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Il manifatturiero italiano crescerà del 3% nei prossimi due anni

Secondo il report commissionato da Qbe Insurance Europe, le previsioni di crescita sono esposte ad alcuni fattori di rischio che hanno un impatto potenzialmente rilevante: il crollo dei prezzi degli asset, il deterioramento della disponibilità di credito e l’inasprimento delle tensioni tra Cina e Taiwan

Il manifatturiero italiano crescerà del 3% nei prossimi due anni
Nel biennio 2024-2025 l’industria manifatturiera italiana crescerà complessivamente del 3%. È quanto prevede una ricerca di Oxford Economics e Control Risks, commissionata da Qbe Insurance Europe, secondo la quale la performance sarà alimentata dalla crescita del reddito reale disponibile delle famiglie e dal miglioramento delle condizioni dei mercati di esportazione. Durante il 2022 il comparto ha generato un valore aggiunto lordo (Val) di 291 miliardi di euro. Nel 2023 il Val generato è aumentato, raggiungendo i 315 miliardi di euro, guidato dalla produzione di gomma, plastica e metalli che ha superato i 79 miliardi di euro (circa il 25% del totale), e dalla produzione di computer, apparecchiature elettroniche e ottiche che ha toccato i 73 miliardi di euro (ovvero il 23% circa del totale).

Le previsioni di crescita sono esposte ad alcuni fattori di rischio che hanno un impatto potenzialmente rilevante. La ricerca ne individua tre: crollo dei prezzi degli asset, deterioramento della disponibilità di credito e inasprimento delle tensioni tra Cina e Taiwan. Questi fattori inciderebbero in misura crescente negli anni sulle previsioni di crescita, con una maggiore contrazione (2,7% nel 2024, 5% nel 2025) nel caso di un crollo del prezzo degli asset e flessioni relativamente minori in caso di minore disponibilità del credito (1,1% nel 2024, 1,9% nel 2025) o di tensioni tra Cina e Taiwan (1,1% nel 2024, 1,7% nel 2025).

Cosa preoccupa le imprese

Principale preoccupazione delle imprese è l’insufficienza della domanda. L’indagine condotta nel quarto trimestre 2023 dalla Commissione Europea ha rilevato che il 21% delle imprese la considera il principale limite alla produzione. La seconda possibile criticità, indicata dal 13% delle imprese, è la carenza di materiali e/o attrezzature, anche se meno avvertita rispetto alla fase di ripresa post Covid-19. La terza è la volatilità dei prezzi dell’energia (l’approvvigionamento di petrolio raffinato incide tra lo 0,1% e il 16,7% sui costi di produzione intermedi dei diversi segmenti del comparto manifatturiero). Nei prossimi mesi, anche a causa del rialzo dei costi dell’energia determinato dal conflitto in Medio Oriente, le imprese dovranno adattare le proprie strategie commerciali decidendo se assorbire gli aumenti per conservare la domanda, aumentare i prezzi per proteggere i margini o trovare un equilibrio tra le due opzioni definendo inoltre la durata ottimale dei contratti di fornitura.

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