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Sistema Mose, un binomio perfetto di risk management e resilienza

Il caso emblematico della laguna intorno a Venezia, che ha richiesto una soluzione eccezionale e ideata ad hoc, tra i temi principali delle sessioni di Anra al Ferma Forum

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Il Progetto Mose come un’opera all’avanguardia e paradigmatica del concetto di reslienza e antifragilità, applicata alla difesa di un territorio, che ha suscitato interesse in tutto il mondo. E’ stato questo uno dei principali temi delle sessioni organizzate da Anra nell’ambito del Ferma Forum 2015, l’evento più importante a livello internazionale per i gestori dei rischi, in corso a Venezia. 

“Abbiamo deciso di aprire i lavori del convegno annuale di Anra, che eccezionalmente è ospitato nell’alveo del Ferma Forum 2015, con una presentazione sul Sistema Mose di grande valore, anche e soprattutto dal punto di vista delle pratiche di risk managament che sono connaturate al progetto”, ha esordito Alessandro De Felice, Presidente di Anra. Ed ha aggiunto: "Il sistema Mose non solo è un’opera di mitigazione dei rischi relativi al mutamento climatico e innalzamento del livello medio del mare, ma è anche una soluzione mai tentata prima, un unicum a livello mondiale al punto da essere oggetto di studio oltre i nostri confini e la cui portata sta facendo “scuola” nel mondo. E soprattutto è la resilienza il filo conduttore degli interventi, perchè diventa un perfetto paradigma della nostra professione, quotidianamente chiamata a gestire i rischi per salvaguardare la propria impresa e aiutarla a fronteggiare mercati complessi e critici. Fra le nostre sfide vi è, infatti, proprio la tensione nel cercare di recuperare lo status quo precedente all’evento emergenziale, adattandosi alla nuova condizione e trovando eventualmente modalità alternative di comportamento, di operatività e di funzionamento del business. Sono personalmente grato ai relatori che si avvicenderanno nella giornata, perché ci consentono di aprire un dibattito estremante attuale sulla valutazione dei rischi, analizzando le criticità nelle opere nazionali strategiche e gli impatti sul PIL dell’aumento della resilienza nel sistema Paese.”

A parte il caso emblematico della laguna intorno a Venezia, che ha richiesto una soluzione eccezionale e ideata ad hoc col Sistema Mose, l’intero territorio italiano è soggetto a continui fenomeni naturali rovinosi e ciclici. E a partire da questo presupposto è stato stilato un decalogo per garantire la business continuity. 
1. Identificare le potenziali cause di inondazione (non solo ad es. fiumi e canali adiacenti, ma anche forti piogge)
2. Valutarne l’impatto in termini di livello previsto e relativa probabilità, mediante eventuali mappe di inondazione o serie storiche. Normalmente si prendono in considerazione eventi con probabilità di accadimento in base alle serie storiche conosciute dei 250 o 500 anni.
3. Identificare le aree dello stabilimento che saranno maggiormente inondate.
4. Monitorare il livello di piena dei corsi d’acqua adiacenti e prestare attenzione agli allarmi meteo.
5. Installare barriere permanenti o temporanee per evitare l’ingresso di acqua all’interno degli edifici o in aree sotterranee
6. Manutenere i sistemi di fognatura e raccolta acque meteoriche al fine di evitare ostruzioni e garantire il deflusso anche con l’installazione di valvole di non ritorno e pompe di drenaggio da testare continuamente con nuove modalità motivazionali
7. Installare protezioni permanenti sulle forniture critiche (gas, energia elettrica, vapore, acqua, ecc.) e sui materiali potenzialmente pericolosi e/o inquinanti.
8. Trasferimento dei macchinari e prodotti in magazzino ad alto valore e/o critici (o almeno elevarli al di sopra del livello di inondazione storico)  
9. Redigere ed includere nel piano di emergenza del sito, le azioni necessarie da intraprendere durante l’inondazione (installare barriere temporanee, chiudere le utenze critiche, ricollocare materiali critici, ecc.)
10. Pianificare un piano di recupero post alluvione, includendo società specializzate nel rispristino edifici, macchinari e materiali e valutare le possibilità di ricollocazione delle infrastrutture su piattaforme galleggiati per sviluppare nuove prospettive di continuità produttiva

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