Aon, il lavoro internazionale da remoto sta diventando un trend
Ė quanto emerso dal report International Mobility Survey 2022 che fa il punto sul business travel. I fattori da monitorare: sostenibilità, instabilità politica e costi
I datori di lavoro stanno riconsiderando l’utilità e la necessità di viaggiare e di spostarsi a livello internazionale. Ad affermarlo è il report International Mobility Survey 2022 di Aon, che ha intervistato più di 200 datori di lavoro appartenenti a diversi settori, per capire come i recenti avvenimenti li influenzino e quali siano le loro aspettative sulla mobilità internazionale e i viaggi lavorativi per il prossimo anno.
Dopo un lungo periodo senza viaggiare, i business travel in Europa sono ripartiti nella seconda metà del 2021. Le organizzazioni stanno però rivalutando l'esigenza dei viaggi d'affari internazionali. Le difficoltà più rilevanti che sono emerse riguardano la sicurezza (75%) e il benessere (60%) dei loro dipendenti. Sorprendentemente, le emissioni di CO2 occupano l'ultimo posto nella classifica delle sfide più importanti per le aziende e le organizzazioni.
Nel 2021, in particolare, gli impiegati nelle vendite (66%) e management (65%) hanno iniziato nuovamente a viaggiare per motivi di lavoro. Non ci sono invece aspettative di crescita dei viaggi lavorativi per motivi di training e di formazione almeno fino al 2022. Ci sono due categorie, il personale tecnico e quello che si occupa di manutenzione, che invece non hanno mai interrotto i viaggi di business durante la pandemia e per le quali è atteso un incremento degli spostamenti per ragioni lavorative.
Secondo lo studio di Aon, il valore effettivo di uno specifico viaggio d'affari, i suoi benefici misurabili, e la capacità di dimostrarli agli stakeholder interni sono il criterio principale per valutare la necessità di un viaggio.
Durante la pandemia, il 32,5% dei datori di lavoro ha ridotto il numero di offerte di lavoro internazionali. Gli incarichi all'estero comportano diverse problematiche, in primis quella di tutelare la sicurezza dei dipendenti (49,7%), seguita dalla capacità di collaborare e guidare un impiegato che lavora in un certo ruolo (36,2%), di attenersi alle leggi e ai regolamenti (31,9%), oltre alla tutela della salute dei dipendenti, il contenimento dei costi, l'accesso all'assistenza sanitaria e ad una copertura assicurativa.
Prendendo in considerazione tali questioni, è probabile che i datori di lavoro cambino le loro policy di placement internazionale.
Quasi il 60% dei datori di lavoro ha dichiarato che il lavoro da remoto internazionale è un'opzione all'interno delle proprie organizzazioni. Quando c'è questa possibilità, nel 56,7% dei casi è possibile anche per le famiglie degli impiegati spostarsi insieme a loro nel luogo in cui desiderano lavorare.Quando si tratta di lavorare da remoto a livello internazionale, i datori di lavoro riconoscono che ci possano essere degli ostacoli. Tra questi, la compliance (54,6%), la previdenza sociale (51,5%), e le tasse (49,5%). Ma il 40% delle società che adottano il lavoro da remoto internazionale non hanno policy o linee guida riguardanti queste tematiche. L'incapacità di gestire queste problematiche può avere delle gravi ripercussioni.
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