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Pensioni, preoccupazioni per il futuro

Secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, un italiano su quattro teme di cadere in povertà una volta uscito dal mondo del lavoro. La ricerca conferma poi la scarsa cultura previdenziale del nostro paese, anche se i giovani sembrano più disposti a informarsi

Pensioni, preoccupazioni per il futuro
Gli italiani sono estremamente preoccupati dal futuro pensionistico: solo il 13% di loro, infatti, pensa che riuscirà mantenere un tenore di vita adeguato una volta uscito dal mondo del lavoro. La maggioranza (80%) si dice invece pessimista sulla possibilità di ricevere una pensione di base adeguata e, di questi, il 34% teme che non avrà nemmeno una pensione o risparmi sufficienti cui attingere per integrarla. Sono alcune delle evidenze dell’ultima ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni. Secondo l’indagine, le principali preoccupazioni legate alla terza età sono il rischio di non autosufficienza e l’impossibilità di sostenere le spese (44%), seguite dal dover gravare sulla famiglia per le proprie necessità (26%) e dal non riuscire ad aiutarla per carenza di risparmi (25%). Ben un intervistato su quattro (23%), poi, ha paura di cadere in povertà.

Oltre ai timori sul futuro delle pensioni, l’indagine conferma la scarsa conoscenza dell’argomento tra gli italiani. Uno su due (51%), per esempio, non è in grado di definire che cosa sia la previdenza complementare, il 27% non sa che il tfr può essere versato nelle soluzioni previdenziali e il 32% non è a conoscenza dei vantaggi fiscali che queste offrono. L’84%, infine, non si informa sulle novità riguardanti il sistema previdenziale. A fronte di questo, tuttavia, il 61% degli intervistati dichiara di voler acquisire in futuro un maggior livello di cultura previdenziale e del risparmio e di rivolgersi a consulenti qualificati per le proprie decisioni di investimento. Un italiano su tre (33%), inoltre, si dice interessato a valutare opzioni per rendere più sicura la condizione economica della propria vecchiaia: a pensarci sono in particolare i giovani della fascia 25-34 anni, per i quali la percentuale sale al 45%.

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