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Aifi chiede di investire nelle imprese

Il presidente Innocenzo Cipolletta ha chiesto ai grandi investitori di aumentare il supporto al sistema produttivo italiano

Aifi chiede di investire nelle imprese
Aifi auspica che una quota maggiore del risparmio delle famiglie italiane possa essere veicolato verso le imprese, per sostenerne lo sviluppo e la crescita. Ieri a Milano, nel corso del suo convegno annuale intitolato “Private capital, tra ricchezza e sviluppo”, l’associazione italiana del private equity ha presentato una serie di dati dai quali emerge che l’Italia è caratterizzata da un tasso di risparmio, rispetto al reddito lordo disponibile, pari a 9,8% con un risparmio medio per famiglia italiana pari a circa 176 mila euro. 

L’associazione ha sottolineato come la ricchezza italiana sia investita prevalentemente in immobili e titoli di Stato a scapito delle imprese che non siano di proprietà. “Per questa ragione – ha commentato il presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta – diviene fondamentale l’apporto che casse, fondi, assicurazioni e investitori istituzionali in genere possono dare per veicolare tale risparmio a supporto delle attività imprenditoriali italiane. Il nostro – ha aggiunto Cipolletta – è un paese ricco di famiglie imprenditoriali dove c’è un forte spazio, anche per il comparto del private banking, di investire in private capital così da alimentare i progetti di crescita e internazionalizzazione”.

A fine 2022, ha ricordato Cipolletta, la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro. “Malgrado il tasso di risparmio più basso rispetto al altri Paesi, la ricchezza media delle famiglie è più alta per l'accumulo che si era fatto negli anni passati, quando la capacità di risparmio era più alta”, ha spiegato Cipolletta.

“È una stagione di grandi investimenti che si apre davanti a noi e in cui la finanza deve giocare un ruolo fondamentale per la crescita dell'Europa e del Paese", ha detto Innocenzo Cipolletta ricordando che la transizione ecologica e digitale richiede 500 miliardi di euro all'anno di investimenti e altrettanto richiederà la ricostruzione dell'Ucraina una volta terminata la guerra.

Con la finanza pubblica che troverà dei limiti nella necessità di preservare gli equilibri di bilancio diventa “fondamentale il ruolo dei capitali privati per gli investimenti. Devono essere gli investitori istituzionali che raccolgono il risparmio delle famiglie a investire" invertendo l'attuale tendenza: "il sistema assicurativo investe poco nelle imprese e anche i fondi pensione e le casse di previdenza hanno una difficoltà ancora forte” mentre le banche “fanno il loro mestiere" anche se dopo la crisi finanziaria “non possano fare più come passato”.


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