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Le assicurazioni al tempo della condivisione

Che i consumatori del terzo millennio siano diversi da quelli che li hanno preceduti è poco ma sicuro. Le nuove tendenze hanno costretto molte industrie, da quella del turismo a quella dei trasporti, ad affrontare nuove sfide e a cambiare di conseguenza. Sappiamo tutti che la sharing economy ha semplificato la vita di molte persone, ma le conseguenze della condivisione degli oggetti di proprietà può avere conseguenze tutt’altro che positive, soprattutto dal punto di vista assicurativo.

Quali sono i numeri della condivisione di auto (car sharing), abitazioni (Air BnB), passaggi (Uber e Blablacar), musica (Spotify)? Solo in Gran Bretagna, nel 2015, questo mercato ha fruttato circa 500 milioni di sterline. Un fenomeno tutt’altro che passeggero. Che, al contrario, si sta consolidando sempre di più. Tanto che PwC ha previsto che nei prossimi 10 anni potrebbe raggiungere guadagni attorno ai 9 miliardi. Trainato da costanti scoperte in campo tecnologico, da una continua mancanza di risorse in capo ai privati e da una società che si sta adattando velocemente a questo cambiamento.

Al centro di tutto questo processo c’è l’innovazione. Attraverso le piattaforme online e gli smartphone è ormai possibile accedere a mercati virtuali dove domanda e offerta di beni e servizi si incontrano liberamente. La tecnologia GPS ci permette inoltre di localizzare noi stessi, quello che ci interessa e chi ce lo sta vendendo. Rendendo il tutto ancora più vicino. E quindi appetibile.

Come sottolineato in precedenza, l’uomo si sta ingegnando in questo modo per affrontare il massiccio aumento della popolazione mondiale (11 miliardi nel 2100), che porterà a un drastico calo delle risorse. Se si pensa che le nostre automobili vengono utilizzate in media un’ora al giorno, è inevitabile che la soluzione migliore per ammortizzare il costo del veicolo e del carburante sia quella di condividere il nostro mezzo con altre persone, per soddisfare le esigenze di molti con spese contenute.

In questo nuovo scenario la proprietà delle cose (con un orizzonte temporale lungo) è acqua passata. Meglio affittare, condividere, creare guadagno da quello che si ha. In Inghilterra, per esempio, circa 20.000 persone hanno cominciato ad affittare i loro vialetti di casa, per lo più inutilizzati. Ma che, se “prestati” come parcheggi, possono fruttare fino a 500 sterline all’anno.

Con la sharing economy in continua evoluzione e con la prospettiva di espandersi nei prossimi decenni da un focus sul B2C a una più complessa realtà B2B, non mancano le sfide per gli assicuratori. Purtroppo è al momento difficile, per le varie piattaforme online, trovare coperture adeguate per i prodotti e i servizi condivisi. I numeri sono troppo variabili e non esiste storicità per quel che riguarda i sinistri. Tutto ciò porta, nei casi nei quali si trova una soluzione, a dover far fronte a premi molto elevati. Poco convenienti per realtà che nella maggior parte dei casi sono startup con poche risorse.

Ci si ritrova, infine, in un circolo vizioso. Con l’obiettivo, per questo 2016 e per gli anni a venire, di trovare le soluzioni più adeguate per rendere la sharing economy sicura, solida e sostenibile.


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