Cigna-Anthem, la partita finisce in tribunale
Richiesta di risarcimento da 1,8 miliardi di dollari per la mancata fusione annunciata nel 2015
Finisce in tribunale la diatriba fra Cigna e Anthem per il fallimento della fusione che era stata annunciata nel luglio del 2015. I legali di Cigna, come spiega la Reuters, hanno presentato ieri ufficialmente alla più alta corte del Delaware una richiesta di risarcimento danni da 1,8 miliardi di euro. William Savitt, avvocato dello studio legale newyorkese WLRK che assiste nella causa Cigna, ha affermato che il suo cliente, in conformità con quando stabilito nel contratto sottoscritto dalle due società, avrebbe totalmente diritto al risarcimento richiesto perché lo stop alla fusione è stato dettato da una decisione delle autorità regolamentari e non dipenderebbe dunque dal comportamento di Cigna.
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L'annuncio della fusione, come già accennato, era arrivato nel luglio del 2015: con una transazione monstre da 54,2 miliardi di dollari (pari al momento a 49,5 miliardi di euro), Anthem avrebbe assunto il controllo della rivale Cigna. Si trattava all'epoca dell'operazione più grande mai realizzata nel settore, superata poi soltanto nel 2017 dal merger da 68 miliardi di dollari fra Cvs e Aetna. All'annuncio dell'operazione Joseph Swedish, all'epoca amministratore delegato di Anthem, aveva affermato che la fusione avrebbe potuto “generare sinergie per circa due miliardi di dollari all'anno”.
Tutto saltò due anni dopo, nel febbraio del 2017, quando le autorità regolamentari degli Stati Uniti bloccarono la transazione per possibili ripercussioni negative alla concorrenza di mercato. Subito dopo l'intervento dell'antitrust statunitense, Cigna aveva chiesto ad Anthem il versamento di 1,8 miliardi di dollari, nonché un risarcimento di oltre 13 miliardi di dollari. Anthem, dal canto suo, aveva risposto che la società non aveva diritto di porre unilateralmente fine all'accordo di fusione, sostenendo che la mossa di Cigna non fosse di fatto valida, rimarcando di voler “far rispettare i suoi diritti nell’ambito dell’accordo di fusione” e restando “impegnata a completare la transazione”.
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