Polizze Cat-Nat, attenzione all’effetto boomerang
L'editoriale di Maria Rosa Alaggio, dal numero di gennaio-febbraio 2024 di Insurance Review
01/02/2024
Dopo decenni di dibattito tra le rappresentanze del settore assicurativo e le legislature di tutti i colori politici, l’assicurazione obbligatoria a copertura delle catastrofi naturali è diventata una realtà a seguito della pubblicazione della legge 213/23, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026, sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2023.
Questa notizia, anche se al momento coinvolge solo le aziende, rappresenta un primo grande traguardo che riconosce l’urgenza di avviare nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato per affrontare gli enormi rischi a cui l’Italia è sottoposta a causa di alluvioni, terremoti, valanghe, frane.
La frequenza degli eventi estremi e la gravità delle conseguenze per il nostro paese (basti purtroppo pensare alle devastazioni in Emilia Romagna e in tutto il nord Italia nel 2023) hanno certamente accelerato le decisioni e condotto il legislatore a ricercare una soluzione per sostenere il peso di danni ingenti, con stanziamenti che finora hanno dimostrato di essere insufficienti, lunghe procedure burocratiche per la ricostruzione e intere comunità afflitte per anni.
L’obbligo di assicurazione prevede la sottoscrizione di una polizza entro il 31 dicembre 2024, ma il quadro normativo non è ancora definitivo e in attesa di decreti attuativi, lasciando a ben due ministeri, il ministero dell’Economia e delle Finanze e al ministero delle Imprese e del Made in Italy, il compito di stabilire gli aspetti economici, organizzativi e operativi.
Ecco allora che questa novità introduce molte preoccupazioni per il settore assicurativo a causa dell’urgenza di gestire molte complessità in un quadro di incertezza, che l’attesa dei successivi passaggi legislativi porta inevitabilmente con sé.
Certo, il settore assicurativo dovrà ripensare modelli di business e di valutazione del rischio, attività di pricing e capacità distributiva: una mastodontica revisione che riguarda milioni di polizze, coinvolge beni che spaziano dai fabbricati ai macchinari, dalle attrezzature industriali a quelle commerciali e che necessita di grande rigore sia nelle attività di quotazione, sia nel coinvolgimento degli intermediari (e della filiera della liquidazione).
Le opportunità da cogliere per diffondere il valore dell’assicurazione in un ambito così strategico per il nostro paese sono state sollecitate con insistenza nel tempo, e alle compagnie non resta ora che agire tempestivamente, anche se in uno scenario normativo non ancora stabilizzato, per adeguare le capacità di risk management, valutare portafoglio e beni da assicurare, quantificare l’esposizione al rischio. E presentarsi preparati nella relazione con il cliente.
Ma nei prossimi mesi il grande impegno per il mondo assicurativo – per evitare che le opportunità possano trasformarsi in un pericoloso boomerang – non potrà che essere quello di farsi parte attiva nel dibattito con il legislatore per attuare quanto la legge richiede, sciogliendone i nodi più critici a partire dal ruolo di Sace, dalla capacità riassicurativa e dalla necessità di definire un sistema di mutualità sostenibile.
Il che significa portare ai tavoli di confronto la propria esperienza e competenza (compresa quella degli intermediari) per riuscire davvero a creare, attraverso i “dettagli” dei decreti attuativi, uno scenario a supporto del sistema paese, a tutela delle aziende e anche a salvaguardia della stabilità del settore assicurativo. Augurandosi (o aspettandosi già fin da oggi, come del resto successo per la legge Gelli in ambito sanitario) che per operare in un quadro normativo definitivo si dovrà attendere ancora qualche anno…
© RIPRODUZIONE RISERVATA