Covip, crescono le adesioni alla previdenza complementare
Alla fine del 2022, secondo il report della Covip, si contavano 10,3 milioni di posizioni in essere. Male invece i rendimenti
Cresce il livello di adesione a forme di previdenza complementare in Italia. Alla fine del 2022, secondo l’ultimo aggiornamento statistico della Covip, le posizioni in essere si attestavano a quota 10,3 milioni di adesioni, dato in rialzo del 5,8% su base annua. Gli iscritti, considerando le cosiddette duplicazioni e dunque il fenomeno di chi aderisce contemporaneamente a più forme di previdenza complementare, risultavano invece in rialzo del 5,4% e ammontavano a 9,2 milioni di lavoratori.
Le risorse destinate alle prestazioni arrivano a 205 miliardi di euro, in calo di circa 7,7 miliardi a seguito delle perdite in conto capitale determinate dall’andamento dei mercati azionari. La flessione dei corsi azionari e il contestuale rialzo dei tassi di interesse nominali si ripercuotono anche sui rendimenti, praticamente tutti scivolati in territorio negativo nel corso del 2022: -9,8% per i fondi negoziali, -10,7% per i fondi aperti e -11,5% per i Pip di ramo III. Reggono soltanto le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato e i cui rendimenti, soprattutto, dipendono in larga misura dalle cedole incassate sui titoli detenuti: per loro il 2022 si è chiuso con un risultato positivo dell’1,1%.
Negli ultimi dieci anni, ossia in un orizzonte temporale più adatto alla previdenza complementare, il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5%, al 2,9% per i Pip di ramo III e al 2% per le gestioni di ramo I. Nello stesso periodo la rivalutazione del tfr si è fermata al 2,4% annuo. La Covip, a tal proposito, evidenzia che “i comparti caratterizzati da una maggiore esposizione azionaria mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al tfr”.
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