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La malpractice verso il fai da te

Le regioni italiane gestiscono ormai in autoassicurazione i rischi di Rc causati dal proprio personale. Risultato: minori garanzie di risarcimenti equi e rapidi alle vittime di malasanità e maggiori rischi professionali per il personale sanitario. A denunciarlo l’Ania, in un dossier sull’argomento presentato a Roma, che evidenzia quattro criticità su cui lavorare

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La sanità italiana sceglie la strada dell'autoassicurazione (o della non assicurazione) per fronteggiare i rischi di responsabilità civile nei casi di malasanità. Attualmente soltanto la Valle d'Aosta e la Provincia di Bolzano si affidano interamente al mercato assicurativo per rimanere indenni dagli effetti degli errori medici. Per il resto, gli enti locali gestiscono per proprio conto le richieste di risarcimenti, con schemi regionali o affidati alle singole Asl e, quand'anche si rivolgano a un assicuratore, lo fanno ormai solo per coprire i sinistri di maggiore entità (per importi superiori ai 250-500 mila euro). È quanto emerge dal dossier Ania, Malpractice, il grande caos, curato dal giornalista Riccardo Sabbatini e presentato nella sede romana dell'associazione, alla presenza del presidente, Aldo Minucci, del direttore generale, Dario Focarelli e del direttore centrale del settore vita, danni e servizi, Roberto Manzato. Gli ultimi dati dell'Ania sul fenomeno della medical malpractice, pubblicati in questi giorni, confermano i trend in corso. A fine 2012 (ultimo anno disponibile), la stima dei premi nelle coperture assicurative di ospedali e strutture sanitarie ha mostrato, per la prima volta, un decremento (-4,3% a 288 milioni), nonostante i presumibili significativi aumenti tariffari resi necessari per fronteggiare le continue perdite del ramo. L'ultimo esempio di abbandono dello strumento assicurativo è quello della regione Sicilia dove la polizza in essere, disdettata a fine 2013, è scaduta dal primo luglio scorso, lasciando prive di protezione le Asl locali poiché nel frattempo non è stato ancora costituito uno specifico fondo rischi promesso dal presidente della regione, Rosario Crocetta. Il minore ricorso alle assicurazioni comporta un più debole sistema di garanzie, dando minori certezze di risarcimenti equi e rapidi a chi è rimasto vittima di un episodio di malasanità e rendendo più incerta l'attività del personale sanitario esposto a maggiori rischi professionali. Appena due anni fa, segnalava un'indagine parlamentare sugli errori medici conclusa all'inizio del 2013, il 72,2% delle Asl italiane risultava ancora coperto da una polizza. Un così veloce cambiamento è soprattutto la conseguenza del continuo aumento nei costi dei risarcimenti e della crescente difficoltà a stimare i rischi, che ha spinto le principali compagnie italiane a essere più selettive nella copertura dei rischi. 

LE PROPOSTE DELL'ANIA 
"Gli assicuratori italiani, però - ha ribadito Aldo Minucci, presidente dell'Ania - intendono tornare a svolgere pienamente il proprio ruolo nella copertura dei rischi medici dando certezze ai pazienti, vittime di eventi avversi e ai medici che svolgono la loro attività.
Ma, far questo, occorre rimuovere le cause di fondo che hanno reso ingovernabile il fenomeno della malpractice. In particolare è necessario intervenire su quattro punti: circoscrivere il livello di responsabilità dei medici e delle strutture sanitarie, per evitare che si ritorca contro le capacità professionali degli operatori; attuare idonee misure di gestione del rischio attraverso la nomina di un risk manager in tutti gli ospedali, che garantisca un maggior livello di controllo e qualità; porre un tetto ai danni non patrimoniali con l'approvazione delle tabelle di risarcimento dei danni biologici, delimitando i soggetti aventi diritto e l'entità dei risarcimenti, di gran lunga più alti che negli altri Paesi; sancire il principio secondo cui è esclusa la responsabilità di quei medici e strutture sanitarie che hanno seguito linee guida mediche validate, salvo non si riscontrino elementi di dolo, anche per contrastare il fenomeno della medicina difensiva, che pesa per oltre l'11% sulla spesa sanitaria". Secondo l'Ania, lavorando su questi quattro punti, "si produrrebbe un risparmio di un miliardo e 300 milioni di euro l'anno", come conferma lo stesso Minucci.

ASSICURARSI, TRA DIFFICOLTÀ E AMBIGUITÀ 
Le difficoltà di reperire una copertura riguardano soprattutto le strutture sanitarie, mentre quelle individuali relative ai medici sono normalmente disponibili senza particolari difficoltà. Il settore è tra l'altro alla vigilia di un'importante novità. A partire dal prossimo 14 agosto, i medici dovranno essere obbligatoriamente assicurati contro i rischi della responsabilità civile, secondo quanto prevede la legge148/2011. È una disposizione dalla quale il recente decreto legge sulla semplificazione ha esonerato i dipendenti del servizio sanitario nazionale, sia pure con una norma contorta che lascia aperti diversi dubbi interpretativi. "C'è ambiguità - conferma Dario Focarelli, direttore generale dell'Ania - anche sull'emendamento, appena approvato, che prevede che le aziende sanitarie si dotino di copertura assicurativa o analoghe misure. In particolare, quest'ultima dicitura non implica l'obbligo ad assicurarsi. In generale, sembrerebbe che l'intento sia spostare l'onere verso le strutture, ma è ancora presto per capire se questo sarà un disegno organico. È necessario attendere il regolamento attuativo". 

IL BALLETTO DELLE CIFRE 
Tornando ai numeri, sono stati incassati, includendo anche le polizze sottoscritte direttamente dai medici (255 milioni, +14%) nel 2012, premi per complessivi 543 milioni (+3,6% rispetto all'anno precedente). Il tasso annuo di crescita dei premi complessivi, nel periodo 2002-2012, si attesta al 7,2% (4,8% per le strutture sanitarie e 10,9% per i professionisti). La stima dei sinistri denunciati alle imprese di assicurazione italiane, nel 2012, è risultata pari a 31.200 (di cui 19.500 relativi a polizze stipulate dalle strutture sanitarie), con una lieve riduzione (0,7%) rispetto all'anno precedente. Oltre i due terzi dei sinistri denunciati alle compagnie si chiudono senza seguito; tale percentuale è più elevata per i sinistri relativi alle strutture sanitarie (mediamente pari al 71%). Il rapporto tra sinistri e premi, per le varie generazioni di sinistri, si attesta al 173%: per ogni 100 euro di premi incassati, le compagnie ne hanno pagati, o stimano di pagarne, 173 sotto forma di risarcimenti. Tuttavia, mentre fino al 2005 il disavanzo tecnico aveva assunto valori particolarmente elevati, con un rapporto tra sinistri e premi giunto a superare il 310%, negli ultimi anni, lo squilibrio è risultato più contenuto. In particolare per il 2012, secondo le valutazioni preliminari, il loss ratio si è attestato al 122%. Secondo il dossier, però, la malpractice è avvolta da "un caos interpretativo" come conferma Riccardo Sabbatini, autore dell'indagine. "Il ritardo con cui regioni e Asl comunicano i numeri, le banche dati parziali elaborate dai grandi gruppi di brokeraggio e il fatto che le stime non comprendano le polizze vendute in libera prestazioni di servizi rendono il panorama della malpractice caotico". Infine, con riferimento alle soluzioni fai da te, "non va demonizzato - conclude Roberto Manzato, direttore centrale del settore vita, danni e servizi dell'Ania - chi ricorre all'autoassicurazione, ma è necessario dare delle regole, ad esempio, istituire un fondo rischi capiente".

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