Rischio alimentare in un mondo globalizzato
A livello globale, il settore è messo fortemente sotto stress da una sempre più vasta rete di scambi: anche un’etichetta sbagliata può causare milioni di perdite e danni reputazionali difficilmente calcolabili. Ecco cosa dice un report di Swiss Re
23/07/2015
Sta aumentando costantemente la quantità di cibo contaminato che deve essere ritirato dal commercio, con ripercussioni evidenti a livello di aumento dei costi. Il numero di ritiri dal mercato ogni anno negli Stati Uniti è quasi raddoppiato dal 2002. Solo nel 2013, i casi di intossicazioni alimentari sono costati al sistema sanitario nazionale, negli Stati Uniti, quasi 16 miliardi di dollari.
Questi sono solo alcuni dei dati pubblicati in un rapporto da Swiss Re, che ha analizzato l’impatto sulle finanze pubbliche e private degli alimenti difettati o contaminati ritirati dal mercato. Il report, dal titolo Sicurezza alimentare in un mondo globalizzato (Food safety in a globalised world), ricorda che i player che operano nel settore alimentare utilizzano un’articolata supply chain, in cui anche un piccolo errore, come un prodotto etichettato in modo errato, può causare danni alla salute di milioni di consumatori, nonché perdite ingenti; senza considerare il rischio reputazionale cui le società sono altamente esposte.
In questo scenario, Swiss Re invita a non sottovalutare il risk management per mitigare il rischio o trasferirlo al mercato assicurativo.
Tornando ai dati, il riassicuratore svizzero spiega che un singolo ritiro di un alimento dal mercato può portare gravi perdite finanziarie e danni alla reputazione. Per esempio, negli Stati Uniti, il 52% di tutti i richiami alimentari costa a ciascuna delle società interessate più di 10 milioni di dollari, mentre le perdite superano i 100 milioni di dollari. Questa cifra non comprende il danno reputazionale che, oltre a far lievitare le perdite in maniera esponenziale, può richiedere all’impresa anni prima di recuperare credibilità.
A livello globale, il rapporto rivela che anche i cambiamenti demografici espongono i consumatori a nuovi rischi in relazione al cibo: l’invecchiamento della società, la diffusione delle allergie alimentari, ma anche la malnutrizione che abbassa le difese immunitarie, sono fattori che aumentano l’esposizione ai rischi.
Esistono, comunque, strumenti di gestione del rischio che già garantiscono la produzione di alimenti sicuri. Si tratta di adattarli alle complessità attuali: le aziende si muovono in mercati globali e hanno a che fare con catene di approvvigionamento sempre più frammentate. Swiss Re consiglia, prima di tutto, di affidarsi all’esperienza degli assicuratori che uniscono competenza nella gestione dei rischi a prodotti che coprono il rischio di ritiro dal mercato e quello di responsabilità sul prodotto venduto.
Questi sono solo alcuni dei dati pubblicati in un rapporto da Swiss Re, che ha analizzato l’impatto sulle finanze pubbliche e private degli alimenti difettati o contaminati ritirati dal mercato. Il report, dal titolo Sicurezza alimentare in un mondo globalizzato (Food safety in a globalised world), ricorda che i player che operano nel settore alimentare utilizzano un’articolata supply chain, in cui anche un piccolo errore, come un prodotto etichettato in modo errato, può causare danni alla salute di milioni di consumatori, nonché perdite ingenti; senza considerare il rischio reputazionale cui le società sono altamente esposte.
In questo scenario, Swiss Re invita a non sottovalutare il risk management per mitigare il rischio o trasferirlo al mercato assicurativo.
Tornando ai dati, il riassicuratore svizzero spiega che un singolo ritiro di un alimento dal mercato può portare gravi perdite finanziarie e danni alla reputazione. Per esempio, negli Stati Uniti, il 52% di tutti i richiami alimentari costa a ciascuna delle società interessate più di 10 milioni di dollari, mentre le perdite superano i 100 milioni di dollari. Questa cifra non comprende il danno reputazionale che, oltre a far lievitare le perdite in maniera esponenziale, può richiedere all’impresa anni prima di recuperare credibilità.
A livello globale, il rapporto rivela che anche i cambiamenti demografici espongono i consumatori a nuovi rischi in relazione al cibo: l’invecchiamento della società, la diffusione delle allergie alimentari, ma anche la malnutrizione che abbassa le difese immunitarie, sono fattori che aumentano l’esposizione ai rischi.
Esistono, comunque, strumenti di gestione del rischio che già garantiscono la produzione di alimenti sicuri. Si tratta di adattarli alle complessità attuali: le aziende si muovono in mercati globali e hanno a che fare con catene di approvvigionamento sempre più frammentate. Swiss Re consiglia, prima di tutto, di affidarsi all’esperienza degli assicuratori che uniscono competenza nella gestione dei rischi a prodotti che coprono il rischio di ritiro dal mercato e quello di responsabilità sul prodotto venduto.
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