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Generali-Natixis, la politica accende un faro

Tanta preoccupazione per il lancio della joint venture che è stata annunciata ieri dal gruppo assicurativo. Il PD chiede intanto l’applicazione del golden power

Generali-Natixis, la politica accende un faro
Le rassicurazioni di Philippe Donnet non sono bastate. “È una bufala dire che mandiamo i soldi degli italiani in Francia”, aveva affermato ieri il group ceo di Generali in una conference call con le agenzie di stampa indetta subito dopo l’annuncio della nuova joint venture siglata con Natixis, società parte del gruppo francese Bpce, nel settore dell’asset management. Parole che non hanno tuttavia rassicurato vari esponenti della politica, tutti preoccupati per le possibili conseguenze sul risparmio degli italiani.

"Desta preoccupazione l'accordo preliminare annunciato fra Generali e Bpce”, ha commentato Fausto Orsomarso, capogruppo di FdI alla commissione Finanze del Senato. L’operazione, ha proseguito, “rischia di avere impatti rilevanti per l’Italia e per i suoi risparmiatori”. Il parlamentare non si è detto contrario a priori alla nascita di questa nuova realtà, ma ha evidenziato come “non possiamo nascondere la preoccupazione, per gli azionisti della società e per gli interessi nazionali, che questo nuovo protagonista della finanza continentale di italiano abbia solamente il denaro dei nostri risparmiatori”. 

Restando nell’ambito dei partiti di maggioranza, Vito De Palma, capogruppo di FI in commissione Finanze della Camera, ha auspicato che “da parte degli organi deputati vengano effettuate tutte le necessarie verifiche per garantire che l'operazione in atto non rappresenti esclusivamente una natura speculativa: l’aspetto che FI ha a cuore – ha detto – è che i risparmi degli italiani restino in Italia”. Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati – Centro Popolare, ha invece chiesto che siano fatte “le necessarie verifiche sulla validità dell'operazione, anche al fine di evitare che quote così rilevanti di risparmi e investimenti siano gestiti perseguendo finalità diverse dall'interesse italiano”.

Dall’opposizione si è invece levata la voce di Antonio Nicita, senatore del PD, che oggi su Il Foglio ha di fatto chiesto l’applicazione del golden power. “Andrebbe attivato anche per valutare l’imposizione di eventuali prescrizioni”, ha scritto il parlamentare, evidenziando soprattutto la necessità di rilevare se “i rischi di queste operazioni possano incidere e in che misura su investimenti e andamento dei titoli di Stato”. Nicita ha chiesto dunque chiarezza, “anche al fine di comprendere quali possibili vincoli all’operazione, sotto il profilo dell’autonomia gestionale sugli asset propri, possano essere imposti e quanti e quali benefici possano essere garantiti a clienti finali e investitori, nonché alla gestione del risparmio italiano”.

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