I 12 presidenti riaprono il dibattito
Leggo attentamente la nuova missiva, dalla quale trapelano argomenti delicati. Viene messo in luce che ”finalmente il dibattito non ha più come priorità il plurimandato…”.
In effetti, di questo problema se ne è parlato perfino troppo, per oltre 13 anni. Argomento “osannato” in numerosi Congressi Nazionali, e Tristano Ghironi, allora presidente Nazionale, ex guru della categoria, ne ha fatto una “sua” personale bandiera, supportato solidamente dai due vice presidenti. La convinzione del “liberi tutti” era grande, tanto da portare il Sindacato a fare ricorso al Consiglio di Stato, con un blitz senza precedenti.
Lo scopo allora era far abrogare “l’esclusiva”. Uno sgarbo gravissimo all’Ania. Questo ricorso, effettuato senza alcun preavviso, venne inoltrato in piena trattativa per il rinnovo dell’ “Accordo ‘94” , trattativa che la controparte interruppe, a mio parere giustamente. I malumori rientrarono solo quando il ricorso Sna venne respinto dall’Organo preposto. Il nuovo “ANA” venne poi siglato nel dicembre 2003. Leggo altri passaggi, secondo me poco condivisibili. Io credo invece che la prospettiva sia sbagliata e, soprattutto, che la verità sullo status quo dell’intermediazione agenziale sia allarmante.
Credo che l’ottica seguita dai 12 presidenti sia diversa dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori; essi valutano, forse, la fattispecie troppo complicata per provare concretamente a risolverla, pur convinti, credo, che sia troppo seria la situazione per poterla ignorare. Emergono alcune responsabilità del presidente Claudio Demozzi, che fa troppo poco per spiegare ai Colleghi, anche ai n o n iscritti, a che gioco stanno giocando i detrattori, e che cosa è concretamente in gioco, oggi. I commenti alle continue missive dei 12 presidenti, per la verità, non sono idilliaci. Il loro modo di porsi, a ragione o a torto, viene percepito come arrogante . Mostrano i muscoli troppo spesso sulla loro presunta “forza numerica”.
Da un’attenta analisi , però, così non risulta. Alcuni Gruppi, tra i 12 firmatari, pur sotto l’egida di un “marchio” prestigioso , sono la parte minoritaria dello stesso. Divisi, separati in casa, anche al loro interno vige guerriglia. Si può ovviare a questa situazione? Credo di si. I 12 Presidenti devono far comprendere, se davvero vogliono essere credibili, utili e non solo critici, che l’epoca della “prosperità infinita”, non c’è più.
Devono, assieme ai vertici Sna, ma senza dimenticare l’Ania, pensare seriamente alla crescita economica, strettamente legata alla crescita dei fatturati agenziali. E’ un problema fondamentale, da cui dipende il futuro di migliaia di famiglie. Sarebbe inoltre lecito attendersi chiarimenti, su “quali” saranno le proposte che verranno messe in discussione, sull’ipotetico tavolo “unitario”, indicando le priorità e con che mezzi raggiungerle.
In altre parole, che cosa cambierebbe per gli agenti? Esiste già un progetto realmente fattibile, che rimuova dalle fondamenta questo “vecchio “ Sna? Sperare nell’apertura dell’Ania sul fronte di un nuovo Accordo, mi pare un sogno fondato sulla sabbia. L’ultima intervista web, rilasciata proprio a questo mezzo di comunicazione, da Vittorio Verdone, era esaustiva e senza speranze imminenti. Né possiamo immaginare che l’eventuale “unificazione” tra Sna e Unapass, della quale si discute da oltre un decennio, possa essere la panacea di tutti i problemi.
A mio parere sarà ulteriore materia di scontri, diatribe e spaccature. Spero di sbagliarmi. Perché affermo questo? Temo, all’atto della fusione, il becero mercato delle “poltrone” ma anche degli “strapuntini” che, ahimè, si rivelerà feroce! Questa volta non ci saranno più occasioni per resettare struttura, Statuto e vertici vari. Forse, dico forse, troppi aspiranti primi attori …. Non sarebbe un’idea stolta mettere in pista le “primarie”! Finalmente si spalmerebbero le scelte dei vertici, da Trapani a Bolzano. La crisi che SNA sta vivendo e che poggia sulle sabbie mobili, ci ha chiarito anche questa realtà. Se vogliamo consolidare l’unità, questa deve essere sognata e ispirata, prima di tutto, dalla convinzione che tutti gli uomini che si sentono di “vertice”, dicano addio a questa insana e sciagurata politica.
Potrebbe essere un processo doloroso, lo comprendo: tentare di disperdere la propria visibilità conquistata dopo tanti anni di attività, non sarà piacevole. Per nessuno. Rammento che la “campagna elettorale”, chiusa poco più di cinque mesi fa, poggiava pochino sulla progettualità e parecchio sul discredito dell’avversario, tema altamente usurato. Credo che la vittoria del candidato Demozzi sia da attribuire “anche” alla allegra indifferenza con la quale ha “schivato” l’argomento. Bisogna andare ben oltre: ci vuole una “vera categoria”, ecco la verità.
Questo processo di unificazione, utile, ci mostrerà come sia difficile unire gli agenti italiani in un legame politico, proiettato a medio e lungo termine; tutte persone che in parte n o n si sentono appartenenti alla stessa comunità. Per un’infinità di ragioni: culture totalmente differenti tra loro, condizionate ognuna in modo diverso anche dalle “condizioni” professionali: zona, esperienza gestionale e tecnica, entità del portafoglio, mandato agenziale e compagnia rappresentata. Non è un caso che da questo bailamme generalizzato, non esista nemmeno un embrione o accenno di “opinione” pubblica, di base. I commenti vengono espressi sempre e solo dai soliti noti.
Ma una comunità “senza” opinioni, silente e, forse, succube, non può essere una buona comunità. A tutto ciò, aggiungerei l’errore di tanti convinti presidenti: ai dubbi e alle difficoltà di questa categoria essi non reagiscono con riflessioni propositive, innovative, bensì chiedendo di andare sempre più avanti sullo stesso tracciato politico. Una simile reazione è sempre sbagliata, ma diventa nociva e dannosa in un’epoca in cui Italia, Europa e intero pianeta sono sull’orlo della catastrofe.
Ai principali leader si deve chiedere la chiarezza alle loro scelte e convinzioni esplicite, senza dare la percezione che stiano barcollando nella nebbia, in base alle situazioni nelle quali si imbattono. L’appello della scrivente ai “12 Presidenti” e non solo a loro, è quello di compiere una vera integrazione politica, scevra dalle possibili assunzioni di responsabilità verticistiche, al fine di non narcotizzare, con sterili polemiche, i veri valori di questa categoria.
I presidenti tutti, non solo i 12 “dissidenti”, unitamente ai vertici Sna, convinti del proprio insostituibile ruolo, devono usare la loro forza, se c’è, per aiutare gli altri, diventando i garanti dei loro iscritti “più deboli”. Potrebbero essere “egemoni”… ma in un modo amichevole.
Il potenziale per farlo lo hanno. Ma hanno anche la volontà?
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