I limiti delle economie avanzate
Coface prevede per il 2018 una crescita maggiore nei Paesi emergenti, mentre quelli avanzati dovranno scontare rischi bancari e politici
26/01/2018
In occasione della sua annuale conferenza dedicata al rischio paese e settoriale, Coface ha presentato i risultati dell’analisi condotta su 24 paesi, che rappresentano l’85% circa del pil mondiale, su cui si basano le previsioni per l’anno appena iniziato. Cominciato all’insegna della minaccia protezionistica e scandito da varie elezioni e crisi politiche, il 2017 ha regalato piacevoli sorprese economiche. Soltanto tredici Paesi hanno registrato una recessione (erano venticinque nel 2016), e il commercio mondiale è cresciuto complessivamente del 4,4%. A guidare la tendenza sono stati Usa ed Europa, insieme ad alcuni Paesi emergenti (Brasile ed Egitto in testa) le cui valutazioni sono migliorate grazie al graduale rialzo dei prezzi delle materie prime. Nel 2018 la crescita mondiale potrebbe raggiungere il suo massimo (Coface prevede un +3,2%). Se nei mercati emergenti ci si aspetta una ripresa più forte, quelli avanzati dovranno fare i conti con tre rischi. Il primo riguarda le aziende e le risorse umane e si intensificherà nel secondo semestre del 2018. I livelli di disoccupazione storicamente bassi che si registrano in Germania, Stati Uniti ed Europa centrale indicano che le imprese sono vicine ai limiti di capacità produttiva. Una situazione di tensione che si estende alle attività francesi che, paradossalmente, sono alle prese con carenze di manodopera nonostante gli alti livelli di disoccupazione, il che potrebbe limitare la loro crescita. Nel frattempo, persistono le debolezze strutturali dell’economia cinese, parzialmente tamponate nello scorso biennio dagli investimenti pubblici, che però potrebbero esaurirsi e lasciar trasparire a pieno il potenziale esplosivo del rischio bancario dovuto al forte indebitamento delle imprese cinesi con gli istituti di credito. Resta sotto osservazione anche il rischio politico, in un contesto affollato di appuntamenti elettorali. I focolai più pericolosi sono l’Iran, il Libano, la Russia, il Brasile e il Messico. Nelle zone del Medio Oriente la minaccia è inoltre amplificata dalla volatilità del prezzo del petrolio.
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