Giovani italiani sempre più digitali nei pagamenti
Secondo uno studio del Gruppo Excellence, più di un teenager su due dispone di uno strumento elettronico, ma le banche tradizionali vengono scelte meno dei competitor digitali

Oltre la metà dei teenager italiani tra i 12 e i 17 anni utilizza strumenti di pagamento digitali, e la percentuale sale a due terzi nella fascia 15-17 anni. Tuttavia, solo un genitore su cinque sceglie una banca tradizionale per il conto intestato ai figli, preferendo soluzioni come PostePay e player digitali come Revolut e Hype. Ciò rappresenta un'opportunità mancata per le banche tradizionali, soprattutto considerato che un genitore su tre che apre un conto per il figlio, poi sottoscrive un servizio per sé stesso con lo stesso fornitore. È quanto emerge dalla ricerca Teenager e pagamenti in Italia, realizzata da Excellence Payments ed Excellence Education, società del Gruppo Excellence.
Lo studio evidenzia una buona diffusione dei pagamenti digitali tra i giovani, con il 57% dei teenager (12-17 anni) che dispone di uno strumento elettronico. Di questi, il 74% opta per carte ricaricabili, il 15% possiede un conto corrente con carta di pagamento e l’11% utilizza wallet digitali.
L’uso dei pagamenti digitali varia in base al contesto: il 41% dei teenager utilizza strumenti digitali nei negozi fisici con frequenza settimanale o superiore, mentre solo il 17% li utilizza regolarmente per acquisti online. Il 38% dei giovani accede agli strumenti di pagamento elettronici per conoscere l’importo del saldo e il 37% per gestire i propri risparmi. Emerge inoltre una forte limitazione nella capacità di scambiare denaro tra pari in modo semplice, con solo il 13% dei teenager che dispone di strumenti che permettono trasferimenti immediati tra amici o familiari.
Il ruolo dei genitori e il ritardo delle banche
L’offerta teen rappresenta una sorta di passaggio generazionale al contrario, con i giovani che non solo saranno i correntisti di domani, ma portano in dote alle banche i propri genitori come nuovi clienti. Secondo la ricerca, attualmente le banche tradizionali non riescono a imporsi nel segmento: solo il 22% dei conti intestati a minori è gestito da istituti tradizionali, mentre il 40% è gestito da Poste Italiane e il 38% è affidato a player digitali come Revolut, Hype, Satispay e PayPal. Nella classifica dei servizi di pagamento più citati dagli intervistati, player come Intesa Sanpaolo e UniCredit si posizionano solo al quarto e quinto posto, dopo PostePay, Revolut e Hype.
Un altro dato interessante è quello relativo al cross-selling, con il 31% dei genitori che ha aperto un conto per il figlio e ha poi sottoscritto un servizio per sé stesso con lo stesso fornitore. Di questi, il 43% ha scelto un player digitale, il 32% un fornitore postale e solo il 25% una banca tradizionale. Il controllo delle spese, infine, si conferma una funzionalità chiave: il 64% dei genitori che ancora non ha adottato strumenti digitali per i figli considera il monitoraggio delle spese essenziale, confermando l’importanza delle soluzioni con parental control.
Lo studio evidenzia una buona diffusione dei pagamenti digitali tra i giovani, con il 57% dei teenager (12-17 anni) che dispone di uno strumento elettronico. Di questi, il 74% opta per carte ricaricabili, il 15% possiede un conto corrente con carta di pagamento e l’11% utilizza wallet digitali.
L’uso dei pagamenti digitali varia in base al contesto: il 41% dei teenager utilizza strumenti digitali nei negozi fisici con frequenza settimanale o superiore, mentre solo il 17% li utilizza regolarmente per acquisti online. Il 38% dei giovani accede agli strumenti di pagamento elettronici per conoscere l’importo del saldo e il 37% per gestire i propri risparmi. Emerge inoltre una forte limitazione nella capacità di scambiare denaro tra pari in modo semplice, con solo il 13% dei teenager che dispone di strumenti che permettono trasferimenti immediati tra amici o familiari.
Il ruolo dei genitori e il ritardo delle banche
L’offerta teen rappresenta una sorta di passaggio generazionale al contrario, con i giovani che non solo saranno i correntisti di domani, ma portano in dote alle banche i propri genitori come nuovi clienti. Secondo la ricerca, attualmente le banche tradizionali non riescono a imporsi nel segmento: solo il 22% dei conti intestati a minori è gestito da istituti tradizionali, mentre il 40% è gestito da Poste Italiane e il 38% è affidato a player digitali come Revolut, Hype, Satispay e PayPal. Nella classifica dei servizi di pagamento più citati dagli intervistati, player come Intesa Sanpaolo e UniCredit si posizionano solo al quarto e quinto posto, dopo PostePay, Revolut e Hype.
Un altro dato interessante è quello relativo al cross-selling, con il 31% dei genitori che ha aperto un conto per il figlio e ha poi sottoscritto un servizio per sé stesso con lo stesso fornitore. Di questi, il 43% ha scelto un player digitale, il 32% un fornitore postale e solo il 25% una banca tradizionale. Il controllo delle spese, infine, si conferma una funzionalità chiave: il 64% dei genitori che ancora non ha adottato strumenti digitali per i figli considera il monitoraggio delle spese essenziale, confermando l’importanza delle soluzioni con parental control.
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