Assicurazione casa e connected home (Seconda parte)
L’automazione e la domotica presentano delle potenzialità interessanti in termini di valutazione del rischio e loss control. In più paesi si stanno sperimentando formule simili alle black box nella Rc Auto
09/07/2015
L’assicurazione casa è un’ulteriore area in cui a livello internazionale si sta sperimentando l’integrazione di una polizza con dei sensori. In questo comparto è possibile osservare già oggi una replica di quanto avvenuto più di dieci anni fa sull’auto: primi esempi di polizze telematiche con uno sconto frontale tra il 10% e il 25% sul premio assicurativo, a fronte da un lato dell’istallazione nella casa del cliente di un box con dei sensori e dall’altro lato del pagamento di un canone per i servizi e il comodato d’uso della tecnologia. Questo approccio, adottato sia negli Stati Uniti da State Farm e USAA sia in Italia da Intesa Assicura e Cardif, si fonda principalmente su due delle cinque leve di creazione di valore: primo il loss control – con focus su rischi legati all’allagamento, all’incendio e al furto – e seconda l’associazione di servizi a valore aggiunto alla polizza assicurativa, riguardo i quali le due compagnie americane si sono spinte fino al mettere a disposizione dei clienti un ampio ventaglio di servizi - erogati da partner selezionati - legati all’ecosistema della casa e che si estendono fino agli aspetti di assistenza medica.
Un interessante e innovativo esempio di utilizzo della tecnologia per l’assessment e la selezione del rischio in polizze abitazione, è stato implementato dalla compagnia Australiana Suncorp, con un taglio retail, e dal Gruppo ACE, con un focus invece sulle esigenze assicurative della clientela private. Entrambe queste realtà attraverso una partnership con la startup Trōv – applicazione per smartphone che consente di censire e organizzare le informazioni riguardo gli oggetti personali, incluse fotografie e ricevute di acquisto – hanno fatto evolvere il proprio approccio assuntivo ai rischi sul contenuto della casa.
Domotica e valutazione del rischio individuale
La domotica oggi è un segmento in forte crescita anche in Italia ed è arrivato rappresentare un terzo del fatturato generato dall’Internet of Things nel nostro paese, secondo recenti dati del Osservatorio del Politecnico di Milano. Se pensiamo alle possibilità di monitoraggio offerte dagli oggetti interconnessi delle soluzioni orizzontali di domotica – con termostati, rilevatori fumo/acqua, sensori negli elettrodomestici e negli altri oggetti della casa, sensori sugli accessi e allarmistica antifurto, sensori sulla struttura dell'abitazione – per una compagnia di assicurazioni sarebbe possibile avere un’evidenza puntuale del livello e quantità di esposizione al rischio: dalle tempistiche e modalità di utilizzo dell'abitazione fino allo stato dell'immobile e condizioni a cui è esposto (umidità, vibrazioni meccaniche, ecc.). Questo può consentire alla compagnia di arrivare a costruire polizze con pricing basato sul rischio individuale adottando logiche tariffarie comportamentali, come già avvenuto nel motor, che potrebbero anche dischiudere nuove opportunità di crescita, ad esempio l’assicurazione delle seconde case usate solo per le vacanze ed oggi raramente assicurate. Questo scenario di espansione di soluzioni con una diffusa presenza di oggetti interconnessi con l’abitazione - se adeguatamente approcciato dalle compagnie assicurative rivedendo i propri processi per sfruttare il potenziale dei dati rilevati - può portare anche significativi benefici in termini di loss control: alcuni studi hanno stimato una potenzialità di dimezzare l’attuale portata dei sinistri.
Scatole nere e scatole bianche
Per concretizzare questa opportunità, è fondamentale per le compagnie essere in grado di interfacciarsi con i differenti oggetti interconnessi: disporre di una piattaforma digitale aperta che sfrutti i molteplici sensori dell’ampio e in evoluzione ecosistema della casa - così come quelli dell’ecosistema salute per quanto riguarda le soluzioni analizzate nel precedente nostro intervento su questo giornale – rappresenta per il settore assicurativo una sfida tecnologica caratterizzata da un livello di complessità superiore rispetto a quanto affrontato fino ad oggi nel motor, per continuare con il parallelo sviluppato precedentemente. Il cambio di paradigma, rispetto all’esperienza fin qui fatta con la black-box auto, non riguarda solo gli aspetti fondamentali dell’architettura tecnologica – come il data gathering o i metodi per standardizzare dati provenienti da fonti eterogenee – ma si estende alle scelte strategiche sul modello di business. Per le compagnie infatti diventa necessario definire il proprio livello di ambizione in termini di ruolo nell’ecosistema e il modo per cooperare con altri player, al fine di creare soluzioni e servizi intorno ad un integrato set di bisogni del cliente. In quest’ottica può essere letto il percorso intrapreso dalla compagnia statunitense American Family Insurance, la quale – in partnership con Microsoft – ha lanciato un acceleratore per start-up focalizzate sul home automation.
Un interessante e innovativo esempio di utilizzo della tecnologia per l’assessment e la selezione del rischio in polizze abitazione, è stato implementato dalla compagnia Australiana Suncorp, con un taglio retail, e dal Gruppo ACE, con un focus invece sulle esigenze assicurative della clientela private. Entrambe queste realtà attraverso una partnership con la startup Trōv – applicazione per smartphone che consente di censire e organizzare le informazioni riguardo gli oggetti personali, incluse fotografie e ricevute di acquisto – hanno fatto evolvere il proprio approccio assuntivo ai rischi sul contenuto della casa.
Domotica e valutazione del rischio individuale
La domotica oggi è un segmento in forte crescita anche in Italia ed è arrivato rappresentare un terzo del fatturato generato dall’Internet of Things nel nostro paese, secondo recenti dati del Osservatorio del Politecnico di Milano. Se pensiamo alle possibilità di monitoraggio offerte dagli oggetti interconnessi delle soluzioni orizzontali di domotica – con termostati, rilevatori fumo/acqua, sensori negli elettrodomestici e negli altri oggetti della casa, sensori sugli accessi e allarmistica antifurto, sensori sulla struttura dell'abitazione – per una compagnia di assicurazioni sarebbe possibile avere un’evidenza puntuale del livello e quantità di esposizione al rischio: dalle tempistiche e modalità di utilizzo dell'abitazione fino allo stato dell'immobile e condizioni a cui è esposto (umidità, vibrazioni meccaniche, ecc.). Questo può consentire alla compagnia di arrivare a costruire polizze con pricing basato sul rischio individuale adottando logiche tariffarie comportamentali, come già avvenuto nel motor, che potrebbero anche dischiudere nuove opportunità di crescita, ad esempio l’assicurazione delle seconde case usate solo per le vacanze ed oggi raramente assicurate. Questo scenario di espansione di soluzioni con una diffusa presenza di oggetti interconnessi con l’abitazione - se adeguatamente approcciato dalle compagnie assicurative rivedendo i propri processi per sfruttare il potenziale dei dati rilevati - può portare anche significativi benefici in termini di loss control: alcuni studi hanno stimato una potenzialità di dimezzare l’attuale portata dei sinistri.
Scatole nere e scatole bianche
Per concretizzare questa opportunità, è fondamentale per le compagnie essere in grado di interfacciarsi con i differenti oggetti interconnessi: disporre di una piattaforma digitale aperta che sfrutti i molteplici sensori dell’ampio e in evoluzione ecosistema della casa - così come quelli dell’ecosistema salute per quanto riguarda le soluzioni analizzate nel precedente nostro intervento su questo giornale – rappresenta per il settore assicurativo una sfida tecnologica caratterizzata da un livello di complessità superiore rispetto a quanto affrontato fino ad oggi nel motor, per continuare con il parallelo sviluppato precedentemente. Il cambio di paradigma, rispetto all’esperienza fin qui fatta con la black-box auto, non riguarda solo gli aspetti fondamentali dell’architettura tecnologica – come il data gathering o i metodi per standardizzare dati provenienti da fonti eterogenee – ma si estende alle scelte strategiche sul modello di business. Per le compagnie infatti diventa necessario definire il proprio livello di ambizione in termini di ruolo nell’ecosistema e il modo per cooperare con altri player, al fine di creare soluzioni e servizi intorno ad un integrato set di bisogni del cliente. In quest’ottica può essere letto il percorso intrapreso dalla compagnia statunitense American Family Insurance, la quale – in partnership con Microsoft – ha lanciato un acceleratore per start-up focalizzate sul home automation.
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