Generali va al contrattacco dei pattisti
Il gruppo presenta a Ivass e Consob due distinti quesiti perché sia verificata la correttezza dell’operato della fronda Caltagirone-Delfin-Fondazone Crt
Il management Generali va al contrattacco nei confronti della fronda interna, nata in seno al cda della compagnia, e che mira a prendere il controllo del board alla prossima assemblea del Leone, il 29 aprile. Il gruppo ha chiesto a Ivass e Consob se la partecipazione complessivamente acquisita dal gruppo Caltagirone, da Fondazione Crt e dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio, complessivamente pari al 16,309% del capitale sociale stando alle ultime comunicazioni ufficiali, sia “soggetta ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%”. Secondo la normativa Ivass, infatti, le partecipazioni superiori al 10% devono essere autorizzate dall’Istituto di vigilanza.
Generali, inoltre, ha anche deliberato di investire Consob “del quesito se tale acquisizione sia soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l'altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente per coloro che, anche di concerto, superino una percentuale del 10% del capitale sociale e se vi siano state asimmetrie informative rilevanti per il mercato”. In questo caso gli obblighi scattano se le acquisizioni sono state fatte “in concerto”.
Il patto di consultazione tra Caltagirone e Del Vecchio (cui si è poi aggiunta Fondazione Crt) era stato stretto lo scorso 10 settembre. Il mese scorso l’ingegnere romano e l’ad della Delfin si sono dimessi dal cda, probabilmente per evitare accuse di “concerto”. Venerdì scorso, a sorpresa, lo stesso Francesco Gaetano Caltagirone (il quale ha l’8% delle azioni della compagnia) ha deciso di recedere dal patto parasociale, annunciando di presentare una propria lista all’assemblea di fine aprile. Questa mossa è stata interpretata come funzionale a evitare proprio interventi delle autorità di vigilanza, e in particolare dell’Ivass, esattamente perché interpretando il patto in maniera stringente si sarebbe dovuta chiedere l’autorizzazione dell’Autorità giacché la quota del 10%, come si diceva poc’anzi, era stata superata. Al momento l’ingegnere romano non ha ancora deciso se all’assemblea presenterà una lista corta (cioè di minoranza) o lunga, e quindi se, in questo secondo caso, proporrà un proprio candidato ceo al posto dell’attuale Philippe Donnet.
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