Giustizia robotica? No, grazie
La proposta di utilizzare sistemi automatizzati per l’erogazione della giustizia fa sorgere una serie di dubbi sulla reale capacità di garantire un giudizio corretto e conforme alla Costituzione
20/01/2023
In questi ultimi tempi sono fioriti molti studi e si sono tenuti numerosi convegni sull’ingresso della robotica negli uffici giudiziari per assicurare una giustizia più celere e più certa.
Anche nell’ambito di alcuni Osservatori sulla giustizia civile dei tribunali sono sorti gruppi di lavoro che si occupano dell’utilizzo della robotica nelle decisioni giudiziarie.
Ma perché sostituire un robot a un giudice? La risposta è triplice. Da una parte per erogare ai cittadini e alle imprese un servizio più efficiente rispetto a quello fornito oggi.
Dall’altra parte, per garantire una maggiore prevedibilità delle sentenze che giunga poi a una certezza del diritto. Questa certezza, ricordiamolo, è un valore che trova il suo fondamento nel rispetto del principio di uguaglianza stabilito dall’articolo 3 della nostra Costituzione.
Ma oltre alla certezza del diritto, nei convegni che hanno avuto per oggetto la decisione giudiziaria robotica, si è parlato anche dell’esattezza delle sentenze. Le sentenze insomma, oltre a essere più celeri, devono essere certe e giuste. E il giudice automa, secondo molti, può essere il mezzo per giungere a questi obiettivi di fronte a un giudice umano che impegna troppo tempo per decidere, non offre certezze e spesso non è giusto. Gli imprenditori e i cittadini hanno bisogno di un diritto che sia calcolabile come una macchina (Weber) o come un’operazione geometrica (Leibniz) e il giudice robot può essere il paradigma vincente del prossimo futuro.
Di fronte a questa prospettiva auspicata da molti, nutro molte perplessità per le seguenti ragioni.
Giudice robot e leggi
Inserendo nella memoria del robot tutte le leggi esistenti, si dovrebbe contare su una decisione più giusta, perché la macchina troverebbe più facilmente la norma che deve essere applicata alla fattispecie. Nulla di più sbagliato.
I fautori della robotica giudiziaria dimenticano che le leggi negli ultimi anni sono sempre meno prescrittive e chiare e fanno spesso riferimento a principi/valori costituzionali o a clausole generali, come la buona fede, che necessitano dell’interpretazione umana. Basterebbe leggere il filosofo Hans-Georg Gadamer per comprendere la necessità dell’interpretazione umana di una legge e, dunque, l’assurdità della tesi secondo cui il giudice automa potrebbe sostituire il giudice umano.
Il giudice robot e i precedenti
Lo stesso discorso vale per i precedenti giudiziari. Inserendo nella memoria del giudice robot tutti i repertori giurisprudenziali, la macchina troverebbe il principio affermato da una sentenza della Corte di Cassazione applicabile alla fattispecie. Ma anche sotto questo profilo, le cose non sono così semplici come sembrano. Quali repertori andrebbero inseriti nella memoria dei robot? La giurisprudenza più recente o anche la giurisprudenza più remota? E se c’è un contrasto giurisprudenziale e non si è ancora pronunciata la Corte di Cassazione a Sezioni Unite per dirimere questo contrasto, come potrebbe risolvere questo problema il robot?
E poi, vincolare il giudice robot ai precedenti giurisprudenziali impedirebbe l’evoluzione della giurisprudenza a fronte dei cambiamenti della società. E recepire i cambiamenti sociali affermando nuovi principi, è un compito che spetta all’umano e non alla macchina.
Il giudice robot e gli avvocati
Di fronte a una giustizia robotica poi, il ruolo dell’avvocato non avrebbe più senso. Il giudice automa decide sulla base di leggi, sentenze, algoritmi inseriti nella sua memoria e, dunque, il ruolo dell’avvocato che, secondo la Costituzione, è fondamentale per assicurare il diritto di difesa, sarebbe estremamente limitato.
Il giudice robot e l’algoritmo
La decisione robotica dipende anche dall’algoritmo che sarà utilizzato. Ma chi decide quali soggetti devono preparare l’algoritmo e quale algoritmo sarà utilizzato? Il discorso si fa più complesso e riguarda il problema del potere che non sarà più in mano a uomini indipendenti (i giudici) ma sarà oggetto di una decisione politica o economica.
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