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Capacità di reazione per il 2019

Capacità di reazione per il 2019 hp_vert_img
Le prime settimane del nuovo anno stanno confermando le previsioni degli scenari a livello mondiale e nazionale, con fatti sulla scena politica, e quindi economica, che condizioneranno il futuro dell’Europa, l’andamento dei mercati finanziari e i già precari equilibri del nostro Paese. In pole position il tema Brexit e, in Italia, l’attenzione alla realizzazione di Reddito di cittadinanza e Quota 100, fondamentali misure su cui si gioca il consenso finora ottenuto dall’attuale governo. Dai flussi migratori alle violente proteste nella Francia di Emmanuel Macron, su cui si moltiplicano interpretazioni e riflessioni circa il significato di un’insoddisfazione che potrebbe essere condivisa e applicata anche in altre nazioni, la situazione con cui dovremo confrontarci nei prossimi mesi ci parla di stagnazione o recessione, di contraddizioni tra globalizzazione e guerre commerciali. Sullo sfondo, l’attenzione crescente verso l’esito delle elezioni per il Parlamento Europeo: un momento decisivo che dovrà restituirci i contenuti su cui l’Europa vorrà continuare a esistere (o rischiare di non esistere più). 
All’incertezza generale, e alla consapevolezza che dovremo pagare caro ogni errore commesso nel corso di quest’anno, si accompagna l’urgenza di interventi che aiutino a conoscere e contrastare, dove possibile, le grandi questioni del nostro tempo, tra cui il terrorismo, i cambiamenti climatici e il cyber risk. Il Global risk report 2019 del World Economic Forum ci fornisce una fotografia che non risparmia nessun Paese, nessuna impresa o cittadino: i rischi che più temiamo sono le armi di distruzione di massa, i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali, la crisi idrica. Non mancano preoccupazioni sul ruolo che inizia a ricoprire la contrapposizione tra globalizzazione e diversità locali. 
Capitolo a parte va poi riservato ai rischi informatici, in testa nella classifica globale dell’Allianz risk barometer 2019 di Agcs che evidenzia la gravità delle perdite (mediamente due milioni di euro) per un incidente informatico, con forte impatto anche in termini di danni indiretti. 
Su tutti questi fronti, e nonostante l’incertezza generalizzata, il settore assicurativo è chiamato a fare la parte di sempre: garantire la tenuta del sistema, dimostrando di saper essere presente in circostanze avverse, situazioni di urgenza e bisogno di protezione.
La capacità di tener fede a tale mission proviene dalla conferma dello stato di salute del settore assicurativo, recentemente evidenziato anche dalle valutazioni di S&P Global Ratings. Si tratta certamente di una nota positiva che aiuta ad aprire il nuovo anno con più fiducia, nonostante le preoccupazioni provenienti dalla sottoassicurazione nel settore danni e dall’eccessiva quantità di titoli di Stato nostrani ancora presenti nei portafogli delle compagnie. 
Ma per svolgere pienamente il proprio ruolo sociale, fornendo supporto a cittadini e imprese, all’assicurazione servono le riforme da tempo auspicate per rafforzare, in Europa e in Italia, le possibilità del settore di contribuire in misura maggiore all’economia reale e offrire più ampi servizi alla popolazione. Accanto alla necessità di provvedimenti per favorire il coinvolgimento degli investitori istituzionali, resta inoltre la più grande sfida per le compagnie attive in Italia: affinare la capacità di reazione al cambiamento e proseguire nei progetti di trasformazione dell’industria. L’obiettivo, in questo contesto, non può che essere quello di riuscire a unire due anelli di una complessa catena, vale a dire la vicinanza ai bisogni del cliente e la diffusione di consapevolezza del rischio. E avviare così un circolo virtuoso tra offerta e domanda. 

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