Disastri naturali e copertura mediatica
A ogni evento catastrofico, giornali e tv contribuiscono a diffondere informazioni e creare solidarietà: ma se i media nazionali astraggono l’accaduto, dando spesso origine a dibattiti su principi sociali, i media locali offrono la capacità di mantenere l’unità e l’identità del territorio
09/04/2018
I disastri originati da rischi naturali sono sempre stati una delle immagini più diffuse ed emotivamente rilevanti nel panorama della comunicazione mediatica.
È tipico infatti delle situazioni emergenziali muovere l’attenzione del primo impatto nella direzione emotiva e affettiva dell’evento stesso, sottolineando le reazioni immediate delle vittime e dei soccorritori.
Questa caratteristica si riversa anche nelle modalità attraverso le quali l’evento rimarrà nella memoria collettiva e verrà condiviso in altre occasioni simili.
Lo scopo della comunicazione in situazioni così critiche è molteplice: favorire la comprensione dell’evento da parte di chi ne è direttamente coinvolto agevolando comportamenti proattivi; fornire un’immagine condivisa per il pubblico vicario; creare una possibilità interpretativa dell’evento che accomuni le visioni differenti di un pubblico con diversi bisogni comunicativi.
Il rapporto informazione – emozione – solidarietà
In passato, lo tsunami del 2004 che ha colpito il sud-est asiatico ha mostrato al mondo intero l’influenza che la componente affettiva può giocare nella percezione dell’evento e nei comportanti post disastri degli spettatori.
In quel caso particolare, l’attenzione si era focalizzata non solo sulle donazioni e sulle raccolte fondi, ma anche sulla presunta necessità di avviare pratiche veloci per le adozioni internazionali degli orfani dello tsunami.
Situazione questa che si è andata poi ridimensionando, e che ha posto in essere tutta la mancanza di conoscenza della società colpita dall’evento e delle tradizioni locali.
Medesima circostanza si è avuta in seguito al terremoto ad Haiti nel 2010, per il quale una specifica parte degli aiuti umanitari si erano concentrati sulle richieste di adozione internazionale, poi rientrate perché in realtà la struttura familiare allargata tipica in quella nazione è riuscita per gran parte dei casi a sopperire alla perdita della famiglia nucleare.
Sebbene questi fattori giochino un ruolo preponderante nella comprensione di eventi quali i disastri originati da fattori naturali, ve ne sono altri che influiscono sul modo con il quale le notizie vengono costruite e veicolate dal panorama mediatico nazionale o locale.
L’evento come origine di nuovo dibattito civile
Se si analizzano le coperture di stampa (ma anche le edizioni online) o televisive in seguito a eventi di tale tipo, si notano precise diversità comunicative fra media nazionali e locali. Questo è vero se si considerano in particolare le scelte strategiche operate per la comunicazione di tali eventi, i canali utilizzati e le modalità comunicative.
Da una prima riflessione emerge che i media nazionali concentrano e riportano l’attenzione su tematiche di rilevanza più generale e che possono interessare un pubblico più vasto dell’area colpita.
Questo genera certamente una percezione dell’evento diversa rispetto alla realtà locale, promuovendo, come è stato fatto per i casi di ČCernobyl’ o Seveso, tematiche di ampio respiro che hanno generato dibattiti pubblici relativi a questioni come l’utilità e la sostenibilità dell’energia nucleare o la scelta dell’aborto.
Da questi confronti, e spesso scontri, si sono aperte strade legislative, che hanno portato all’approvazione di normative nazionali ed europee, che ancora oggi regolano specifici ambiti.
Inoltre, molto spesso i toni della comunicazione mediatica su base nazionale sono maggiormente orientati alle logiche di visibilità, e quindi la necessità di controllare le fonti, tipica di questo processo comunicativo, è ancora più accentuata.
Da una rapida analisi di queste strategie comunicative emerge la componente più emotiva e corale delle notizie diffuse, anche se non mancano aspetti di inchiesta legati alle specifiche realtà locali.
Il ruolo dei media nella conservazione dell’identità locale
La prospettiva locale pone invece in evidenza le difficoltà e le contraddizioni, che sempre hanno luogo nella fase di post crisi, concentrandosi sulle vulnerabilità emerse proprio a seguito dell’impatto.
Il livello locale di informazione si avvantaggia poi di una più ampia connessione con le memorie storiche locali e il passato, che mette in connessione conoscenze locali e tradizioni molto spesso dimenticate.
Ciò permette di condividere ad ampio raggio riflessioni circa la gestione, le criticità e le vulnerabilità tipiche della fase di post disastro.
Un esempio, a questo riguardo, emerge con il ricordo delle fasi di immediato post impatto, seguito al passaggio dell’uragano Katrina avvenuto nel 2005 nell’area del Mississippi e New Orleans nello specifico.
Tale evento naturale ha avuto la forza di portare alla luce profonde disuguaglianze sociali, che sono diventate tema centrale di molti dibattiti pubblici e anche di campagne elettorali, mentre l’esperienza messa a punto da una rivista locale ha permesso di utilizzare il canale comunicativo in loco come una piattaforma di raccolta e smistamento dati, connettendo la comunità colpita e permettendo quindi il superamento delle divergenze emerse, mediante un modello comunicativo grassroots proveniente dai bisogni e dalle risorse della società civile. Tutto questo inoltre ha facilitato una narrazione condivisa e quindi comune dell’evento, permettendo una sua rielaborazione sociale con un più proattivo superamento.
Un compito proattivo per i social
Un unico evento acquista quindi due dimensioni interpretative e di vissuto sociale molto differente: da un lato il fenomeno di spettacolarizzazione, dall’altro problematiche locali che si ripetono molto spesso nel tempo.
Le differenti strategie comunicative hanno come effetto quello di polarizzare l’attenzione di chi si informa e del pubblico più in generale verso due prospettive parallele, una locale e l’altra nazionale, creando effetti differenti nelle singole percezioni.
Accanto al panorama mediatico tradizionale finora considerato, in particolare stampa e televisione, è utile riflettere circa il ruolo dei social media nelle narrazioni post emergenza. Il trend di questo decennio conferma che i social media possono fungere da agente catalizzatore di attenzione e risposte proattive nell’immediato post emergenza a livello nazionale, ma è nel contesto locale che la loro importanza si accresce. Il tutto sfruttando l’utilizzo di piattaforme che permettano in modo flessibile e resiliente la partecipazione attiva delle vittime stesse nella narrazione dell’evento.
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