Il manifatturiero italiano crescerà del 3% nei prossimi due anni
Secondo il report commissionato da Qbe Insurance Europe, le previsioni di crescita sono esposte ad alcuni fattori di rischio che hanno un impatto potenzialmente rilevante: il crollo dei prezzi degli asset, il deterioramento della disponibilità di credito e l’inasprimento delle tensioni tra Cina e Taiwan
01/02/2024
Nel biennio 2024-2025 l’industria manifatturiera italiana crescerà complessivamente del 3%. È quanto prevede una ricerca di Oxford Economics e Control Risks, commissionata da Qbe Insurance Europe, secondo la quale la performance sarà alimentata dalla crescita del reddito reale disponibile delle famiglie e dal miglioramento delle condizioni dei mercati di esportazione. Durante il 2022 il comparto ha generato un valore aggiunto lordo (Val) di 291 miliardi di euro. Nel 2023 il Val generato è aumentato, raggiungendo i 315 miliardi di euro, guidato dalla produzione di gomma, plastica e metalli che ha superato i 79 miliardi di euro (circa il 25% del totale), e dalla produzione di computer, apparecchiature elettroniche e ottiche che ha toccato i 73 miliardi di euro (ovvero il 23% circa del totale).
Le previsioni di crescita sono esposte ad alcuni fattori di rischio che hanno un impatto potenzialmente rilevante. La ricerca ne individua tre: crollo dei prezzi degli asset, deterioramento della disponibilità di credito e inasprimento delle tensioni tra Cina e Taiwan. Questi fattori inciderebbero in misura crescente negli anni sulle previsioni di crescita, con una maggiore contrazione (2,7% nel 2024, 5% nel 2025) nel caso di un crollo del prezzo degli asset e flessioni relativamente minori in caso di minore disponibilità del credito (1,1% nel 2024, 1,9% nel 2025) o di tensioni tra Cina e Taiwan (1,1% nel 2024, 1,7% nel 2025).
Principale preoccupazione delle imprese è l’insufficienza della domanda. L’indagine condotta nel quarto trimestre 2023 dalla Commissione Europea ha rilevato che il 21% delle imprese la considera il principale limite alla produzione. La seconda possibile criticità, indicata dal 13% delle imprese, è la carenza di materiali e/o attrezzature, anche se meno avvertita rispetto alla fase di ripresa post Covid-19. La terza è la volatilità dei prezzi dell’energia (l’approvvigionamento di petrolio raffinato incide tra lo 0,1% e il 16,7% sui costi di produzione intermedi dei diversi segmenti del comparto manifatturiero). Nei prossimi mesi, anche a causa del rialzo dei costi dell’energia determinato dal conflitto in Medio Oriente, le imprese dovranno adattare le proprie strategie commerciali decidendo se assorbire gli aumenti per conservare la domanda, aumentare i prezzi per proteggere i margini o trovare un equilibrio tra le due opzioni definendo inoltre la durata ottimale dei contratti di fornitura.
Le previsioni di crescita sono esposte ad alcuni fattori di rischio che hanno un impatto potenzialmente rilevante. La ricerca ne individua tre: crollo dei prezzi degli asset, deterioramento della disponibilità di credito e inasprimento delle tensioni tra Cina e Taiwan. Questi fattori inciderebbero in misura crescente negli anni sulle previsioni di crescita, con una maggiore contrazione (2,7% nel 2024, 5% nel 2025) nel caso di un crollo del prezzo degli asset e flessioni relativamente minori in caso di minore disponibilità del credito (1,1% nel 2024, 1,9% nel 2025) o di tensioni tra Cina e Taiwan (1,1% nel 2024, 1,7% nel 2025).
Cosa preoccupa le imprese
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