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Le donne in carriera crescono, ma la percentuale è ancora (molto) bassa

Il report globale 2016, Women in Financial Services di Oliver Wyman, traccia le tappe verso una leadership al femminile

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La differenza di genere, ancora oggi, non è sfruttata in maniera adeguata. Rappresenta cioè un fattore di contrasto e conflitto piuttosto che di produttività e reddittività. Questo paradigma, che spesso penalizza le donne in carriera, è frutto di una serie di cause: retaggio culturale, rigidità di percorsi di carriera, selezione naturale (che porta alla promozione del proprio genere tra gli uomini), lentezza nel ricambio generazionale, rigidità nell’organizzazione del lavoro e così via. Osservando i dati, a livello globale, nell’industria dei servizi finanziari solo il 20% dei cda e il 16% dei comitati esecutivi è composto da donne. Svezia e Norvegia sono leader, per distacco, sulla parità di genere: con percentuali superiori al 30% nei comitati esecutivi e di circa 37% nei consigli di amministrazione. In Italia negli ultimi tre anni, seppur la strada resti ancora lunga, la situazione è in lieve miglioramento. Soprattutto alla luce della legge Golfo-Mosca del 2011 sulle quote rosa che ha stabilito soglie di genere predeterminate all’interno dei board, che fissano il parametro di rappresentanza nei cda al 20% per il primo rinnovo dei Consigli e al 33% per il secondo: un livello quest’ultimo che, invero, non è stato ancora raggiunto nel 2016. Sul fronte esecutivo, invece, le donne manager nel nostro Paese rappresentano solo il 13%, contro il 15% degli altri settori industriali. 

La fotografia è scattata nel secondo report globale Women in Financial Services realizzato da Oliver Wyman, che ha preso in esame 381 società tra banche, assicurazioni e società del settore finanziario in 32 Paesi, presentato alla stampa da Klara Janodva, principal financial services practise di Oliver Wyman, Andrea Federico, partner di Oliver Wyman e coautore della ricerca italiana e Giovanni Viani, partner head of south east Europe di Oliver Wyman (in foto). Un altro aspetto di rilievo che emerge dalla ricerca, concerne l’alta probabilità (fino al 30%) che le donne, con ruoli executive nei servizi finanziari, lascino il proprio lavoro rispetto alle colleghe di altri settori. Migliore, invece, la situazione dei quadri dove la percentuale di donne è pari al 32% a fronte del 28% delle altre industry. D’altronde, se non si riesce a trattenere il talento femminile all’avanzare della carriera, la presenza di donne ai livelli apicali non potrà crescere in modo significativo. 

L'articolo completo sul nostro Insurance Daily di domani. 

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