Google vola oltre le auto intelligenti
Mentre la Google Car, l’auto del futuro che si guida da sola, incappa in sempre più numerosi incidenti, spesso causati dall’eccessiva intelligenza della stessa, a Mountain View c’è già chi sta andando oltre, pensando agli aerei del futuro. Che i droni vengano impiegati in un numero sempre maggiore di attività non è una novità, ma quali sono gli scenari dell’aviazione verso i quali ci stiamo muovendo?
Il progetto di Google chiamato Wing (“ala” in italiano) punta a rivoluzionare il mercato dei voli civili e commerciali. Pensandoci bene, già ora la maggior parte degli aeromobili fa affidamento su complessi sistemi di controllo computerizzati per solcare i cieli. Ma lo spostamento in tre dimensioni aggiunge un elemento di complessità e di rischio non indifferente a questo scenario.
Aerei “telecomandati” da terra avrebbero alcuni vantaggi di non poco conto: l’autorità sul controllo del traffico tedesca, ancora scossa dal drammatico incidente GermanWings dello scorso marzo, ha accolto con favore la possibilità di poter prendere il controllo dei velivoli da terra, in caso di gravi e improvvise emergenze.
Senza guardare troppo avanti, però, a che punto siamo arrivati con i prototipi di aerei da “Ritorno al futuro”? Google ha rivelato di aver testato in Australia un drone in grado di spostarsi autonomamente e di consegnare le spedizioni agli abitanti delle zone più remote della terra dei canguri. Il progetto è però in fase di stand-by a causa di alcune difficoltà nella progettazione, nonostante l’obiettivo sia chiaro: trovare un metodo alternativo a quello del trasporto su strada, poco sostenibile per l’ambiente e per le città.
Dall’altro lato dell’oceano Pacifico, negli Stati Uniti, la U.S. Federal Aviation Administration ha di recente allargato le maglie dei permessi di volo commerciale ai droni. Ecco perché Google non ha tardato a fare nuovamente rotta verso la California per tracciare alcune stime interessanti: nei prossimi 20 anni i cieli americani potrebbero vedere 1 milione di voli da parte di droni ogni giorno; il mercato dei velivoli intelligenti potrebbe valere 200 milioni di dollari fra 3 anni, per poi espandersi a 1 miliardo in pieno boom.
Tutto ciò è direttamente proporzionale a quanto la tecnologia si muoverà velocemente. Bisogna capire come gestire le situazioni di emergenza e di controllo dei droni che volano oltre l’orizzonte visivo dell’operatore che li comanda. Mountain View è già al lavoro su un prototipo di trasmettitore per localizzare il segnale dei droni. E l’autorità americana implementerà questo tipo di strumento su tutti i voli di linea entro il 2020 per testarne la funzionalità.
I riflessi a carattere assicurativo di queste scoperte tecnologiche si sprecano: nei prossimi 5 anni si stima che il mercato delle coperture per i droni avrà un’impennata del 40%. E i rischi che gli operatori del settore temono sono i più svariati: dall’invasione della sfera della privacy, a polizze mal strutturate, fino a danni a cose e persone. Il panorama dei cieli si fa affollato e complesso. Speriamo che la sfida lanciata da Google non porti troppe aziende a cercare ti toccare il sole… La leggenda di Icaro ci può insegnare sempre qualcosa…
Il progetto di Google chiamato Wing (“ala” in italiano) punta a rivoluzionare il mercato dei voli civili e commerciali. Pensandoci bene, già ora la maggior parte degli aeromobili fa affidamento su complessi sistemi di controllo computerizzati per solcare i cieli. Ma lo spostamento in tre dimensioni aggiunge un elemento di complessità e di rischio non indifferente a questo scenario.
Aerei “telecomandati” da terra avrebbero alcuni vantaggi di non poco conto: l’autorità sul controllo del traffico tedesca, ancora scossa dal drammatico incidente GermanWings dello scorso marzo, ha accolto con favore la possibilità di poter prendere il controllo dei velivoli da terra, in caso di gravi e improvvise emergenze.
Senza guardare troppo avanti, però, a che punto siamo arrivati con i prototipi di aerei da “Ritorno al futuro”? Google ha rivelato di aver testato in Australia un drone in grado di spostarsi autonomamente e di consegnare le spedizioni agli abitanti delle zone più remote della terra dei canguri. Il progetto è però in fase di stand-by a causa di alcune difficoltà nella progettazione, nonostante l’obiettivo sia chiaro: trovare un metodo alternativo a quello del trasporto su strada, poco sostenibile per l’ambiente e per le città.
Dall’altro lato dell’oceano Pacifico, negli Stati Uniti, la U.S. Federal Aviation Administration ha di recente allargato le maglie dei permessi di volo commerciale ai droni. Ecco perché Google non ha tardato a fare nuovamente rotta verso la California per tracciare alcune stime interessanti: nei prossimi 20 anni i cieli americani potrebbero vedere 1 milione di voli da parte di droni ogni giorno; il mercato dei velivoli intelligenti potrebbe valere 200 milioni di dollari fra 3 anni, per poi espandersi a 1 miliardo in pieno boom.
Tutto ciò è direttamente proporzionale a quanto la tecnologia si muoverà velocemente. Bisogna capire come gestire le situazioni di emergenza e di controllo dei droni che volano oltre l’orizzonte visivo dell’operatore che li comanda. Mountain View è già al lavoro su un prototipo di trasmettitore per localizzare il segnale dei droni. E l’autorità americana implementerà questo tipo di strumento su tutti i voli di linea entro il 2020 per testarne la funzionalità.
I riflessi a carattere assicurativo di queste scoperte tecnologiche si sprecano: nei prossimi 5 anni si stima che il mercato delle coperture per i droni avrà un’impennata del 40%. E i rischi che gli operatori del settore temono sono i più svariati: dall’invasione della sfera della privacy, a polizze mal strutturate, fino a danni a cose e persone. Il panorama dei cieli si fa affollato e complesso. Speriamo che la sfida lanciata da Google non porti troppe aziende a cercare ti toccare il sole… La leggenda di Icaro ci può insegnare sempre qualcosa…
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