Cash for crash, il business degli incidenti truccati
In Inghilterra i giochi di parole piacciono. Anche quando non ci sarebbe spazio per lo humour. Cash for crash", i soldi in cambio di un incidente. Sono state ribattezzate così le azioni criminali che ruotano attorno a bande di veri e propri professionisti nell'inscenare finte collisioni, a volte vere e proprie carambole nelle quali sono coinvolte decine di veicoli.
Il problema, oltre che etico, emerge maggiormente quando ci scappa il morto. Capita allora che la polizia voglia andare a fondo della questione, per capire cosa ci sta dietro alla grande quantità di denaro che muove le menti e i motori delle bande. Un caso eclatante è avvenuto nel 2011 poco fuori Londra, e ha portato recentemente, e per la prima volta, all'arresto di una gang proveniente dall'est Europa. Non solo con l'accusa di guida pericolosa, ma con l'aggravante di aver compiuto il tutto per confezionare un incidente premeditato.
Il capo della banda dovrà scontare 9 anni nelle carceri di Sua Maestà perché la sera dell'11 giugno 2011, con l'aiuto di altri quattro complici, tutti condannati, ha provocato la morte di un innocente, Baljinder Gill. Due auto, guidate dai criminali, attraverso una manovra azzardata, avevano tentato di provocare un incidente tra un veicolo estraneo e una Ford Fiesta, auto al centro della truffa. La Fiesta, a sua volta, era andata a scontrarsi con la macchina di Gill, causandone la morte.
Il processo, durato oltre 3 anni, è stato lungo e complesso, ma è riuscito a ricostruire tutte le tappe della truffa. La polizia ha voluto ribadire, in questo modo, non solo la lotta ai guidatori indisciplinati, ma anche a chi agisce consapevolmente in maniera illegale sulle quattro ruote.
La vicenda è sicuramente interessante, anche nell'ottica del mercato assicurativo italiano, nel quale la lotta ai sinistri fraudolenti è sempre al centro dell'attenzione di Associazioni di categoria e regolatori. E lo diventa ancora di più ogni volta che si parla del cosiddetto reato di "omicidio stradale". Purtroppo capita spesso che nel nostro Paese tutto si perda nella burocrazia, e sia difficile che un processo possa terminare in 3 anni con un risultato favorevole all'onesto cittadino.
Purtroppo gli incidenti mortali capitano. Per disattenzione o imprudenza. E' un danno oltre la beffa, però, venire a sapere che tutto si poteva evitare. Che tutto, per chi ha provocato la morte di un altro individuo, era solo un gioco, una messinscena per portare a casa "cash for crash".
Ma le armi in possesso delle Autorità ci sono. Ci si sta muovendo nella giusta direzione, con l'utilizzo proattivo di tutte la banche dati in possesso di Forze dell'Ordine e compagnie di assicurazione. Un passo ulteriore dovrebbe essere quello della maggiore collaborazione, di una strettissima interazione tra chi indaga e chi fornisce i dati. Spesso la soluzione non è quella più semplice, e la verità si nasconde nei dettagli. Ma è proprio questo che ha permesso, nel caso di cui ho parlato, di arrivare alla condanna.
Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo e Consulente con sede a Londra
Il problema, oltre che etico, emerge maggiormente quando ci scappa il morto. Capita allora che la polizia voglia andare a fondo della questione, per capire cosa ci sta dietro alla grande quantità di denaro che muove le menti e i motori delle bande. Un caso eclatante è avvenuto nel 2011 poco fuori Londra, e ha portato recentemente, e per la prima volta, all'arresto di una gang proveniente dall'est Europa. Non solo con l'accusa di guida pericolosa, ma con l'aggravante di aver compiuto il tutto per confezionare un incidente premeditato.
Il capo della banda dovrà scontare 9 anni nelle carceri di Sua Maestà perché la sera dell'11 giugno 2011, con l'aiuto di altri quattro complici, tutti condannati, ha provocato la morte di un innocente, Baljinder Gill. Due auto, guidate dai criminali, attraverso una manovra azzardata, avevano tentato di provocare un incidente tra un veicolo estraneo e una Ford Fiesta, auto al centro della truffa. La Fiesta, a sua volta, era andata a scontrarsi con la macchina di Gill, causandone la morte.
Il processo, durato oltre 3 anni, è stato lungo e complesso, ma è riuscito a ricostruire tutte le tappe della truffa. La polizia ha voluto ribadire, in questo modo, non solo la lotta ai guidatori indisciplinati, ma anche a chi agisce consapevolmente in maniera illegale sulle quattro ruote.
La vicenda è sicuramente interessante, anche nell'ottica del mercato assicurativo italiano, nel quale la lotta ai sinistri fraudolenti è sempre al centro dell'attenzione di Associazioni di categoria e regolatori. E lo diventa ancora di più ogni volta che si parla del cosiddetto reato di "omicidio stradale". Purtroppo capita spesso che nel nostro Paese tutto si perda nella burocrazia, e sia difficile che un processo possa terminare in 3 anni con un risultato favorevole all'onesto cittadino.
Purtroppo gli incidenti mortali capitano. Per disattenzione o imprudenza. E' un danno oltre la beffa, però, venire a sapere che tutto si poteva evitare. Che tutto, per chi ha provocato la morte di un altro individuo, era solo un gioco, una messinscena per portare a casa "cash for crash".
Ma le armi in possesso delle Autorità ci sono. Ci si sta muovendo nella giusta direzione, con l'utilizzo proattivo di tutte la banche dati in possesso di Forze dell'Ordine e compagnie di assicurazione. Un passo ulteriore dovrebbe essere quello della maggiore collaborazione, di una strettissima interazione tra chi indaga e chi fornisce i dati. Spesso la soluzione non è quella più semplice, e la verità si nasconde nei dettagli. Ma è proprio questo che ha permesso, nel caso di cui ho parlato, di arrivare alla condanna.
Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo e Consulente con sede a Londra
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