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L’opposizione che non giova alla categoria

Gruppi Aziendali: una crisi, all’interno del Sindacato Nazionale Agenti, di gravità eccezionale: 12 Presidenti di Gruppo hanno sottoscritto un nuovo documento, nel quale dichiarano di voler “sospendere”, con effetto immediato, la loro partecipazione ai lavori dei Comitati dei Gruppi Aziendali di Sna e Unapass. Una sorta di Aventino, un po’ più grave e meno serio!!! Questo nuovo passo, viene giustificato con l’obiettivo di voler fondare un nuovo “modello” associativo, meno “vintage” di quello attuale… Difficile esprimere opinioni: sono e resto convinta che questo nuovo exploit  messo in atto da alcuni Presidenti, veri stacanovisti dell’opposizione articolata a tavolino, non  giovi agli agenti di assicurazione ma, anzi, li danneggi gravemente. Questo è un momento molto delicato, grazie anche ad  un mercato assicurativo in pieno fermento: si pensi solo al recentissimo  “ribaltone”  della governance di Generali, le cui conseguenze, a mio parere, non si faranno attendere.  

A ciò si aggiunga  la possibile imminente fusione di FonSai con Unipol, unione, peraltro, di due “debolezze” economiche, che potrebbero andare ad incidere, tristemente,  sull’esistenza di numerosissimi punti di vendita e sul posto di lavoro di centinaia di dipendenti, non esclusi quelli delle compagnie coinvolte.  

La presunzione di “fronteggiare” problemi eccezionali, necessiterebbe di leader eccezionali. Viceversa, nella sconfortante piega che sta assumendo la situazione, non vi trovo nulla di eccelso.  

E’ come se le èlite politiche di questa triste storia, non avessero percezione di cosa rischino i loro colleghi con un Sindacato diviso, aggravato dalla percezione che, non di rado,  le scelte del vertice vengano cassate anche per partito preso. Non ci sono nuove idee.  

Dietro le dichiarazioni conosciute,  il nulla: né progettualità, né a mio parere,   buona fede. Presumo che gli agenti italiani, stanchi di tutto ciò che li circonda, gradirebbero meno parole e più fatti.   

Volere il “cambiamento” non è più sufficiente.  Essi esigono progetti chiari e obiettivi raggiungibili.  L’esperienza del recente passato è ancora calda…. Il contenuto del succitato documento appare ingeneroso e fuorviante; qua e là fanno capolino velate minacce, capaci di creare un clima psicologico negativo ma, soprattutto, va anche a svilire l’immagine di coloro che lo hanno redatto. Senza dimenticare che questi presidenti  hanno un ruolo di responsabilità, non solo formale,  all’interno di Sna e dei loro rispettivi Gruppi Aziendali. 

Rivestono incarichi delicati e  sono i “custodi” dell’economia e del futuro di centinaia di agenzie.  Certo questa nuova sortita andrà a pesare come un macigno in capo al nuovo Esecutivo Nazionale.  

Tocca, questa volta, a Claudio  Demozzi riflettere profondamente sulla necessità di accelerare gli sforzi, per andare incontro alle esigenze di tutti. Sarebbe un segno di buona volontà ma anche di trasparenza politica se, da parte dei firmatari del documento, si iniziasse a spiegare  alla categoria agenziale, dopo questa possibile  “nuova terapia”,   come dovrebbe essere, diciamo  tra cinque anni,  questo settore. Quali sviluppi concreti, come applicarli, come  voler incidere sul futuro di migliaia  di imprese/agenzie , e  – infine -  come coniugare le direttive europee con la realtà italiana. 

Quante   saranno le tappe per arrivarci!    Prima si chiarirà questo cammino, più veloce sarà la risalita, sempre che ci sia la concreta volontà di essere utili alla categoria, chiudendo definitivamente questo capitolo. Con l’incomprensione e la sfiducia, la ricostruzione diventa ardua. Senza  una  vera strategia concordata, alcuni presidenti, meno accorti di altri, pare si nutrano di pura tattica, battendo ritmicamente il tempo sulla loro “sola” visibilità personale. E’comunque abbastanza difficile credere che, persone “navigate” come i sottoscrittori del documento  (mi riferisco esclusivamente agli aderenti Sna), possano ipotizzare, seriamente, di  toccare con mano risultati, da un  Esecutivo Nazionale che è stato eletto da poco meno di cinque mesi.  Non che questi ultimi non siano esenti da colpe. Possono aver sbagliato alcune  cose, ma c’è anche tutto il tempo per correggere il tiro.   

Un   “modus operandi”   diverso,  se lo si vuole attuare seriamente,  può avere successo   s o l o se  sarà    s o s t e n u t o    da tutte le parti in causa.    

Temo sia troppo semplicistico pretendere dagli altri, in così breve lasso di  tempo, quello che non è riuscito neanche a coloro che hanno avuto la possibilità, indisturbati, di  governare  il Sindacato per un decennio abbondante. Inoltre,  non è lecito dimenticare che lo “Statuto” Sna  è vigente, e deve essere rispettato.  

Sono state fatte scelte al di fuori del Regolamento. Lo Statuto non prevede “autosospensioni”. Si evidenzia un’inosservanza da precise regole,  che tutto il Sindacato si è dato, democraticamente. Oltre a scelte strategiche errate, che rischiano, oggi come ieri, di mettere a repentaglio la struttura portante dell’intero sindacato. Cui prodest? A chi giovano queste usuranti divisioni? A mio parere, solo all’Ania. O forse, proprio a nessuno! E’ certamente  vero che i processi decisionali, all’interno di questo Sindacato, sono condizionati da un metodo in gran parte superato e, su questo, pare che  tutti convergano: maggioranza ed opposizione.  Il  sistema è lento e a volte farraginoso. Servono processi di cambiamento rapidi e regole condivise. E sono compiti che rimandano a una più saggia riflessione, tutti:  vertici e base. L’insidia è grave e potrebbe indurre a ipotizzare, chi legge il “documento” dei dodici, che questo sia l’ultimo passo e che da “questo”, la categoria tragga spunto per una vera “unità”. Non è così.  Il Sindacato andrebbe difeso, comunque, dall’opportunismo degli scettici e dal cinismo dei c.d. “grandi”. 
Ma è proprio questo che manca. Il desiderio, oserei dire l’amore, la volontà  irremovibile di una categoria,  di preservare accuratamente e tenacemente, ciò che è stato costruito nel corso di quasi un intero secolo. Gli agenti italiani, in tutto questo bailamme, vivono un dramma nel dramma. Ma proprio qui, nel vuoto e nel silenzio di una politica frammentata e delegittimata, questi interventi esterni mostrano i limiti.  

Forte delle debolezze di minoranze tripartite, sempre più confuse e disarticolate,  Claudio Demozzi  fa quello che può, anche se potrebbe fare di più. Molto di più. Il Presidente Nazionale, che di questo Esecutivo è l’azionista di riferimento, dice un po’ meno di quel che dovrebbe ma, e potrebbe ascoltare di più! Resto convinta che da questo vertice, sia lecito aspettarsi una maggiore visione sul futuro, analisi articolate, scelte intellettualmente oneste e severe, anche al prezzo doloroso, di una minore  ”condivisione”  tra gli iscritti. Nessuna rampogna: solo chiarezza. 

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