Previdenza complementare, crescono gli iscritti
È quanto emerge dalle rilevazioni trimestrali della Covip
14/01/2016
Alla fine di settembre 2015, gli iscritti alla previdenza complementare risultano essere circa 7,130 milioni: al netto delle uscite, la crescita nei nove mesi del 2015 è stata di circa 670 mila unità (10,4%). È quanto emerge dal rapporto trimestrale della Covip sulle adesioni alla previdenza complementare.
Secondo i rilievi dell’Autorità di vigilanza, l’incremento più rilevante è stato registrato nei fondi negoziali (472 mila iscritti in più, pari al 24,3% da inizio anno) grazie all’innovativa esperienza del settore edile: a partire da gennaio di quest’anno, è stato introdotto un meccanismo di adesione automatica di tipo contrattuale che prevede il coinvolgimento, mediante il versamento del contributo datoriale, di tutti i lavoratori dipendenti della categoria.
Nel corso del 2015 le adesioni al fondo di settore, Prevedi, che a fine 2014 contava 39 mila iscritti, sono salite fino a coprire quasi l’intera platea di riferimento di circa 530 mila unità.
Nei fondi aperti gli iscritti sono aumentati di circa 55 mila unità (5,2%); il totale a fine settembre risulta essere pari a 1,111 milioni. Gli iscritti ai Pip nuovi sono 2,506 milioni, circa 148 mila unità in più (6,3%) rispetto alla fine del 2014.
Per quanto riguarda il patrimonio accumulato dalle forme pensionistiche, alla fine di settembre 2015 si è attestato a 135,1 miliardi di euro. Escludendo i fondi pensione preesistenti e i Pip vecchi, per i quali i dati non sono disponibili, l’aumento è del 3,2% rispetto alla fine del 2014.
Sul fronte dei rendimenti, nei nove mesi del 2015, la Covip sottolinea come i mercati finanziari abbiano avuto un andamento altalenante: molto positivo nel primo trimestre, più contrastato nei mesi successivi. “I risultati delle forme pensionistiche complementari – spiega la Covip – ne hanno risentito, specie le linee di investimento a maggior contenuto azionario. I rendimenti medi, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si sono attestati all’1,1% nei fondi negoziali e allo 0,6% nei fondi aperti; per i Pip nuovi di ramo III, il rendimento medio è stato di poco negativo e pari a -0,3%. Nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato, al netto delle tasse, dello 0,9%”.
Secondo i rilievi dell’Autorità di vigilanza, l’incremento più rilevante è stato registrato nei fondi negoziali (472 mila iscritti in più, pari al 24,3% da inizio anno) grazie all’innovativa esperienza del settore edile: a partire da gennaio di quest’anno, è stato introdotto un meccanismo di adesione automatica di tipo contrattuale che prevede il coinvolgimento, mediante il versamento del contributo datoriale, di tutti i lavoratori dipendenti della categoria.
Nel corso del 2015 le adesioni al fondo di settore, Prevedi, che a fine 2014 contava 39 mila iscritti, sono salite fino a coprire quasi l’intera platea di riferimento di circa 530 mila unità.
Nei fondi aperti gli iscritti sono aumentati di circa 55 mila unità (5,2%); il totale a fine settembre risulta essere pari a 1,111 milioni. Gli iscritti ai Pip nuovi sono 2,506 milioni, circa 148 mila unità in più (6,3%) rispetto alla fine del 2014.
Per quanto riguarda il patrimonio accumulato dalle forme pensionistiche, alla fine di settembre 2015 si è attestato a 135,1 miliardi di euro. Escludendo i fondi pensione preesistenti e i Pip vecchi, per i quali i dati non sono disponibili, l’aumento è del 3,2% rispetto alla fine del 2014.
Sul fronte dei rendimenti, nei nove mesi del 2015, la Covip sottolinea come i mercati finanziari abbiano avuto un andamento altalenante: molto positivo nel primo trimestre, più contrastato nei mesi successivi. “I risultati delle forme pensionistiche complementari – spiega la Covip – ne hanno risentito, specie le linee di investimento a maggior contenuto azionario. I rendimenti medi, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si sono attestati all’1,1% nei fondi negoziali e allo 0,6% nei fondi aperti; per i Pip nuovi di ramo III, il rendimento medio è stato di poco negativo e pari a -0,3%. Nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato, al netto delle tasse, dello 0,9%”.
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