Sanità, prestazioni integrative anche a chi non lavora
Se ne è discusso al convegno Unisalute a Milano. Con la richiesta di prevedere garanzie anche per studenti, anziani e lavoratori atipici
24/02/2015
Garantire anche a chi non ha un contratto di lavoro le prestazioni sanitarie integrative. E ancora vagliare soluzioni di assistenza complementari a quelle offerte dal sistema sanitario nazionale (Ssn). Sono alcuni dei temi centrali, assieme a quello delle coperture per i lavoratori atipici e tutte le figure non coperte, discussi al convegno Welfare aziendale, contrattuale e bilateralità in ambito sanitario, organizzato a Milano da UniSalute, compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza sanitaria e qualificata nella gestione dei fondi sanitari integrativi.
Ogni cittadino lombardo spende 605 euro l’anno in sanità, a fronte di una spesa sanitaria totale pro capite di 2392 euro. Le iniziative di welfare sanitario a livello nazionale devono essere armonizzate con quelle a livello territoriale, che in Lombardia hanno una lunga tradizione. “Credo che in ambito di coperture sanitarie integrative emerga chiara la necessità di dare risposte anche alle figure non coperte da forme contrattuali, come lavoratori atipici, disoccupati, studenti e pensionati. Tutti i relatori presenti oggi al nostro convegno si sono detti d’accordo sulla necessità di trovare gli strumenti adeguati a colmare questo vuoto e renderli organici”, ha commentato a questo proposito Fiammetta Fabris, direttore generale di UniSalute.
Secondo una ricerca realizzata dall’Istituto Einaudi per conto di UniSalute e presentata durante il convegno, in Lombardia la domanda di prestazione socio-sanitaria integrativa è aumentata durante la crisi. In prospettiva, quindi, quale percorso intraprendere? Per Fabris “in un modello territoriale vincente potrebbero nascere fondi territoriali intercategoriali che si interfacciano con il livello nazionale creando un vero sistema di fondi comunicanti”. E invita alla cooperazione: “È necessario coinvolgere tutti i soggetti preposti, aziende, istituzioni locali, sindacati ed operatori del settore secondo il principio di sussidiarietà allo scopo di individuare quegli strumenti che rispondano ai bisogni del territorio”.
Ogni cittadino lombardo spende 605 euro l’anno in sanità, a fronte di una spesa sanitaria totale pro capite di 2392 euro. Le iniziative di welfare sanitario a livello nazionale devono essere armonizzate con quelle a livello territoriale, che in Lombardia hanno una lunga tradizione. “Credo che in ambito di coperture sanitarie integrative emerga chiara la necessità di dare risposte anche alle figure non coperte da forme contrattuali, come lavoratori atipici, disoccupati, studenti e pensionati. Tutti i relatori presenti oggi al nostro convegno si sono detti d’accordo sulla necessità di trovare gli strumenti adeguati a colmare questo vuoto e renderli organici”, ha commentato a questo proposito Fiammetta Fabris, direttore generale di UniSalute.
Secondo una ricerca realizzata dall’Istituto Einaudi per conto di UniSalute e presentata durante il convegno, in Lombardia la domanda di prestazione socio-sanitaria integrativa è aumentata durante la crisi. In prospettiva, quindi, quale percorso intraprendere? Per Fabris “in un modello territoriale vincente potrebbero nascere fondi territoriali intercategoriali che si interfacciano con il livello nazionale creando un vero sistema di fondi comunicanti”. E invita alla cooperazione: “È necessario coinvolgere tutti i soggetti preposti, aziende, istituzioni locali, sindacati ed operatori del settore secondo il principio di sussidiarietà allo scopo di individuare quegli strumenti che rispondano ai bisogni del territorio”.
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