Gli esami non finiscono mai
Nella cultura popolare italiana c’è un detto, riconducibile a una commedia del 1973 di Eduardo De Filippo, che non passerà mai di moda: gli esami non finiscono mai. Nella vita e nel lavoro il percorso da seguire è sempre lo stesso: superare gli ostacoli e le difficoltà per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Anche le compagnie di assicurazione, impegnate a superare la crisi economica e a soddisfare le richieste degli azionisti, sono sottoposte a stress test sempre più stringenti, utili però a valutare la solidità dei player del mercato negli scenari più complessi. Il regolatore inglese, la Prudential Regulation Authority, per esempio, ha di recente deciso di sottoporre le compagnie del Regno Unito alla prova delle prove, tra scenari di attacchi terroristici e cataclismi da film hollywoodiani.
La gamma degli eventi immaginati racchiude tutte le possibili attività che impatterebbero notevolmente sul mercato: da una tempesta magnetica in grado di far crollare tutta la rete di fornitura di energia elettrica, a un inaspettato cambiamento normativo volto a incidere in maniera sostanziale sull’importo dei risarcimenti nel settore Rc auto. In un’altra delle simulazioni sottoposte alle compagnie, invece, si è chiesto di immaginare le conseguenze assicurative che l’esplosione simultanea di due bombe potrebbe causare a città come Londra e New York.
L’Autorità di vigilanza ha deciso di massimizzare anche l’impatto dei rischi cyber, immaginando, tra gli scenari proposti, un attacco informatico in grado di mettere KO tutte le reti internet per 24 ore. Alle compagnie è stato chiesto di ipotizzare che questo evento possa generare conseguenze dannose su 15 dei loro clienti attivi nel settore retail, partendo dal presupposto che tutti i dati dei clienti, compresi quelli delle carte di credito, sono stati compromessi.
Altri eventi sottoposti agli assicuratori, a tratti apocalittici, hanno connotazioni più economiche e riprendono gli stress test ai quali sono state sottoposte le banche inglesi: si immagini, per esempio, che la disoccupazione in Gran Bretagna raggiunga il 35%, che il prezzo del petrolio si assesti a 38 dollari al barile e che l’euro perda un quarto del suo valore nei confronti del dollaro. Che ne sarebbe del sistema assicurativo dopo tutto ciò? Chi riuscirebbe a rimanere in piedi?
A quanto pare, però, le compagnie non sono rimaste molto impressionate da queste “prove” ricche di dettagli, quanto da quelle nelle quali sono state lasciate libere di decidere come reagire a un evento catastrofale prevedibile come 1 ogni 200 anni. Idem per quanto riguarda l’ipotetica situazione che vedrebbe il business model della compagnia completamente inutilizzabile e, quindi, da ricostruire da zero.
I risultati dei test sono già stati raccolti dal regolatore, che nei prossimi mesi darà il suo verdetto. C’è da dire che non è passato troppo tempo da quelli che l’Eiopa ha messo in atto per valutare il grado di preparazione delle compagnie all’attuazione di Solvency II, ma un doppio controllo non è mai eccessivo. La PRA è certa che le compagnie inglesi reagiranno bene e l’obiettivo di questa azione di vigilanza non è di certo quello di richiedere una maggiore capitalizzazione delle compagnie. E’, invece, un giusto stimolo per raggiungere quegli obiettivi che non possono essere ottenuti se non superando esami su esami. Infiniti ma sempre necessari.
Anche le compagnie di assicurazione, impegnate a superare la crisi economica e a soddisfare le richieste degli azionisti, sono sottoposte a stress test sempre più stringenti, utili però a valutare la solidità dei player del mercato negli scenari più complessi. Il regolatore inglese, la Prudential Regulation Authority, per esempio, ha di recente deciso di sottoporre le compagnie del Regno Unito alla prova delle prove, tra scenari di attacchi terroristici e cataclismi da film hollywoodiani.
La gamma degli eventi immaginati racchiude tutte le possibili attività che impatterebbero notevolmente sul mercato: da una tempesta magnetica in grado di far crollare tutta la rete di fornitura di energia elettrica, a un inaspettato cambiamento normativo volto a incidere in maniera sostanziale sull’importo dei risarcimenti nel settore Rc auto. In un’altra delle simulazioni sottoposte alle compagnie, invece, si è chiesto di immaginare le conseguenze assicurative che l’esplosione simultanea di due bombe potrebbe causare a città come Londra e New York.
L’Autorità di vigilanza ha deciso di massimizzare anche l’impatto dei rischi cyber, immaginando, tra gli scenari proposti, un attacco informatico in grado di mettere KO tutte le reti internet per 24 ore. Alle compagnie è stato chiesto di ipotizzare che questo evento possa generare conseguenze dannose su 15 dei loro clienti attivi nel settore retail, partendo dal presupposto che tutti i dati dei clienti, compresi quelli delle carte di credito, sono stati compromessi.
Altri eventi sottoposti agli assicuratori, a tratti apocalittici, hanno connotazioni più economiche e riprendono gli stress test ai quali sono state sottoposte le banche inglesi: si immagini, per esempio, che la disoccupazione in Gran Bretagna raggiunga il 35%, che il prezzo del petrolio si assesti a 38 dollari al barile e che l’euro perda un quarto del suo valore nei confronti del dollaro. Che ne sarebbe del sistema assicurativo dopo tutto ciò? Chi riuscirebbe a rimanere in piedi?
A quanto pare, però, le compagnie non sono rimaste molto impressionate da queste “prove” ricche di dettagli, quanto da quelle nelle quali sono state lasciate libere di decidere come reagire a un evento catastrofale prevedibile come 1 ogni 200 anni. Idem per quanto riguarda l’ipotetica situazione che vedrebbe il business model della compagnia completamente inutilizzabile e, quindi, da ricostruire da zero.
I risultati dei test sono già stati raccolti dal regolatore, che nei prossimi mesi darà il suo verdetto. C’è da dire che non è passato troppo tempo da quelli che l’Eiopa ha messo in atto per valutare il grado di preparazione delle compagnie all’attuazione di Solvency II, ma un doppio controllo non è mai eccessivo. La PRA è certa che le compagnie inglesi reagiranno bene e l’obiettivo di questa azione di vigilanza non è di certo quello di richiedere una maggiore capitalizzazione delle compagnie. E’, invece, un giusto stimolo per raggiungere quegli obiettivi che non possono essere ottenuti se non superando esami su esami. Infiniti ma sempre necessari.
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