Il risk appetite e l’allocazione del capitale
Fornire informazioni chiare, accurate e tempestive sulla situazione, sulle possibili scelte e sui rischi, permettendo di prendere le migliori decisioni possibili: questo vuol dire far bene il nostro lavoro.
16/10/2013
La dichiarazione rilasciata ai principali quotidiani sportivi da Neil Martin, l'ingegnere che dal gennaio 2011 è a capo del reparto Sviluppo Strategie Operazioni della Ferrari, è l'evidenza di come la gestione del rischio sia un tassello chiave per la definizione di ogni strategia.
Se questo è vero per la Formula 1, lo è sicuramente per il settore assicurativo. Solvency II enfatizza ulteriormente questo concetto, ponendo la gestione del rischio al centro della pianificazione strategica della compagnia. Le decisioni devono essere coerenti con le risorse patrimoniali disponibili e lo strumento per garantirlo è il risk appetite.
Questo è definito come la massima perdita che la compagnia è disposta a sostenere nel conseguimento dei propri obiettivi. Sulla base di tale quantificazione, è necessario allocare in maniera coerente il capitale alle diverse aree di business e declinare annualmente i relativi limiti operativi. L'eventuale superamento dei limiti attiva un meccanismo di escalation che porterà alla definizione di un piano di azioni, con l'obiettivo di abbassare il livello di rischio assunto.
Dunque, il risk appetite deve non solo essere strettamente integrato con il processo di pianificazione strategica e di allocazione del capitale, ma anche influenzarlo. L'interazione continua e critica tra i due processi consente la definizione di strategie coerenti con gli obiettivi di rendimento e la propensione al rischio degli azionisti.
Con Solvency II il risk management svolge un ruolo chiave nella pianificazione, coordinando il processo di definizione del risk appetite, fornendo indicazioni preventive utili al business e al top management: come l'analisi dei rischi relativi ai nuovi prodotti o all'ingresso in nuovi segmenti di mercato, e portando all'attenzione del consiglio di amministrazione eventuali operazioni ritenute non coerenti.
Per vincere il Gran Premio non è sufficiente presentarsi sulla griglia di partenza con la strategia migliore; le compagnie assicurative, proprio come gli ingegneri di Formula 1, devono essere capaci di rispondere tempestivamente agli imprevisti. Solo garantendo una continua evoluzione del risk appetite e dunque della propria strategia, potranno rispondere più efficacemente all'evoluzione dei mercati e del contesto economico.
Se questo è vero per la Formula 1, lo è sicuramente per il settore assicurativo. Solvency II enfatizza ulteriormente questo concetto, ponendo la gestione del rischio al centro della pianificazione strategica della compagnia. Le decisioni devono essere coerenti con le risorse patrimoniali disponibili e lo strumento per garantirlo è il risk appetite.
Questo è definito come la massima perdita che la compagnia è disposta a sostenere nel conseguimento dei propri obiettivi. Sulla base di tale quantificazione, è necessario allocare in maniera coerente il capitale alle diverse aree di business e declinare annualmente i relativi limiti operativi. L'eventuale superamento dei limiti attiva un meccanismo di escalation che porterà alla definizione di un piano di azioni, con l'obiettivo di abbassare il livello di rischio assunto.
Dunque, il risk appetite deve non solo essere strettamente integrato con il processo di pianificazione strategica e di allocazione del capitale, ma anche influenzarlo. L'interazione continua e critica tra i due processi consente la definizione di strategie coerenti con gli obiettivi di rendimento e la propensione al rischio degli azionisti.
Con Solvency II il risk management svolge un ruolo chiave nella pianificazione, coordinando il processo di definizione del risk appetite, fornendo indicazioni preventive utili al business e al top management: come l'analisi dei rischi relativi ai nuovi prodotti o all'ingresso in nuovi segmenti di mercato, e portando all'attenzione del consiglio di amministrazione eventuali operazioni ritenute non coerenti.
Per vincere il Gran Premio non è sufficiente presentarsi sulla griglia di partenza con la strategia migliore; le compagnie assicurative, proprio come gli ingegneri di Formula 1, devono essere capaci di rispondere tempestivamente agli imprevisti. Solo garantendo una continua evoluzione del risk appetite e dunque della propria strategia, potranno rispondere più efficacemente all'evoluzione dei mercati e del contesto economico.
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