischi con probabilità più bassa, ma con un altissimo impatto su quello che è il business assicurativo. Questi rischi vengono definiti da AM Best i “cigni grigi”: sono allo stesso tempo difficili da analizzare e da comprendere, ma possono essere allo stesso tempo mitigati e studiati. L’opposto dei “cigni neri”, quei rischi teoricamente, e forse anche praticamente, impossibili da gestire.
Sicuramente le compagnie sono in grado di identificare questi rischi, e quelle più solide hanno già in atto sistemi di protezione adeguati per andare incontro all’eventuale verificarsi di uno di questi scenari. Ecco perché, riprendendo l’esempio del cigno, mi sembra precoce disegnare già quello che sembrerebbe essere il canto del cigno di un mercato che opera da secoli. E’ giusto mettere in guardia gli operatori di quelle che sono le paure più comuni, di cosa potrebbe esserci dietro l’angolo. Ma è giusto anche dare fiducia, vedere positivo e confidare nel fatto che chi protegge noi assicurati sappia proteggere anche se stesso.
Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo e Consulente
Il report ha analizzato lo scenario attuale, caratterizzato da una debolezza strutturale delle istituzioni finanziarie del vecchio continente, mettendo al centro il ruolo dell’assicurazione: cardine attorno al quale ruota l’obiettivo finale di risolvere la matassa aggrovigliata della maggior parte dei problemi macroeconomici. L’analisi ha portato quindi a identificare due tipologie di rischio al quale le compagnie sono sottoposte: quelli che stenderebbero il settore con un KO improvviso, e quelli che ne causerebbero una lenta ma non meno dolorosa “morte”. Immagini forti, che non lasciano spazio all’ottimismo.
Nel primo gruppo rientrerebbero le mega-catastrofi naturali e le crisi finanziarie. Nel secondo, elementi più comuni, ma non meno ardui da gestire: maggiori costi legati alla compliance (Solvency II è sempre vista come una fonte ingente di oneri da parte delle compagnie), una normativa sulla concorrenza più stringente, difficoltà legata alle gestione e al piazzamento dei rischi emergenti (cyber, climatici, liability nel senso più ampio del termine).
Nonostante, dal 2008 in poi, la maggior parte delle compagnie sia riuscita a rialzarsi e a ristabilire una situazione di calma (apparente aggiungerei), questi rischi sono sempre all’ordine del giorno. E’ importante quindi mantenere la lente d’ingrandimento ben posizionata su quelli che possono essere i fattori di rischio minimizzabili. Per non dover guardare il futuro in termini eccessivamente negativi. In particolare, ma non sono sicuramente il primo a dirlo, focalizzandosi su quelli che sono i rischi con probabilità più bassa, ma con un altissimo impatto su quello che è il business assicurativo. Questi rischi vengono definiti da AM Best i “cigni grigi”: sono allo stesso tempo difficili da analizzare e da comprendere, ma possono essere allo stesso tempo mitigati e studiati. L’opposto dei “cigni neri”, quei rischi teoricamente, e forse anche praticamente, impossibili da gestire.
Sicuramente le compagnie sono in grado di identificare questi rischi, e quelle più solide hanno già in atto sistemi di protezione adeguati per andare incontro all’eventuale verificarsi di uno di questi scenari. Ecco perché, riprendendo l’esempio del cigno, mi sembra precoce disegnare già quello che sembrerebbe essere il canto del cigno di un mercato che opera da secoli. E’ giusto mettere in guardia gli operatori di quelle che sono le paure più comuni, di cosa potrebbe esserci dietro l’angolo. Ma è giusto anche dare fiducia, vedere positivo e confidare nel fatto che chi protegge noi assicurati sappia proteggere anche se stesso.
Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo e Consulente
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