Uragani e alluvioni deteriorano l’ambiente
I siti industriali allagati rilasciano sostanze chimiche tossiche che rappresentano una minaccia silenziosa e crescente. I danni causati da questi eventi, infatti, travalicano le perdite umane e quelle economiche, arrivando a nuocere gravemente all’ambiente e alla biodiversità
31/12/2024
Fenomeni come piogge intense e alluvioni hanno ormai assunto dimensioni preoccupanti, sollevando interrogativi sulla nostra capacità di gestire emergenze di questa portata, ma è bene rendersi conto del fatto che eventi come questi, sempre più frequenti e intensi a causa del cambiamento climatico, mettono non solo a rischio la vita umana e le infrastrutture sulle quali si abbattono, ma hanno anche gravi conseguenze sull’ambiente e sulla biodiversità.
Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), eventi estremi di questo tipo continueranno ad aumentare, il che indica che le loro conseguenze su uomini, strutture, animali e sull’intero pianeta saranno sempre più gravi.
Prendiamo il caso della Florida, uno stato americano che, seppur tradizionalmente esposto ad alluvioni e allagamenti, è stato colpito a distanza ravvicinata da ben due uragani, Helene e Milton, che hanno provocato decessi, gravissimi danni e un gran numero di contaminazioni ambientali dovute alla fuoriuscita di sostanze chimiche, con rischi significativi per la salute delle comunità circostanti.
Sappiamo che centinaia di strutture industriali sulle quali si è abbattuto Milton, compreso un importante centro di estrazione di fosfato e stabilimenti di produzione di gomma, plastica e fibra di vetro, ospitavano sostanze chimiche tossiche. Sul suo percorso, l’uragano ha incontrato centinaia di siti di produzione che utilizzavano prodotti chimici pericolosi e contaminanti, come toluene, stirene e altre sostanze chimiche note per avere effetti negativi sul sistema nervoso centrale in caso di esposizione prolungata. Le forti piogge di Helene, inoltre, hanno allagato siti industriali in tutto il sud-est dello stato, inclusa una centrale nucleare in disuso, appena a sud di Cedar Key.
Danni da inquinamento: denunce tardive
Quando si verificano disastri come questi, il danno alle strutture può manifestarsi nell’arco di giorni e i residenti potrebbero non venire a conoscenza del rilascio di sostanze chimiche tossiche nell’acqua o nell’aria, fino a giorni o settimane dopo. In questo modo, non solo si trovano esposti al rischio della contaminazione, ma sono completamente alla sua mercé,, senza poter attuare alcuna iniziativa per difendersi o per organizzare richieste di risarcimento a chi di dovere.
Eppure il rilascio di sostanze inquinanti, quando si verificano uragani o alluvioni, è un fatto piuttosto comune. Dopo che l’uragano Ian ha devastato la costa occidentale della Florida, nel 2022, il deflusso di materiali pericolosi provenienti dai serbatoi di stoccaggio danneggiati, con milioni di acque reflue contaminate che si riversavano nel Golfo del Messico, era visibile dallo spazio.
Un anno prima, l’uragano Ida aveva provocato più di 2000 sversamenti di sostanze chimiche e durante l’uragano Harvey, nel 2017, l’acqua alluvionale aveva danneggiato gli impianti chimici vicino a Houston, nel Texas, con gravi problemi per le zone circostanti. Alcuni presero fuoco in seguito al guasto dei sistemi di raffreddamento, rilasciando nell’aria enormi quantità di sostanze inquinanti. I soccorritori e i residenti, che non sapevano quali rischi avrebbero potuto affrontare, hanno poi accusato i proprietari degli impianti di aver causato loro malattie respiratorie.
Sono infatti molti i tipi di materiali tossici che possono diffondersi, mettendo in pericolo la salute delle comunità che vivono intorno agli stabilimenti industriali danneggiati e spesso, come si è detto, non vi è il tempo per avvisarle. Per questo motivo, accade che alcuni loro membri decidano di istruire delle class action per ottenere i risarcimenti dovuti.
Le zone che preoccupano sono moltissime
Questi rischi sono più evidenti in certe aree, come lungo la costa del Golfo degli Stati Uniti, dove si trovano raggruppati molti importanti complessi petrolchimici.Raffinerie, fabbriche e strutture di stoccaggio sono spesso costruite lungo fiumi o baie, per garantire un facile accesso alle petroliere, ma si tratta di corsi d’acqua e bacini ove possono verificarsi gravi inondazioni, in grado di sollevare l’oceano di diversi metri durante un uragano. L’ondata proveniente dall’impatto di Helene è stata di più di 10 piedi (circa 3 metri) sopra il livello del suolo nell’area del Big Bend della Florida e di oltre 6 piedi (circa 2 metri) a Tampa Bay.
Uno studio americano ha evidenziato casi di inquinamento da due a tre volte superiori, durante gli uragani che si sono abbattuti tra il 2005 e il 2020 sul Golfo del Messico, rispetto alle emissioni rilasciate in condizioni meteorologiche normali.
Ma, come abbiamo imparato dopo Helene, vi sono molte altre aree che preoccupano gli addetti ai lavori.
Nell’entroterra, in particolare nelle zone di montagna, il deflusso delle acque può trasformare fiumi di piccola portata in torrenti a rapida crescita. Il French Broad River ad Asheville, nella Carolina del Nord, si è alzato di circa 12 piedi in 12 ore durante Helene, stabilendo un nuovo record di livello di piena e trascinando con sé un gran numero di contaminanti.
I danni in Europa
Ma non c’è bisogno di andare tanto lontano per rendersi conto del tipo di esposizione all’inquinamento che un evento alluvionale può causare. In Spagna abbiamo potuto assistere alle conseguenze di inaudite piogge torrenziali in occasione della tragedia che si è abbattuta a Valencia. Il conto dei danni da inquinamento arriverà in futuro, ovviamente, ma pensiamo già oggi che sarà salato.
Nel corso del 2021 gli eventi idrologici estremi hanno causato 43,2 miliardi di euro di danni in tutta Europa. Secondo Openpolis, nei soli paesi membri, il costo degli eventi climatici estremi è stato di 126 euro pro capite. Ma questi conteggi non tengono conto dei danni da inquinamento, che emergono in un momento successivo e spesso finiscono per non essere sommati agli altri.
È noto a tutti come anche l’Italia sia fortemente esposta alle alluvioni, a causa della sua morfologia: si è calcolato che nel 2020 erano 12,2 i milioni di persone che si trovavano in zone esposte al rischio idraulico.
Quando l’acqua piovana supera la capacità di drenaggio del suolo, tende ad accumularsi in zone che sono normalmente asciutte. Tra le prime conseguenze di un’alluvione c’è dunque l’erosione del suolo: la forza dell’acqua in movimento può dilavare e asportare il suolo fertile, riducendo la capacità delle terre colpite per l’agricoltura. Ciò non influisce solo sulla produzione alimentare, ma ha anche un impatto negativo sulla biodiversità del suolo stesso, che è fondamentale per la salute degli ecosistemi.
Inoltre, a risentire dei danni, è anche l’acqua potabile, perché le piogge intense trascinano con loro sostanze inquinanti, come fertilizzanti, agrofarmaci e rifiuti urbani, nelle risorse idriche.
L’inquinamento così causato compromette la qualità dell’acqua per gli umani e gli animali e danneggia anche la vita acquatica, causando la morte dei pesci e delle altre specie che vi vivono.
L’alterazione delle dinamiche ecologiche all’interno degli habitat
Oltre a quelli acquatici, anche altri habitat, come foreste e zone umide, finiscono con l’essere danneggiate, con la perdita di disponibilità di rifugi per moltissime specie.
Le conseguenze delle piogge intense e delle alluvioni, inoltre, non si limitano agli effetti immediati. Nel lungo periodo, possiamo assistere a veri e propri mutamenti negli ecosistemi, perché alcuni organismi non riescono ad adattarsi rapidamente ai cambiamenti del loro habitat, il che provoca estinzioni locali o globali.
La perdita di biodiversità può avere effetti a cascata sugli ecosistemi, influenzando le interazioni tra specie e alterando le cosiddette dinamiche ecologiche. La scomparsa di intere specie, come piante o predatori, può infatti alterare le catene alimentari e destabilizzare gli ecosistemi.
Tutto questo può causare l’aumento delle popolazioni di alcune specie, determinando squilibri ecologici: un ecosistema già stressato può quindi diventare più vulnerabile e soggetto a una minore capacità di adattarsi agli stress ambientali.
Come sappiamo, la biodiversità svolge ruoli cruciali per il benessere umano e la salute del pianeta. Gli ecosistemi ricchi di biodiversità offrono servizi essenziali, come la purificazione dell’acqua, la fertilità del suolo e la regolazione del clima. Le zone umide sono tra i più preziosi alleati nella regolazione della portata dell’acqua negli eventi estremi. Questi ambienti agiscono da spugne naturali, assorbendo l’acqua in eccesso durante le piogge intense e rilasciandola lentamente. Pertanto, il verificarsi di condizioni meteorologiche estreme rappresenta una minaccia per i servizi ecosistemici.
Le stime sulla perdita dei servizi ecosistemici
Boston Consulting Group ha stimato che il valore totale annuale di questi ultimi si è ridotto di almeno cinque trilioni di dollari all’anno, dalla fine degli anni ‘90. In pratica, ogni anno l’economia mondiale perde servizi ecosistemici per un valore equivalente al 6% circa del Pil globale. Si tratta di un importo equivalente al valore di mercato globale della produzione agricola, forestale e ittica nel 2019.
In tale contesto, secondo ScienceDirect, emerge come le inondazioni estreme comportino perdite in quasi tutte le categorie di servizi ecosistemici per la biodiversità terrestre (uccelli, mammiferi, rettili, anfibi e insetti). In particolare, sono stati individuati alcuni fattori da cui dipende il grado di impatto:
- rapporto tra la durata dell’inondazione e il tempo di sopravvivenza degli animali all’interno dell’area;
- rapporto tra la profondità dell’inondazione e l’altezza delle piante;
- capacità di migrazione degli animali e temperatura.
È fondamentale anche riconoscere che le piogge intense e le alluvioni colpiscono in modo sproporzionato le comunità vulnerabili, spesso già in difficoltà a causa di fattori economici e sociali.
Le persone che vivono in aree a rischio hanno spesso accesso limitato alle risorse e alle informazioni necessarie per affrontare queste emergenze. È quindi essenziale sensibilizzare e informare il pubblico sui rischi legati alle alluvioni e sull’importanza della biodiversità per stimolare una migliore risposta dell’ambiente ai danni che le stesse possono causare.
La partecipazione attiva delle comunità nella gestione delle risorse naturali e nella pianificazione urbana può infatti contribuire a creare soluzioni più efficaci e favorire una maggiore consapevolezza e responsabilità nei confronti dell’ambiente.
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