Il potenziale dei Cat bond
Secondo un’indagine realizzata da Anra le obbligazioni sulle catastrofi sono uno strumento quasi sconosciuto ad assicuratori e imprese. Potrebbe invece rivelarsi una soluzione per aumentare la protezione delle aziende dai rischi catastrofali
Un’indagine condotta da Anra in collaborazione con Università degli Studi di Milano, Università di Parma e Università degli Studi di Firenze, mette in evidenza la scarsa conoscenza dello strumento cat bond nel settore assicurativo e presso le imprese.
I catastrophe bond sono obbligazioni che hanno la funzione di trasferire il rischio di un evento catastrofico eccezionale da un soggetto che li emette a un altro che riceve un interesse per sopportare questo rischio.
Lo strumento è stato ideato da compagnie di assicurazione e riassicurazione per trasferire una parte dei rischi legati a eventi disastrosi come terremoti, alluvioni, uragani, ma è utilizzato anche da altre organizzazioni, quali ad esempio la Banca Mondiale che emette obbligazioni per conto dei paesi a rischio di catastrofi naturali.
Tra le società rispondenti che operano nel settore assicurativo, l’82% afferma di non essere a conoscenza delle caratteristiche dei cat bond emessi o dichiara di non poterle divulgare, poco meno della metà degli assicuratori afferma di non avere familiarità con tali strumenti o li ritiene troppo complessi da comprendere e di conseguenza da offrire ai clienti.
Come possibile soluzione al bisogno di copertura delle imprese sui rischi catastrofali, i cat bond garantiscono un importante vantaggio finanziario, la realtà è che però sussiste un ritardo nella determinazione di un metodo per il pricing e nella trasparenza nei confronti delle aziende clienti. Dalla survey emergono limitazioni specifiche all’introduzione nel nostro paese che riguardano gli aspetti giuridici dei cat bond ma anche la mancanza di forme contrattuali standard e linee guida che potrebbero facilitarne la diffusione.
Riguardo alla percezione del rischio da parte delle imprese, la survey registra un 62% di aziende consapevole della propria esposizione e un 40% circa che ritiene di essere vulnerabile su più fronti a causa della residenza su aree ad elevato rischio idrogeologico.
La risposta a tale rischio avviene per il 60% dei rispondenti attraverso l’acquisto di polizze assicurative, che nel 96% dei casi sono coperture all-risk o multirischio e sono indirizzate per il 79% al ramo property, per il 52% all’interruzione di attività e per il 34% al casualty.
Molto limitata – solo il 17% delle aziende intervistate – è l’adozione di misure di prevenzione e mitigazione come l’analisi dei rischi, il disaster recovery e i piani di continuità operativa.
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