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Stabilità, Solvency II e rischi intangibili

Stabilità, Solvency II e rischi intangibili hp_vert_img
Il termine downgrading" è tristemente alla ribalta di questi tempi funestati dalla crisi finanziaria ed economica, dal peso dei fallimenti delle aziende, dalle difficoltà della Pubblica Amministrazione e dalle sempre più gravi e frequenti catastrofi naturali. Contemporaneamente, però, non si ferma il percorso previsto da Solvency II, che impone alle compagnie di assicurazioni interventi rigorosi per l'analisi e la gestione dei rischi, in termini qualitativi e quantitivi, in funzione di parametri riferibili all'assorbimento di capitale.
L'attenzione si concentra pertanto, o così dovrebbe essere, sull'analisi dei rischi finanziari e di mercato, su quelli relativi ai prodotti e alle attività di pricing, sull'incidenza dei canali distributivi, sui rischi catastrofali. D'obbligo sarebbe il coinvolgimento del Cda e, a livello trasversale all'interno dell'impresa, delle diverse funzioni aziendali.
Una complessità che può essere gestita anche con l'aiuto della riassicurazione e con attività che puntino con efficacia alla definizione di indicatori di performance e investimenti in modo da individuare l'asset allocation più ideonea a fornire, in funzione delle specifiche strategie delle compagnie, le rigorose garanzie di stabilità imposte da Solvency II. Ma di questi tempi, comprensibilmente, servirebbe anche una particolare enfasi sui cosiddetti "intangible risks". E strumenti con i quali riuscire con più precisione a prevedere, prevenire e gestire questo "spazio intangibile" di esposizione al rischio.


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