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Carige, ricapitalizzazioni per le controllate assicurative

L'ispezione dell'Ivass sulle compagnie del gruppo ha evidenziato carenze nei sistemi di governo, gestione e controllo

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Le verifiche ispettive svolte dall'Ivass su Carige Assicurazioni hanno rilevato carenze nei sistemi di governo, di gestione e di controllo dei principali rischi aziendali che hanno determinato il deterioramento della situazione economico-patrimoniale e il conseguente venir meno delle condizioni di esercizio". L'ispezione, svoltasi tra l'1 ottobre 2013 e il 27 febbraio 2014, ha evidenziato in particolare le "debolezze nel controllo dei rischi immobiliari, finanziari e operativi" che si sono riflesse nelle prassi valutative a cui è seguita la contabilizzazione di "rilevanti rettifiche di valore di natura straordinaria": questo, ha portato a una insufficienza degli attivi a copertura delle riserve e a ridurre il solvency ratio al 48% a fronte di coefficiente richiesto da Ivass del 120%. L'Authority ha notificato a Carige Assicurazioni un atto di contestazione delle violazioni richiedendo interventi correttivi nella misura di un aumento di capitale da almeno 92 milioni. Per l'altra controllata assicurativa genovese, Carige Vita Nuova, l'Ivass ha evidenziato carenze nei sistemi di governo e di controllo che hanno esposto la compagnia a rischi operativi aventi come conseguenza il deterioramento della situazione patrimoniale e la riduzione del margine di solvibilità al di sotto del requisito minimo.

Ricapitalizzazione di Carige Assicurazioni


Sulla base dell'ispezione dell'Ivass (e su richiesta della Consob) il cda di Banca Carige, riunitosi ieri, ha avviato le procedure di ricapitalizzazione della controllata Carige Assicurazioni. L'operazione si iscrive in un piano più ampio di aumento di capitale della banca, nell'ordine di 800 milioni di euro (il massimo consentito dalla delega conferita dall'assemblea). La lunga seduta del cda ha anche approvato il piano industriale 2014-2018 e i conti dell'esercizio appena concluso, che fanno segnare il rosso più grande nella storia dell'istituto genovese: una perdita di 1,76 miliardi di euro, a causa della svalutazione quasi integrale degli avviamenti (per 1,67 miliardi) e di una profonda pulizia nel portafoglio crediti, all'interno del quale sono state apportate rettifiche per 1,09 miliardi. Un lavoro portato avanti dal nuovo amministratore delegato, Piero Montani, su impulso di Bankitalia e che ha permesso di elevare la copertura delle sofferenze dal 49,8% al 56,3% e quelle degli incagli dal 14,6% al 20,3%. Nell'ambito del piano industriale è stato anche deciso di ridurre l'organico attraverso 600 prepensionamenti incentivati da realizzare entro il 2018. Prevista anche la chiusura di un centinaio di filiali. Il piano conferma l'intenzione di cedere le attività assicurative e gli asset non core,

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