La conoscenza del rischio e l’anello (forte) della distribuzione
L'editoriale di Maria Rosa Alaggio, dal numero di giugno 2021 di Insurance Review
04/06/2021
Si intitola “I miei 53 anni con il rischio” il libro fotografico che Adolfo Bertani ha realizzato nei mesi più duri del 2020, in una primavera di lockdown che è stata per lui l’occasione di rivivere ricordi, raccogliere pensieri, ricostruire le principali tappe di una vita professionale fatta di tanti traguardi e soddisfazioni. A Bertani ho chiesto di indicarci i momenti che nei decenni passati hanno rappresentato, a suo avviso, un punto di svolta per la sua professione e per il settore assicurativo. Oltre ad aver guidato l’importante integrazione di tre compagnie, Zurigo, Danubio e Minerva, nel 1992-93, e fatto nascere più recentemente il primo master in life skills in qualità di presidente del Cineas, Bertani è orgoglioso di avere introdotto nel 1989 in Zurigo la prima struttura di risk engineering.
E proprio oggi la capacità di migliorare la comprensione e gestione del rischio rappresenta uno dei banchi di prova più impegnativi per il settore assicurativo: un ambito in cui serve fare evolvere gli investimenti, le iniziative, le tecnologie, le aree di applicazione in un mercato globale caratterizzato dal bisogno di sostenibilità, dai cambiamenti climatici e da minacce sempre più complesse e interconnesse.
Il tema è naturalmente alla base del business assicurativo, il cuore di un’attività che ricerca da tempo nuove strade verso l’innovazione. Il fattore abilitante è la tecnologia, come dimostra in modo efficace il caso di Generali Global Corporate & Commercial, l’unità p&c del gruppo Generali, che grazie a una serie di partnership tecniche e al contributo di Nhazca, spin off dell’Università la Sapienza di Roma, punta a migliorare la comprensione dei rischi da catastrofi naturali e terremoti applicando sistemi di monitoraggio satellitari, aerei e terresti.
Ma anche altri operatori specializzati nella fornitura di tecnologie evolute iniziano a spingere sul concetto di “assicurazione data driven” per dimostrare come, partendo da modelli già applicati all’Rc auto, sia possibile valutare le probabilità di fenomeni naturali estremi, le sue conseguenze e i diversi impatti anche in piccole aree territoriali. Recente, infine, è anche il modello di Revo Spac, il progetto di Alberto Minali focalizzato sulle specialty lines e rischi parametrici che, avvalendosi in particolare di soluzioni blockchain, mette al centro la tecnologia per l’utilizzo delle informazioni a favore del pricing dei rischi.
Per tutti, l’obiettivo è ampliare la conoscenza del rischio, arricchire l’offerta assicurativa anche in ambiti poco conosciuti e per nulla diffusi nel nostro Paese, intercettando nel contempo nuovi target di clientela a cui proporla.
Se da un lato restano aperte le questioni sulla reale percezione dei cittadini e delle imprese circa la necessità di assicurarsi, dall’altro è intuibile quanto sia fondamentale rafforzare la capacità distributiva di un’offerta assicurativa più articolata, fornendo sì soluzioni assicurative evolute, ma soprattutto procedendo con una adeguata azione di sensibilizzazione e preparazione dei canali distributivi ancor prima che dei clienti.
Ecco perché il salto di qualità per il mercato assicurativo passa attraverso la sfida di saper coniugare efficacemente gli investimenti necessari, le capacità manageriali e la tecnologia con le “life skills” citate da Bertani: qualità indispensabili a livello trasversale nella gestione del rischio e determinanti, in particolare nella fase di vendita, per trasformare un’idea, anche eccellente, in una reale evoluzione della diffusione dell’assicurazione nel nostro Paese.
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