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Primi principi etici per la robotica

Si fa sempre più impellente la necessità di regolamentare l’uso e lo sviluppo delle intelligenze artificiali, che presentano caratteristiche più complesse delle macchine finora usate come riferimento normativo e assicurativo. Un primo passo sono la Risoluzione Eu del 16 febbraio 2017 e le leggi in discussione negli Usa

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Definire cosa sia esattamente una “intelligenza artificiale” è pressoché impossibile, e ad oggi infatti non esiste una definizione universalmente accettata di tale concetto. Particolarmente interessante è la definizione resa da Bellman nel 1978, che considera le intelligenze artificiali come “l’automazione di attività che associamo al pensiero umano”. 
Questa definizione, forse più di altre, ha il pregio di evidenziare il metodo di funzionamento (e quindi di possibile sviluppo e impatto sulla società) delle intelligenze artificiali, che consentono ai computer di abbandonare la logica binaria (per cui un dato può essere soltanto vero o falso) utilizzata sinora, e di qualificare così un dato come vero, falso oppure parzialmente vero e parzialmente falso. Se ciò sembra banale, è necessario considerare che sulla base di tale nuova valutazione i computer potranno assumere autonomamente decisioni sempre più complesse e, soprattutto, potranno apprendere dall’esperienza e dall’interazione.
In sostanza, i robot potranno non soltanto raccogliere dati, ma anche (se del caso a distanza di anni) porli in relazione tra loro, valutarne la veridicità e formulare ipotesi di evoluzione del caso oggetto di studio. Lo sviluppo delle nuove intelligenze artificiali (c.d. forti in contrapposizione a quelle del passato, definite appunto deboli) potrebbe quindi avere un impatto rivoluzionario sulla nostra società e in ambito assicurativo, ove si assisterà a una sempre maggiore gestione ed elaborazione di dati tramite algoritmi.
Ciò significa, per esempio, che l’offerta assicurativa potrà essere ritagliata ad hoc per ciascun assicurato: il costo dell’assicurazione auto potrà essere fissato dal nostro smartphone, in grado di rilevare (e registrare) numerosissime variabili e situazioni di pericolo come la tendenza del conducente a porre in essere accelerazioni improvvise o brusche frenate, la propensione al consumo di sostanze alcoliche o di farmaci prima di mettersi alla guida, il numero di ore consecutive guidate o il tipo di strada abitualmente percorsa. 

Uno stato giuridico per i robot
Nonostante l’impiego di intelligenze artificiali sia in rapida ascesa, la normazione del fenomeno si sta sviluppando timidamente, ed esclusivamente (o quasi) in ambito sovranazionale, e ciò al chiaro fine di tracciare linee guida quanto più uniformi cui i singoli Stati dovranno adeguarsi. Il motivo di tale interessamento sovranazionale è facilmente intuibile: se da un lato le organizzazioni internazionali vogliono evitare che, in assenza di chiare linee guida, singoli Stati possano sviluppare e utilizzare intelligenze artificiali in grado di provocare gravi danni all’uomo (si pensi all’uso di droni militari sempre più sofisticati), dall’altro il funzionamento stesso (e quindi le possibili conseguenze in ambito civile e penale) dei robot sarà caratterizzato da elementi di internazionalità (si pensi all’assemblaggio di componenti provenienti da diversi Stati, allo sviluppo e alla manutenzione dei software condotti in nazioni differenti, alla crescente circolazione delle macchine e delle persone). 
Queste preoccupazioni hanno spinto il Parlamento Europeo a pronunciare, il 16 febbraio 2017, una prima Risoluzione recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica. Mediante tale risoluzione, che assume quali punti di partenza le tre famose leggi sulla robotica di Asimov, il Parlamento ha presentato una proposta di Carta sulla Robotica, ovvero un codice deontologico nel settore della robotica che getti le basi per l’identificazione, il controllo e il rispetto di principi etici fondamentali già a partire dalla fase di progettazione e di sviluppo dei software.

Serve un regime assicurativo ad hoc
Il Parlamento ha chiesto in particolare alla commissione Giuridica di sottoporre un testo che individui, tra l’altro, la creazione di uno specifico registro per robot avanzati e l’ambito della responsabilità delle macchine nella causazione del danno a cose e/o persone. Il Parlamento ha infatti evidenziato che l’attuale impianto normativo di riferimento, costituito dalla responsabilità oggettiva del prodotto, non è adeguato a ricomprendere anche la responsabilità nascente da fatto o colpa delle intelligenze artificiali.
Parte della dottrina ha quindi proposto l’applicazione della responsabilità relativa al nuncius, secondo cui si dovrebbe riconoscere al robot un più o meno limitato grado di autonomia espressiva della propria volontà. In realtà, anche la responsabilità relativa al nuncius pare inadatta (soprattutto in una prospettiva di lungo termine) a garantire il rispetto dei diritti dei terzi che entreranno in contatto con robot in grado di assumere decisioni sempre più autonome. Il Parlamento ha quindi ipotizzato l’introduzione uno specifico status giuridico per i robot, costituito dalla c.d. personalità elettronica e ha stabilito, a prescindere dalla soluzione giuridica che si sceglierà di applicare alla responsabilità per i robot, di non limitare il tipo, l’entità o le forme dei danni risarcibili alla parte lesa.
Infine, il Parlamento ha chiesto l’istituzione in ambito europeo di un regime assicurativo obbligatorio che imponga a produttori e proprietari di robot di sottoscrivere una copertura per i danni provocati dai propri robot e la creazione di un fondo di garanzia in caso di assenza di copertura assicurativa.

Sostenibilità e dignità umana alla base delle norme attese
Successivamente all’emanazione di tale risoluzione, nel corso della seduta del 4 maggio 2017, anche la commissione Difesa del Parlamento italiano ha elaborato una serie di mozioni in materia di robotica e intelligenza artificiale che hanno quale fine principale quello di impegnare il Governo a favorire una linea comune tra i ministeri nell’approccio allo sviluppo sostenibile della robotica nonché a garantire la dignità umana e il rispetto della sicurezza e della privacy.
Il rispetto della sicurezza dei dati raccolti e della privacy costituisce un punto focale anche per i legislatori degli altri Stati in cui si sta sviluppando una normativa sulla robotica, ovvero Stati Uniti, Giappone, Cina e Corea del Sud. In particolare, gli Stati Uniti sono impegnati proprio in questi mesi nella discussione della proposta di legge denominata Future of artificial intelligence act, presentata dal deputato Pete Olson.
La proposta di legge, che non potrà non influenzare anche il legislatore europeo, mira soprattutto a regolare l’impatto della robotica sull’occupazione e a garantire l’istituzione di un sistema di raccolta e gestione dati idoneo a assicurare, anche in caso di attacchi informatici, la privacy delle persone cui si riferiscono i dati immagazzinati dai robot. 

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