Gestire il rischio come leva per il successo
In quest’ultimo periodo ci sta concentrando molto spesso su quelle che sono le tematiche legate al risk management, uno strumento sempre più fondamentale per le imprese per capire come posizionare e differenziare i rischi a cui si espongono.
Ma come mai tutta questa attenzione sull’argomento? Perché in uno scenario in costante cambiamento sono sempre maggiori i fattori da considerare per proteggersi adeguatamente: quelli economici direttamente proporzionali al rischio di impresa; quelli “ambientali”, esterni al core business e altamente imprevedibili; quelli finanziari, legati alle fluttuazioni dei mercati e alle decisioni di terzi.
E’ fondamentale, prima di tutto, capire come, per un’impresa, queste tre tipologie di rischio siano collegate tra loro. Identificarli, per poi evitarli o ridurli, è il primo passo basilare per rendere un’azienda solida e stabile. Senza scomodare esempi eclatanti, come le grandi catastrofi che hanno colpito Giappone e Nuova Zelanda negli ultimi anni, basta rimanere in Italia per capire come una gestione oculata del rischio e l’affidamento a coperture assicurative ponderate siano gli strumenti giusti per ripartire. Sia in Emilia dopo il terremoto, che nelle zone del Nord Italia colpite negli ultimi anni da violente alluvioni, gli assicuratori hanno letteralmente aiutato le imprese a rialzarsi.
Il tutto, inoltre, non sarebbe possibile senza la tecnologia. Altro argomento sulla bocca di tutti. Sempre più utilizzati dal mercato assicurativo, software che permettono di creare modelli predittivi aiutano a imparare dagli errori passati, ma allo stesso tempo, come avevo scritto circa un anno fa, a “predire” il futuro. Partendo da un’analisi oculata dei dati a disposizione si è quindi ormai in grado di costruire programmi su misura, per le esigenze di ogni cliente. Con la possibilità di far capire che ogni impresa è diversa. Che ogni modo di fare business è diverso. E quindi la copertura offerta deve essere specifica per determinati rischi e situazioni.
L’ecosistema globale sta cambiando. Un grave evento atmosferico nel Sud Est asiatico può avere ingenti conseguenze sulla produzione di macchinari negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio banale. Ma questo non può essere tralasciato e dimenticato dai key men di un’azienda.
Purtroppo nessuno è in grado di conoscere con sicurezza quello che succederà. Ma grazie alla gestione e al giusto trasferimento del rischio ci si può avvicinare sempre di più al concetto di certezza. Né i modelli, né le coperture assicurative sono affidabili al 100%. Fattori umani e naturali, interni ed esterni, si incontrano e si scontrano ogni giorno generando valore o distruzione.
Sta allora all’uomo cercare di studiare, capire e gestire i rischi. Per ridurre quel gap fisiologico che si viene a creare in base alla propensione al rischio di ognuno di noi. E’ una questione di successo o di disfatta, di profitto o di perdita.
Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo e consulente
Ma come mai tutta questa attenzione sull’argomento? Perché in uno scenario in costante cambiamento sono sempre maggiori i fattori da considerare per proteggersi adeguatamente: quelli economici direttamente proporzionali al rischio di impresa; quelli “ambientali”, esterni al core business e altamente imprevedibili; quelli finanziari, legati alle fluttuazioni dei mercati e alle decisioni di terzi.
E’ fondamentale, prima di tutto, capire come, per un’impresa, queste tre tipologie di rischio siano collegate tra loro. Identificarli, per poi evitarli o ridurli, è il primo passo basilare per rendere un’azienda solida e stabile. Senza scomodare esempi eclatanti, come le grandi catastrofi che hanno colpito Giappone e Nuova Zelanda negli ultimi anni, basta rimanere in Italia per capire come una gestione oculata del rischio e l’affidamento a coperture assicurative ponderate siano gli strumenti giusti per ripartire. Sia in Emilia dopo il terremoto, che nelle zone del Nord Italia colpite negli ultimi anni da violente alluvioni, gli assicuratori hanno letteralmente aiutato le imprese a rialzarsi.
Il tutto, inoltre, non sarebbe possibile senza la tecnologia. Altro argomento sulla bocca di tutti. Sempre più utilizzati dal mercato assicurativo, software che permettono di creare modelli predittivi aiutano a imparare dagli errori passati, ma allo stesso tempo, come avevo scritto circa un anno fa, a “predire” il futuro. Partendo da un’analisi oculata dei dati a disposizione si è quindi ormai in grado di costruire programmi su misura, per le esigenze di ogni cliente. Con la possibilità di far capire che ogni impresa è diversa. Che ogni modo di fare business è diverso. E quindi la copertura offerta deve essere specifica per determinati rischi e situazioni.
L’ecosistema globale sta cambiando. Un grave evento atmosferico nel Sud Est asiatico può avere ingenti conseguenze sulla produzione di macchinari negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio banale. Ma questo non può essere tralasciato e dimenticato dai key men di un’azienda.
Purtroppo nessuno è in grado di conoscere con sicurezza quello che succederà. Ma grazie alla gestione e al giusto trasferimento del rischio ci si può avvicinare sempre di più al concetto di certezza. Né i modelli, né le coperture assicurative sono affidabili al 100%. Fattori umani e naturali, interni ed esterni, si incontrano e si scontrano ogni giorno generando valore o distruzione.
Sta allora all’uomo cercare di studiare, capire e gestire i rischi. Per ridurre quel gap fisiologico che si viene a creare in base alla propensione al rischio di ognuno di noi. E’ una questione di successo o di disfatta, di profitto o di perdita.
Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo e consulente
© RIPRODUZIONE RISERVATA
👥