Inps, 6,6 milioni di pensionati sotto i 1000 euro
Nel suo rapporto annuale l’Istituto di previdenza rileva una crescita della povertà, che tocca il 25% della popolazione. Boeri: serve più flessibilità
08/07/2015
È di oltre 6,6 milioni il numero di pensionati italiani che hanno redditi inferiori a 1.000 euro al mese (il 42,5% del totale): di questi, 1,9 milioni non supera neppure la soglia dei 500 euro. Tuttavia questa fascia di persone assorbe soltanto il 18,9% (50 miliardi) della spesa complessiva dell’Inps. Lo scenario che emerge dal Rapporto annuale dell’Istituto nazionale di previdenza, presentato oggi, fotografa una situazione di grande affanno, con la crisi economica che si è inasprita sulla fascia di popolazione con redditi più bassi: la quota di persone povere è infatti passata in sei anni dal 18% al 25% della popolazione (da 11 a 15 milioni), e la fascia di età più penalizzata è stata quella tra i 50 e i 59 anni.
Non solo. Il 10% più povero della popolazione ha sperimentato, tra il 2008 e il 2013, una contrazione reale del proprio reddito vicino al 30% mentre, nello stesso momento, la diseguaglianza dei redditi è cresciuta a tassi sostenuti, con un incremento dell’indice relativo pari al 39% tra il 2008 e il 2013 (da 0,21 nel 2008 a 0,32 nel 2013).
Un trend che si intreccia con l’andamento dell’occupazione, che ha lasciato sul terreno dal 2008 al 2014 circa 800 mila posti di lavoro ma soprattutto con il “forte prolungato aumento della disoccupazione”. È tra i disoccupati dunque che il rischio di povertà è aumentato: soprattutto tra gli over 50, il cui numero dei senza lavoro è triplicato nell’arco di 6 anni.
Il gap tra uomini e donne
Gli importi medi delle pensioni di anzianità femminili risultano, in linea generale, inferiori a quelli maschili, sia nel lavoro dipendente (1.662 euro medi mensili rispetto a 2.243 euro per gli uomini) sia in quello autonomo (1.069 euro lordi contro 1.491): le ex lavoratrici dipendenti, infatti, percepiscono 771 euro medi mensili, rispetto a 995 euro medi dei colleghi maschi. Le ex lavoratrici autonome ricevono 512 euro a fronte di 743 euro degli uomini; tra i parasubordinati il differenziale è di 128 euro medi mensili per le donne e 189 per gli uomini.
La gestione patrimoniale
Al patrimonio netto di 9.028 miliardi del 2013 (assottigliato grazie ai risultati negativi registrati nel 2012 e 2013 con l’incorporazione dell’Inpdap) si sono aggiunti i 21,7 miliardi di ripianamento dei debiti verso lo Stato dell’ex Inpdap. Se non ci fosse stato un risultato negativo il patrimonio complessivo sarebbe stato di 30,7 miliardi. Il risultato negativo per 12,7 miliardi nel 2014 ha portato il patrimonio netto a 17,9 miliardi. L’Inps segnala che il disavanzo finanziario di competenza 2014 di 7,8 miliardi deriva da risultati di segno opposto delle diverse gestioni amministrate. Nella gestione ex Inpdap si registra un forte squilibrio per la cassa dei dipendenti degli enti locali (circa 6 miliardi) mentre nella gestione artigiani il rosso è di circa 5-6 miliardi (un miliardo di rosso i commercianti). Il comparto dei dipendenti privati mantiene un sostanziale equilibrio grazie alla gestione delle prestazioni temporanee mentre la gestione dei lavoratori parasubordinati ha un consistente avanzo di circa 7-8 miliardi.
Boeri: flessibilità con sistema contributivo
Secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri (nella foto), “le regole del sistema contributivo consentono una certa flessibilità in uscita”, ha spiegato nel corso della presentazione del rapporto annuale dell’Istituto. “Flessibilità sostenibile – ha sottolineato Boeri – significa che chi va in pensione prima deve spalmare il montante contributivo su più mesi rispetto a chi va in pensione più tardi”.
Non solo. Il 10% più povero della popolazione ha sperimentato, tra il 2008 e il 2013, una contrazione reale del proprio reddito vicino al 30% mentre, nello stesso momento, la diseguaglianza dei redditi è cresciuta a tassi sostenuti, con un incremento dell’indice relativo pari al 39% tra il 2008 e il 2013 (da 0,21 nel 2008 a 0,32 nel 2013).
Un trend che si intreccia con l’andamento dell’occupazione, che ha lasciato sul terreno dal 2008 al 2014 circa 800 mila posti di lavoro ma soprattutto con il “forte prolungato aumento della disoccupazione”. È tra i disoccupati dunque che il rischio di povertà è aumentato: soprattutto tra gli over 50, il cui numero dei senza lavoro è triplicato nell’arco di 6 anni.
Il gap tra uomini e donne
Gli importi medi delle pensioni di anzianità femminili risultano, in linea generale, inferiori a quelli maschili, sia nel lavoro dipendente (1.662 euro medi mensili rispetto a 2.243 euro per gli uomini) sia in quello autonomo (1.069 euro lordi contro 1.491): le ex lavoratrici dipendenti, infatti, percepiscono 771 euro medi mensili, rispetto a 995 euro medi dei colleghi maschi. Le ex lavoratrici autonome ricevono 512 euro a fronte di 743 euro degli uomini; tra i parasubordinati il differenziale è di 128 euro medi mensili per le donne e 189 per gli uomini.
La gestione patrimoniale
Al patrimonio netto di 9.028 miliardi del 2013 (assottigliato grazie ai risultati negativi registrati nel 2012 e 2013 con l’incorporazione dell’Inpdap) si sono aggiunti i 21,7 miliardi di ripianamento dei debiti verso lo Stato dell’ex Inpdap. Se non ci fosse stato un risultato negativo il patrimonio complessivo sarebbe stato di 30,7 miliardi. Il risultato negativo per 12,7 miliardi nel 2014 ha portato il patrimonio netto a 17,9 miliardi. L’Inps segnala che il disavanzo finanziario di competenza 2014 di 7,8 miliardi deriva da risultati di segno opposto delle diverse gestioni amministrate. Nella gestione ex Inpdap si registra un forte squilibrio per la cassa dei dipendenti degli enti locali (circa 6 miliardi) mentre nella gestione artigiani il rosso è di circa 5-6 miliardi (un miliardo di rosso i commercianti). Il comparto dei dipendenti privati mantiene un sostanziale equilibrio grazie alla gestione delle prestazioni temporanee mentre la gestione dei lavoratori parasubordinati ha un consistente avanzo di circa 7-8 miliardi.
Boeri: flessibilità con sistema contributivo
Secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri (nella foto), “le regole del sistema contributivo consentono una certa flessibilità in uscita”, ha spiegato nel corso della presentazione del rapporto annuale dell’Istituto. “Flessibilità sostenibile – ha sottolineato Boeri – significa che chi va in pensione prima deve spalmare il montante contributivo su più mesi rispetto a chi va in pensione più tardi”.
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Tito boeri,