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Rc auto, una questione di obbligo etico

E' necessario, nella Rc auto più che negli altri settori, adottare alcuni provvedimenti strutturali per garantire una riduzione dei premi durevole, al fine di avvicinare l'Italia ai prezzi praticati nei principali Stati europei.

La natura congiunturale del momento evidenzia la necessità di prendere alcune decisioni in proposito. Si tratta di temi centrali volti a risolvere il problema del "caro prezzi" riferito alla polizza Rc auto obbligatoria.

Il presidente dell'Ania Aldo Minucci affronta l'argomento con coraggio, dall'alto della competenza e del ruolo che riveste, pur dichiarando che, dopo il triennio 2009-2012 e a partire dalla fine dello stesso 2012, ravvisa già una netta diminuzione dei premi.
Ciò non esclude che gli assicuratori italiani comunque portino avanti proposte strutturali atte a ridurre i costi. Sempre il presidente Minucci, dichiara altresì di "tenere conto sia delle esigenze dei cittadini consumatori, sia delle necessità di assicurare un risarcimento adeguato ai soggetti danneggiati".

I costi, come tutti sappiamo, sono determinati dalla dimensione dei sinistri. In questo senso incidono, oltre alla morfologia del territorio e alle caratteristiche delle strade poco sicure, anche i diversi criteri di valutazione e risarcimento dei danni. Senza dimenticare l'indegna diffusione delle frodi, squalificante per un paese civile, assurta ormai da anni a vero impero del malaffare, con punte di  "creatività" assai geniali. Una vera "S.p.A. che frutta utili stratosferici, malgrado siano all'ordine del giorno, da parte delle Autorità preposte (polizia e magistratura), denunce, arresti, radiazioni dai rispettivi Albi professionali. Si tenta di ricercare la disgregazione di queste associazioni per delinquere di cui, non di rado, fanno parte testimoni falsi (di professione), medici, avvocati, periti, liquidatori, ecc. 
E' chiaro che non bisogna mollare la presa, richiamando un'attenzione al problema che sino a pochi anni fa è stata "distratta" o quasi assente. Occorre intervenire sistematicamente calcando la mano anche sulle pene.   
Ingannare le compagnie di assicurazione equivale a frodare la collettività, poiché i risultati negativi delle stesse  verranno poi  spalmati sul prezzo da pagare di tutti quei cittadini onesti che rappresentano il 95% della nazione.

In Italia sono circa 41,5 milioni i veicoli assicurati. La spesa sostenuta dagli italiani, complessivamente, è stata pari a 18,5 miliardi di euro, con un prezzo medio di 450 euro per vettura. A questi costi vanno aggiunti gli oneri fiscali (5 miliardi) senza dimenticare che negli ultimi due anni la tassazione è aumentata, arrivando a una aliquota complessiva del 26%. Saliamo così a 560 euro a polizza. In ragione dei migliori andamenti tecnici dello scorso anno, il premio medio (che è un po' come il famoso "pollo di Trilussa...), è sceso a 535 euro, ultimo dato disponibile (fonte Ania).

Va inoltre tenuto in debita considerazione che la diminuzione dei sinistri, e quindi il miglioramento del risultato industriale delle imprese, è anche dovuta alla crisi economica e ai prezzi del carburante in continua ascesa, che hanno dato una forte contrazione alla circolazione stradale e quindi a un numero inferiore di sinistri.
Infine, devo annotare che sono trascorsi oltre sette anni dall'approvazione del Codice delle Assicurazioni e il comparto assicurativo è ancora in attesa che venga emanata dal legislatore la prevista tabella per il risarcimento sui danni gravi alla persona (tra i 10 e i  100 punti di invalidità totale).

Si era posto il duplice obiettivo di uniformità di valutazione sui risarcimenti e di contemperare l'equità. Il testo provvisorio del decreto attuativo, nel corso delle lungaggini burocratiche, ha coinvolto nell'approvazione diversi Ministeri, e nell'ultima versione si è tenuto conto anche del Consiglio di Stato. Parrebbe che i valori economici della nuova tabella sarebbero di molto inferiori a quelli riconosciuti dal Tribunale di Milano. Affermazione peraltro contestata dalla Confindustria assicurativa la quale sostiene che "comparando correttamente" i valori riferiti al "solo" danno biologico permanente, oggetto della tabella in discussione, il Tribunale di Milano applica, in media, valori superiori di circa il 10%. Sempre secondo il presidente dell'Ania, restano comunque, i più elevati d'Europa.

Nella realtà dei fatti alle vittime della strada viene garantito un risarcimento certamente non inferiore al doppio di quanto erogato dall'Inail in caso di infortunio sul lavoro. Tenuto anche conto che questo istituto non risarcisce il danno morale.

Solo in Italia, a mio parere, si possono fare ma anche accettare due pesi e due misure così stridenti!

E' sufficiente per il legislatore la diversità del soggetto "pagatore", per giustificare una diversa valutazione della vita umana.
Possibile sia bastevole per la legge, la "diversità" tra coloro che liquidano il danno e ne accettino le differenze?  
La vita umana non dovrebbe avere un "prezzo"... però… se a pagare sono le compagnie, inspiegabilmente considerate dalla collettività come un "ente astratto", una sorta di paperone a tutto tondo. Che deve assolvere (per buon cuore?) ciò che lo Stato (Inail) va discettando all'interno delle più sottili pieghe delle "sue" regole e negando – quasi sempre – l'evidenza.
Quando un padre di famiglia perde la vita, il costo per la collettività deve essere identico, sia che si schianti in auto, sia che cada da una balaustra!

Mi chiedo: sarà costituzionale tutto ciò, quando di tratta della salute dell'uomo?
Sempre dalla voce dell'Ania, apprendiamo che si potrebbero percorrere altre strade per ridurre i premi, come – ad esempio – la facoltà delle imprese di offrire direttamente la riparazione del mezzo; in alternativa, offrire il risarcimento pecuniario, limitando il costo di ciò che la compagnia avrebbe sostenuto nel primo caso. 
Inoltre, diminuire i termini per presentare la richiesta di risarcimento (oggi 24 mesi), tempo che potrebbe essere sfruttato dai terzi anche per fini delittuosi, come alterare le prove impedendo le giuste "verifiche". Dall'Ania viene proposto un termine molto più breve, di novanta giorni che, a mio modo di vedere, appaiono consoni ad assolvere gli obblighi del contratto di assicurazione e andrebbero a limitare gli abusi, contribuendo infine a sveltire i tempi della liquidazione.

Infine si esprime la volontà di ricercare ciò che ai miei occhi appare come un sogno: l'adozione di un metodo "obiettivo" di misurazione dell'andamento dei prezzi!

In questa continua mescolanza tra prezzi, garanzie e discrasie informative (a volte gravi), l'introduzione obbligatoria del "contratto base", con contenuti omogenei per tutte le imprese, rende ora disponibile un metodo di reale comparazione.  
Un atto di civiltà nell'interesse primario dell'assicurato, che così non corre il rischio di vedersi rovinata l'esistenza per la "voluta " carenza di informativa nella polizza più popolare, la Rc auto, per la mancanza di clausole essenziali, (obiettivo: abbassare il prezzo!!!), ben consci che il malcapitato non sarebbe stato in grado di valutarne la portata.
Lo "sconto selvaggio" ha lungamente infierito per la conquista di un nuovo assicurato e per l'esosità di alcune compagnie che, certo, non avevano nessuna intenzione di donare al mercato il concetto di sana concorrenza, che dovrebbe poggiare sì sul prezzo, ma anche e soprattutto sulle garanzie, sul servizio e su una giusta liquidazione.
Questo mercato nel corso dell'ultimo ventennio si è dimenticato di assolvere all'obbligo etico sul quale dovrebbe poggiare il mercato assicurativo, come il fornire agli assicurati la garanzia giusta, il c.d. "abito su misura" o, come dicono gli inglesi, un "ombrello": da aprire nell'eventualità che piova!!

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