Investimenti alternativi dei fondi pensione, apertura dalla Covip
La Commissione, interpellata sull'argomento da Assoprevidenza, dà il proprio parere affermativo, precisando però che le indicazioni di investimento ai gestori esterni debbano avere una sostanziale compatibilità con i mandati di gestione
10/06/2014
Lo scorso marzo, Assoprevidenza, l'associazione italiana per la previdenza complementare, aveva presentato alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione una richiesta formale di parere in merito alla possibilità, per le forme pensionistiche complementari, di dare indicazioni di investimento in strumenti cosiddetti alternativi. Ora è giunto il parere affermativo della Covip, aprendo così a nuove possibilità per i fondi pensione, purché, ha precisato l'Authority, ci sia una sostanziale compatibilità con i mandati di gestione.
Per strumenti alternativi si intendono i fondi che, ad esempio, investono nel capitale delle aziende (private equity), i fondi immobiliari, i fondi specializzati nelle energie rinnovabili, i fondi di debito che sottoscrivono direttamente emissioni obbligazionarie delle aziende (tra cui anche i cosiddetti mini-bond). Il presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello ha voluto esprimere il proprio grande apprezzamento per un'Authority che sa cogliere con un approccio sostanziale le esigenze del settore". Secondo Corbello l'apertura della Covip è importante soprattutto dal punto di vista operativo: "per i fondi pensione significa poter cominciare a fare investimenti finanziari in grado di assicurare ai portafogli buoni rendimenti stabili nel tempo, anche attraverso flussi cedolari costanti; investimenti che - osserva - nello stesso tempo rappresentano, come ho avuto più volte occasione di sottolineare, risorse utili alla crescita del Paese Italia". Cobello mette poi l'accento sull'affinità sostanziale e funzionale che esiste tra questi strumenti alternativi e asset class tradizionali: "I fondi che investono nelle energie rinnovabili, per esempio, hanno la veste tecnico-giuridica di fondi immobiliari, ma di immobiliare non hanno nulla: la costanza di un flusso cedolare sicuro e costante nel tempo li rende in realtà affini agli strumenti del reddito fisso; è ragionevole quindi considerarli omogenei con i mandati obbligazionari".
Nuovi orizzonti di investimento
Se gli investimenti alternativi sono già previsti nei mandati, ha precisato la Covip rispondendo ad Assoprevidenza, il fondo pensione può chiedere al gestore di fare una valutazione di uno o più strumenti indicati dal fondo stesso e di fare l'investimento una volta che l'operazione sia stata giudicata positivamente. Se invece gli alternativi non sono compresi negli accordi con i gestori, il fondo può rivedere le linee di indirizzo della gestione e modificare di conseguenza il mandato di gestione. Se questo risultasse incompatibile, il fondo dovrà selezionare ex novo un gestore alternativo.
In attesa delle varie modifiche, o anche in presenza di situazioni contingenti e transitorie il fondo potrà ugualmente dare al gestore indicazioni di investimento, purché ci siano, da un lato, una "sostanziale compatibilità" tra lo strumento alternativo individuato e l'asset class del mandato di gestione; dall'altro, che vi sia il consenso del gestore, "con il quale saranno concordati anche i relativi obiettivi, unicamente per periodi limitati e in presenza di momentanee e particolari situazioni di mercato".
Un contributo al rilancio dell'economia
Lo scorso 28 maggio, nel corso della relazione annuale della Covip a Roma, il presidente Rino Tarelli aveva avuto modo di sottolineare che "le forme di previdenza complementare possono rappresentare un importante canale di apporto di risorse finanziarie alle imprese nazionali, e contribuire al rilancio dell'economia reale del Paese, in piena coerenza con la missione prioritaria di fornire una prestazione pensionistica adeguata". In quella stessa occasione, erano stati diffusi i dati relativi all'adesione alle forme di previdenza complementare che, al 31 dicembre 2013, sono stati pari a circa 6,3 milioni, il doppio di quelle registrate alla fine del 2006, anno che precede l'attuazione della riforma. La crescita ha interessato soprattutto i dipendenti privati, raddoppiati a 4,4 milioni nel 2013, rispetto ai 2,2 milioni di fine 2006, mentre i lavoratori autonomi sono aumentati di circa 700mila unità, attestandosi a fine 2013 a 1,7 milioni. A fine del 2013, i fondi registrati nelle anagrafi della Covip erano 510, con 116,4 miliardi di euro di risparmio previdenziale in gestione, pari al 7,5% del Pil. Si tratta di una percentuale in progressiva crescita di anno in anno, ma lontana da quella che caratterizza altri paesi. Nel 2013 sono stati raccolti 12,5 miliardi di euro, di cui 5,2 miliardi provenienti da flussi di Tfr indirizzati alla previdenza complementare. Nel 2013 si è confermato il fenomeno degli ''iscritti silenti'', ossia di coloro che hanno sospeso ogni forma di contribuzione, in conseguenza dell'aggravamento delle condizioni occupazionali nel nostro Paese: sono circa 1,4 milioni.
Per strumenti alternativi si intendono i fondi che, ad esempio, investono nel capitale delle aziende (private equity), i fondi immobiliari, i fondi specializzati nelle energie rinnovabili, i fondi di debito che sottoscrivono direttamente emissioni obbligazionarie delle aziende (tra cui anche i cosiddetti mini-bond). Il presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello ha voluto esprimere il proprio grande apprezzamento per un'Authority che sa cogliere con un approccio sostanziale le esigenze del settore". Secondo Corbello l'apertura della Covip è importante soprattutto dal punto di vista operativo: "per i fondi pensione significa poter cominciare a fare investimenti finanziari in grado di assicurare ai portafogli buoni rendimenti stabili nel tempo, anche attraverso flussi cedolari costanti; investimenti che - osserva - nello stesso tempo rappresentano, come ho avuto più volte occasione di sottolineare, risorse utili alla crescita del Paese Italia". Cobello mette poi l'accento sull'affinità sostanziale e funzionale che esiste tra questi strumenti alternativi e asset class tradizionali: "I fondi che investono nelle energie rinnovabili, per esempio, hanno la veste tecnico-giuridica di fondi immobiliari, ma di immobiliare non hanno nulla: la costanza di un flusso cedolare sicuro e costante nel tempo li rende in realtà affini agli strumenti del reddito fisso; è ragionevole quindi considerarli omogenei con i mandati obbligazionari".
Nuovi orizzonti di investimento
Se gli investimenti alternativi sono già previsti nei mandati, ha precisato la Covip rispondendo ad Assoprevidenza, il fondo pensione può chiedere al gestore di fare una valutazione di uno o più strumenti indicati dal fondo stesso e di fare l'investimento una volta che l'operazione sia stata giudicata positivamente. Se invece gli alternativi non sono compresi negli accordi con i gestori, il fondo può rivedere le linee di indirizzo della gestione e modificare di conseguenza il mandato di gestione. Se questo risultasse incompatibile, il fondo dovrà selezionare ex novo un gestore alternativo.
In attesa delle varie modifiche, o anche in presenza di situazioni contingenti e transitorie il fondo potrà ugualmente dare al gestore indicazioni di investimento, purché ci siano, da un lato, una "sostanziale compatibilità" tra lo strumento alternativo individuato e l'asset class del mandato di gestione; dall'altro, che vi sia il consenso del gestore, "con il quale saranno concordati anche i relativi obiettivi, unicamente per periodi limitati e in presenza di momentanee e particolari situazioni di mercato".
Un contributo al rilancio dell'economia
Lo scorso 28 maggio, nel corso della relazione annuale della Covip a Roma, il presidente Rino Tarelli aveva avuto modo di sottolineare che "le forme di previdenza complementare possono rappresentare un importante canale di apporto di risorse finanziarie alle imprese nazionali, e contribuire al rilancio dell'economia reale del Paese, in piena coerenza con la missione prioritaria di fornire una prestazione pensionistica adeguata". In quella stessa occasione, erano stati diffusi i dati relativi all'adesione alle forme di previdenza complementare che, al 31 dicembre 2013, sono stati pari a circa 6,3 milioni, il doppio di quelle registrate alla fine del 2006, anno che precede l'attuazione della riforma. La crescita ha interessato soprattutto i dipendenti privati, raddoppiati a 4,4 milioni nel 2013, rispetto ai 2,2 milioni di fine 2006, mentre i lavoratori autonomi sono aumentati di circa 700mila unità, attestandosi a fine 2013 a 1,7 milioni. A fine del 2013, i fondi registrati nelle anagrafi della Covip erano 510, con 116,4 miliardi di euro di risparmio previdenziale in gestione, pari al 7,5% del Pil. Si tratta di una percentuale in progressiva crescita di anno in anno, ma lontana da quella che caratterizza altri paesi. Nel 2013 sono stati raccolti 12,5 miliardi di euro, di cui 5,2 miliardi provenienti da flussi di Tfr indirizzati alla previdenza complementare. Nel 2013 si è confermato il fenomeno degli ''iscritti silenti'', ossia di coloro che hanno sospeso ogni forma di contribuzione, in conseguenza dell'aggravamento delle condizioni occupazionali nel nostro Paese: sono circa 1,4 milioni.
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