Esiste un pericolo Gafa nel mondo assicurativo?
Sopravvalutato o sminuito, l’ingresso sul mercato dei big player di internet è comunque un’eventualità temuta dalle compagnie. Ma se i primi hanno un’ampia base di clienti, le seconde possono contare sulla presenza territoriale
13/12/2018
C’è un acronimo che si aggira in tutti i settori merceologici: Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon), ossia i grandi player mondiali della rete che via via tendono a sottrarre quote di mercato in più settori industriali. Anche le compagnie assicurative, in questo senso, sono sotto attacco? Che cosa possono fare? L’argomento è molto attuale e foriero di considerazioni che è ancora difficile articolare nel dettaglio. Ciò anche perché le big companies di internet approfittano di quella sorta di spostamento d’accento che è rappresentato dalle fintech e dalle insurtech, che sono ormai diffuse e continuano a diffondersi, in autonomia o come propaggine delle banche, soprattutto nel mercato Usa. In Italia, invece, è come se le assicurazioni, preoccupandosi poco dei concorrenti digitali, perdessero di vista che surrettiziamente la vera minaccia può arrivare proprio dai Gafa. Un atteggiamento, va detto, comprensibile anche perché, in particolare in Italia, le insurtech sono quasi sempre start-up con pochi clienti, lontane dimensionalmente dalle compagnie tradizionali che ancora presidiano il mercato. Anche se, a essere onesti, questo presidio è esercitato sempre con maggiori difficoltà, a causa di una clientela che progressivamente va cambiando le proprie abitudini di acquisto dei prodotti assicurativi.
La distanza dalla realtà Usa
Discorso diverso, come abbiamo già anticipato, vale invece per gli Stati Uniti, dove operano insurtech maggiori e che trovano notevoli finanziamenti, pure se spesso i risultati non hanno ancora raggiunto il pareggio di bilancio. Tuttavia, a ben vedere, ciò che accomuna le insurtech sia nel nostro Paese che negli Usa è, più che una caratteristica, una loro mancanza, che rappresenta invece il vantaggio dei Gafa: la disponibilità di un’ampia customer base, di cui i grandi operatori di internet dispongono. Così si spiega, per esempio, la scelta di Amazon, che oramai insieme ad Alibaba è uno dei due maggiori marketplace al mondo, di lanciare Amazon Protect, una gamma di prodotti assicurativi acquistabili appunto attraverso il proprio sito. In tale strategia si inquadra inoltre l’acquisizione per 12 milioni di dollari di una compagnia assicurativa digitale indiana, specializzata nello sviluppo e distribuzione di prodotti assicurativi per auto e biciclette.
Chiudere gli occhi, senza immaginarsi le possibili conseguenze di tali strategie anche nel nostro Paese, potrebbe risultare perdente nel medio periodo. Le nostre compagnie nazionali devono pertanto attrezzarsi per tempo e lo possono fare percorrendo fondamentalmente due strade. Da un lato competere sullo stesso terreno, ossia potenziando la propria offerta digitale e i processi di acquisizione di nuovi clienti sui canali digitali, dall’altro sfruttare e ottimizzare il vantaggio di cui un operatore come Amazon è privo: la rete territoriale dei propri agenti.
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