Attenti a dove cliccate
In principio erano le compagnie aeree low cost online. Ryanair, Easyjet e affini mettevano alla prova gli acquirenti, sempre pronti a districarsi tra le caselle a colpi di clic, per non ritrovarsi, a fine spesa, con un conto salato e servizi indesiderati nel carrello. Altri business, attratti dalla semplicità del guadagno e dall'incertezza normativa, hanno seguito la scia, non ultime le compagnie assicurative dirette.
Le pratiche di opt-in" e "opt-out" sono spesso al centro della lente di ingrandimento dei legislatori europei e nazionali. È di poco tempo fa la notizia che nel Regno Unito, a seguito della revisione del sistema di vigilanza sul settore assicurativo, l'FCA (Financial Conduct Authority) ha deciso di vederci chiaro, lanciando un'attività di ricerca per analizzare, valutare e contrastare il fenomeno.
L'Autorità, che assieme alla PRA (Prudential Regulation Authority), si occupa di osservare compagnie e intermediari assicurativi e finanziari, ha rivelato come stia mettendo in atto un piano per contrastare tutte le compagnie che vendono i cosiddetti "add-on", servizi accessori alla copertura principale, con costi aggiuntivi spesso poco chiari ai clienti. L'iniziativa è partita dopo un'attività di ricerca che ha evidenziato come i consumatori britannici abbiano sborsato, nell'ultimo anno, circa 200 milioni di sterline per prodotti di cui avrebbero fatto a meno, se fossero stati adeguatamente informati.
Si sta parlando di coperture accessorie all'assicurazione auto o sulla casa: per proteggersi da furti d'identità o per ricevere assistenza quando l'auto è in panne. Piccoli particolari che fruttano alle compagnie 1 miliardo ogni anno, ma che spesso vengono dimenticati da chi ne ha davvero bisogno: i clienti. Secondo l'FCA, infatti, 1 assicurato su 5 dopo pochi mesi non si ricorda di aver acquistato un "add-on". 7 su 10 non sanno nemmeno quanto lo hanno pagato.
L'Autorità, che in Inghilterra è soprannominata "cane da guardia", per come vigila attentamente sulle pratiche del settore, ha richiamato l'attenzione delle compagnie su alcuni punti: più chiarezza, per eliminare le opacità ancora esistenti nell'offerta; più informazione, soprattutto sulla quantità dei sinistri relativi ai servizi aggiuntivi proposti; più integrazione, tra le compagnie (tradizionali e online) e i siti web di comparazione, soggetti terzi su cui le problematiche sopracitate si riversano inesorabilmente.
L'affondo dell'FCA non ha mancato di suscitare le reazioni del settore. I principali siti internet che vendono prodotti assicurativi hanno sottolineato come negli ultimi anni quasi tutti si siano adeguati, passando a vendere su base "opt-in". La consapevolezza del consumatore è cresciuta nel tempo, e le compagnie hanno voluto venirgli incontro.
Dura anche la reazione dell'ABI, l'Associazione degli assicuratori britannici. "E' stata fatta di tutta l'erba un fascio", condannando l'intero mercato per le azioni di alcuni operatori isolati. Come spesso accade, probabilmente la verità sta nel mezzo. Alcune compagnie trovano terreno fertile nell'incertezza delle norme e nella sprovvedutezza dei clienti. Credo poco nella mala fede e più nelle regole spietate del business e del mercato. Sono regole che si scrivono da sole, laddove il regolatore non è ancora stato capace di inserirsi con la forza della legge. L'FCA sarà sicuramente in grado di farsi rispettare. Un cane da guardia delle dimensioni di un mastino deve saperlo fare. Altrimenti gli assicuratori cominceranno a pensare di avere a che fare con un cucciolo che non graffia e non morde.
Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo
e Consulente con sede a Londra
Le pratiche di opt-in" e "opt-out" sono spesso al centro della lente di ingrandimento dei legislatori europei e nazionali. È di poco tempo fa la notizia che nel Regno Unito, a seguito della revisione del sistema di vigilanza sul settore assicurativo, l'FCA (Financial Conduct Authority) ha deciso di vederci chiaro, lanciando un'attività di ricerca per analizzare, valutare e contrastare il fenomeno.
L'Autorità, che assieme alla PRA (Prudential Regulation Authority), si occupa di osservare compagnie e intermediari assicurativi e finanziari, ha rivelato come stia mettendo in atto un piano per contrastare tutte le compagnie che vendono i cosiddetti "add-on", servizi accessori alla copertura principale, con costi aggiuntivi spesso poco chiari ai clienti. L'iniziativa è partita dopo un'attività di ricerca che ha evidenziato come i consumatori britannici abbiano sborsato, nell'ultimo anno, circa 200 milioni di sterline per prodotti di cui avrebbero fatto a meno, se fossero stati adeguatamente informati.
Si sta parlando di coperture accessorie all'assicurazione auto o sulla casa: per proteggersi da furti d'identità o per ricevere assistenza quando l'auto è in panne. Piccoli particolari che fruttano alle compagnie 1 miliardo ogni anno, ma che spesso vengono dimenticati da chi ne ha davvero bisogno: i clienti. Secondo l'FCA, infatti, 1 assicurato su 5 dopo pochi mesi non si ricorda di aver acquistato un "add-on". 7 su 10 non sanno nemmeno quanto lo hanno pagato.
L'Autorità, che in Inghilterra è soprannominata "cane da guardia", per come vigila attentamente sulle pratiche del settore, ha richiamato l'attenzione delle compagnie su alcuni punti: più chiarezza, per eliminare le opacità ancora esistenti nell'offerta; più informazione, soprattutto sulla quantità dei sinistri relativi ai servizi aggiuntivi proposti; più integrazione, tra le compagnie (tradizionali e online) e i siti web di comparazione, soggetti terzi su cui le problematiche sopracitate si riversano inesorabilmente.
L'affondo dell'FCA non ha mancato di suscitare le reazioni del settore. I principali siti internet che vendono prodotti assicurativi hanno sottolineato come negli ultimi anni quasi tutti si siano adeguati, passando a vendere su base "opt-in". La consapevolezza del consumatore è cresciuta nel tempo, e le compagnie hanno voluto venirgli incontro.
Dura anche la reazione dell'ABI, l'Associazione degli assicuratori britannici. "E' stata fatta di tutta l'erba un fascio", condannando l'intero mercato per le azioni di alcuni operatori isolati. Come spesso accade, probabilmente la verità sta nel mezzo. Alcune compagnie trovano terreno fertile nell'incertezza delle norme e nella sprovvedutezza dei clienti. Credo poco nella mala fede e più nelle regole spietate del business e del mercato. Sono regole che si scrivono da sole, laddove il regolatore non è ancora stato capace di inserirsi con la forza della legge. L'FCA sarà sicuramente in grado di farsi rispettare. Un cane da guardia delle dimensioni di un mastino deve saperlo fare. Altrimenti gli assicuratori cominceranno a pensare di avere a che fare con un cucciolo che non graffia e non morde.
Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo
e Consulente con sede a Londra
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