Assicuratori e Oxford: un connubio vincente
Le Università e il mondo del lavoro dovrebbero andare a braccetto. Forze fresche di giovani in rampa di lancio al servizio del mercato. Concetti semplici, ma che spesso, almeno in Italia, si perdono nei meandri della burocrazia, dei favoritismi, o nell'inerzia di chi dovrebbe mettere in pratica le idee.
E' di poche settimane fa, invece, un annuncio che non può che essere positivo per gli studenti della prestigiosa Università inglese di Oxford. Uno dei più importanti player del mercato assicurativo londinese, Amlin, ha infatti deciso di puntare su uno degli atenei più famosi del mondo per condurre una ricerca della durata di tre anni sull'impatto e sui pericoli legati alle catastrofi naturali. Fenomeni sempre più diffusi e che incidono pesantemente sui portafogli delle compagnie. La tecnologia e la ricerca, però, sono sempre più all'avanguardia, e tendono verso una nuova frontiera del cat modelling.
Il connubbio tra Amlin e Oxford porterà vantaggi su entrambi i fronti. E' stato calcolato, infatti, che le compagnie investono milioni di sterline ogni anno per ricostruire le catastrofi attraverso elaborati modelli. Materie complesse come la climatologia e la sismologia vengono applicate alle scienze attuariali, per permettere di stimare l'eventuale esposizione di una compagnia ai terremoti o agli uragani. Ma negli ultimi anni alcuni assicuratori hanno cominciato a vedere il bicchiere mezzo vuoto e a pensare che il mercato stia diventando troppo dipendente dalla tecnologia. Alcuni eventi recenti lo dimostrano. Le alluvioni nel Sud Est asiatico, per esempio, sono costate molto più di quanto previsto. In parte perché i modelli utilizzati non erano calibrati al punto giusto.
E anche se le compagnie stanno tentando di non affidarsi ciecamente al cat modelling, stimolando maggiormente l'esperienza e le capacità dei sottoscrittori, altri soggetti, come i fondi di investimento che sempre più spesso acquistano cat bonds, fanno riferimento ai risultati sfornati da veri e propri software-cervelloni" per decidere le loro strategie.
Ecco quindi che l'obiettivo principale della ricerca che Amlin condurrà assieme al Future of Humanity Institute di Oxford sarà quello di capire, analizzare e prevedere le conseguenze di un possibile rischio sistemico causato dall'eccessivo utilizzo dei modelli catastrofali.
Questa iniziativa va di pari passo con il progetto chiamato Oasis. Un canale alternativo a quello dei modelli tradizionali, supportato da 22 gruppi assicurativi al mondo, tra i quali Allianz, Zurich e Lloyds's. Un modo di cambiare direzione e di trovare nuove soluzioni attraverso le proprie forze e competenze, invece che appoggiandosi a prodotti esterni, ormai eccessivamente utilizzati e non più così innovativi.
Il rischio sistemico nelle assicurazioni esiste. Simon Beale, Group Chief Underwriting Officer di Amlin, ha azzardato un paragone con i mercati finanziari, sostenendo che in passato gli assicuratori hanno evitato il contagio. Ma il livello di vulnerabilità si alza costantemente quando i modelli utilizzati non riflettono la realtà e gli operatori del settore considerano i risultati ottenuti come una verità assoluta.
Assicuratori e riassicuratori hanno finora cercato di minimizzare il fatto che alcuni di loro possano esporre l'economia globale a un rischio sistemico. Ma da soli non ce la possono fare. Gli occhi dei regolatori mondiali hanno già evidenziato alcune compagnie "sistematicamente rilevanti". Il prossimo passo sarà alzare l'asticella per capire se anche i riassicuratori possano essere l'origine dei mali. Fino ad arrivare ai Lloyd's, considerati fino a oggi too big to fail.
Matteo Cominelli
JLT Specialty Limited
E' di poche settimane fa, invece, un annuncio che non può che essere positivo per gli studenti della prestigiosa Università inglese di Oxford. Uno dei più importanti player del mercato assicurativo londinese, Amlin, ha infatti deciso di puntare su uno degli atenei più famosi del mondo per condurre una ricerca della durata di tre anni sull'impatto e sui pericoli legati alle catastrofi naturali. Fenomeni sempre più diffusi e che incidono pesantemente sui portafogli delle compagnie. La tecnologia e la ricerca, però, sono sempre più all'avanguardia, e tendono verso una nuova frontiera del cat modelling.
Il connubbio tra Amlin e Oxford porterà vantaggi su entrambi i fronti. E' stato calcolato, infatti, che le compagnie investono milioni di sterline ogni anno per ricostruire le catastrofi attraverso elaborati modelli. Materie complesse come la climatologia e la sismologia vengono applicate alle scienze attuariali, per permettere di stimare l'eventuale esposizione di una compagnia ai terremoti o agli uragani. Ma negli ultimi anni alcuni assicuratori hanno cominciato a vedere il bicchiere mezzo vuoto e a pensare che il mercato stia diventando troppo dipendente dalla tecnologia. Alcuni eventi recenti lo dimostrano. Le alluvioni nel Sud Est asiatico, per esempio, sono costate molto più di quanto previsto. In parte perché i modelli utilizzati non erano calibrati al punto giusto.
E anche se le compagnie stanno tentando di non affidarsi ciecamente al cat modelling, stimolando maggiormente l'esperienza e le capacità dei sottoscrittori, altri soggetti, come i fondi di investimento che sempre più spesso acquistano cat bonds, fanno riferimento ai risultati sfornati da veri e propri software-cervelloni" per decidere le loro strategie.
Ecco quindi che l'obiettivo principale della ricerca che Amlin condurrà assieme al Future of Humanity Institute di Oxford sarà quello di capire, analizzare e prevedere le conseguenze di un possibile rischio sistemico causato dall'eccessivo utilizzo dei modelli catastrofali.
Questa iniziativa va di pari passo con il progetto chiamato Oasis. Un canale alternativo a quello dei modelli tradizionali, supportato da 22 gruppi assicurativi al mondo, tra i quali Allianz, Zurich e Lloyds's. Un modo di cambiare direzione e di trovare nuove soluzioni attraverso le proprie forze e competenze, invece che appoggiandosi a prodotti esterni, ormai eccessivamente utilizzati e non più così innovativi.
Il rischio sistemico nelle assicurazioni esiste. Simon Beale, Group Chief Underwriting Officer di Amlin, ha azzardato un paragone con i mercati finanziari, sostenendo che in passato gli assicuratori hanno evitato il contagio. Ma il livello di vulnerabilità si alza costantemente quando i modelli utilizzati non riflettono la realtà e gli operatori del settore considerano i risultati ottenuti come una verità assoluta.
Assicuratori e riassicuratori hanno finora cercato di minimizzare il fatto che alcuni di loro possano esporre l'economia globale a un rischio sistemico. Ma da soli non ce la possono fare. Gli occhi dei regolatori mondiali hanno già evidenziato alcune compagnie "sistematicamente rilevanti". Il prossimo passo sarà alzare l'asticella per capire se anche i riassicuratori possano essere l'origine dei mali. Fino ad arrivare ai Lloyd's, considerati fino a oggi too big to fail.
Matteo Cominelli
JLT Specialty Limited
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