L'influenza della digitalizzazione sul settore Hr
Le innovazioni dell'industry 4.0 modificano ogni aspetto del fare business, anche la scelta e la formazione delle risorse umane
01/06/2017
Chi si occupa del personale nelle imprese italiane è sempre più consapevole dei cambiamenti fondamentali che l’evoluzione digitale sta apportando nel proprio modo di operare. Secondo le direzioni risorse umane coinvolte nell'Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, lo sviluppo di cultura e competenze digitali è la principale sfida di quest’anno, mentre nel 2016 era tra le ultime priorità.
Per mantenere la propria competitività sul mercato, alle aziende viene richiesto un aggiornamento continuo delle competenze, una revisione frequente dei processi e dei modelli di business: trasformazioni che riguardano, prima ancora degli strumenti tecnologici e finanziari, le risorse umane.
Si prospetta una fase complessa, che richiederà al settore un ampio rinnovamento, come conferma la quasi totalità (97%) dei direttori HR, secondo cui nei prossimi due anni sarà necessario adeguare le capacità del personale attuale, in toto (69%) o perlomeno in parte (28%). Saranno sempre più importanti le competenze funzionali di gestione del cambiamento (molto rilevanti per l’83%), mentre lo saranno meno quelle amministrative, per le quali aumenterà il ricorso all’outsourcing o all’automatizzazione.
Per facilitare questa transizione molte imprese hanno già attivato iniziative specifiche: tra le più diffuse ci sono i progetti di Open Innovation, che mirano a dare impulso all’impresa attraverso lo scambio e il confronto di idee e risorse con università e centri di ricerca, fornitori o startup. Al contrario dei professionisti del settore HR, i lavoratori italiani in generale non ritengono che l’evoluzione digitale avrà sul loro operato un impatto imminente: il 31% degli intervistati sostiene che nei prossimi due anni non ci saranno modifiche sostanziali nelle proprie attività, e per il 41% i cambiamenti non saranno tali da richiedere un aggiornamento delle competenze, che sarà necessario solo per il 24%.
Le prospettive sono tuttavia notevolmente diverse se si guarda ai prossimi 10 anni: il 55% dei lavoratori pensa che il proprio ruolo subirà grandi cambiamenti o addirittura non esisterà più.
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